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Aperta a Vercelli la mostra “1943 – 1945 Dai Gruppi di Combattimento al Nuovo Esercito Italiano” realizzata dalla sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Artiglieri, con il contributo del Ministero della Difesa (curatore della mostra Pier Carlo Sommo e consulente storico Alberto Turinetti di Priero). Evento di particolare significato perché da anni la città ospita nella caserma Aldo Maria Scalise, importanti reparti d’artiglieria, e dal 2016 è sede del famoso Reggimento artiglieria terrestre «a Cavallo» noto come la Voloire, nata a Venaria Reale nel 1831. La mostra presentata in anteprima al Museo dell’Artiglieria di Torino un anno fa, narra del ruolo del Regio Esercito Italiano nel periodo dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945. L’obiettivo è quello di esaminarlo con una serena neutralità critica per avere una valutazione storica corretta. Non sono molti gli studi sistematici e comparativi, visti in un quadro complessivo, sulla condotta delle forze armate italiane, che rendano note non solo le cause della loro crisi, ma anche le azioni e il valore individuale che permisero atti di reazione contro i nazisti.
Molti episodi di resistenza di reparti militari sono poco conosciuti. Oltre gli emblematici casi della difesa di Roma e di Cefalonia, ve ne furono molti altri, in Italia e all’estero trascurati, come ad esempio la vittoria contro i tedeschi in Corsica o la riuscita difesa del porto di Bari.Come anche sono stati parzialmente sottovalutati o ignorati i ruoli del Regio Esercito, successivi all’8 settembre, nella guerra di liberazione dell’Italia, che sono l’oggetto principale della mostra. L’armistizio dell’ 8 settembre fu una tragedia nazionale ma anche, e principalmente, un punto di svolta in una situazione bellico – politica disastrosa che proseguendo invariata avrebbe portato l’Italia ad un disastro materiale e istituzionale totale come quello subito poi nel 1945 da Germania e Giappone. Grazie alla “cobelligeranza” il 1° gennaio 1946 dopo solo 8 mesi dalla fine della guerra, con l’eccezione della Venezia Giulia, l’amministrazione del Paese passò dalle autorità militari alleate al governo italiano, con un’Italia democratica di nuovo unita e pienamente sovrana. La Germania tornò sovrana solo nel maggio 1955, il Giappone nel 1952.
Le immagini della mostra illustrano l’impegno generosissimo di quei soldati. Gli uomini del primo Raggruppamento Motorizzato che divenne poi CIL combatterono vittoriosamente a Montelungo, Monte Marrone e Filottrano con armi, divise e attrezzature scarse ed obsolete, ma con una forza e convincimento che fece cambiare opinione sui soldati italiani ai sospettosi alleati, tanto che permisero la formazione di sei divisioni binarie attrezzate con armi e divise inglesi. Ma il diffidente comando alleato non volle che conservassero la denominazione di “divisione”, per questo si chiamarono “gruppi di combattimento”. Inoltre non volle che fossero inquadrati in un corpo d’armata a comando italiano. I gruppi raggiunsero la forza di circa 60.000 uomini.
Il contributo del Regio Esercito alla Campagna d’Italia non si limitò a quei gruppi di combattimento, si crearono otto Divisioni Ausiliarie e tre Divisioni di Sicurezza Interna. Le Divisione Ausiliarie, furono impiegate in modo intenso e vario: polizia militare, scorta a convogli ferroviari ed automobilistici, rifornimenti alle prime linee e nelle retrovie (salmerie ed autotrasporti), costruzione, riattamento e manutenzione di ponti stradali e ferroviari, oleodotti, linee telefoniche, bonifica di campi minati, costruzione di piste in aeroporti, sgombero feriti.
L’opera delle “Divisioni Ausiliarie”, poco nota, in realtà fu determinante e preziosa. Ad esempio i genieri disattivarono oltre 500.000 mine, man mano che il fronte si spostava verso nord. Operarono anche in zona di combattimento e pagarono un tributo di 744 caduti, 2.252 feriti, 109 dispersi.Gli alleati erano ricchi di materiali e mezzi, ma non avevano uomini. Dall’inizio del 1944 il ruolo reparti italiani divenne indispensabile per la Campagna d’Italia, quando ben sette divisioni (tre statunitensi e quattro francesi) furono tolte dalla penisola per partecipare il 15 agosto 1944 allo sbarco nella Francia meridionale.
Le tre Divisioni di Sicurezza Interna (45.000 uomini) collaboravano con i Carabinieri e avevano compiti di sicurezza e ordine pubblico nelle zone liberate, spesso infestate da banditi. Nel 1945 le Divisioni Ausiliarie in totale arrivarono a 196.000 uomini, pari a circa il 25% degli effettivi del Gruppo di Armate alleate operanti sul fronte italiano. L’Esercito Cobelligerante Italiano era pari ad un ottavo della forza combattente e oltre un quarto dell’intera forza del XV gruppo d’armate alleato.
Di grande rilievo fu poi la partecipazione di militari nelle missioni speciali nel Nord Italia allo scopo di costituire nuovi nuclei di resistenza con particolari compiti di informazione e organizzazione dei rifornimenti. Circa 80.000 i militari che operarono nelle unità partigiane, con indimenticabili eroi come il generale Giuseppe Perotti e il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Anche i prigionieri negli Stati Uniti (37.000) e in Gran Bretagna (125.000) aderirono alla cobelligeranza operando in unità di lavoro che dettero un contributo alla produzione.
In totale oltre 500.000 militari di tutte le armi e gradi parteciparono alla Liberazione d’Italia, il loro apporto fu primario, dimostrando in più modi il valore del soldato italiano. La mostra al termine illustra l’eredità dei Gruppi di Combattimento che furono la base dell’esercito di oggi. Nonostante i cambiamenti organizzativi, l’Esercito Italiano ha voluto conservare i nomi e le tradizioni mantenendo ancora oggi la memoria delle unità che presero parte alla Guerra di Liberazione.
La mostra con la sua narrazione, in sintesi per testi e immagini, ben illustra la partecipazione del Regio Esercito alla liberazione dell’Italia a fianco delle Armate anglo-americane. Un capitolo di storia che onora le nostre Forze Armate, che ebbero un ruolo ben più importante di quanto si conosca. I nostri soldati contribuirono direttamente alla liberazione d’Italia a fianco degli Alleati da protagonisti e non da gregari.
All’inaugurazione, nel Salone Dugentesco, erano presenti circa 200 persone, tra cui il Sindaco di Vercelli Andrea Corsaro, il prefetto Lucio Parente, l’Assessore alla Cultura Gianna Baucero, il vice Presidente del consiglio comunale Gianni Marino, il consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, il Presidente di Anarti Torino Luigi Cinaglia, i comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i labari e rappresentanti delle associazioni d’Arma.
L’evento, nell’ ambito delle celebrazioni del 25 aprile, è stato organizzato dal Comune e dalle Associazioni d’Arma di Vercelli con il coordinamento del gen. Vincenzo Russo.
Mostra fotografica 1943 – 1945 DAI GRUPPI DI COMBATTIMENTO AL NUOVO ESERCITO ITALIANO
Presso il Salone Dugentesco – Via Galileo Ferraris, 91-95 – Vercelli
Aperta al pubblico da domenica 23 al 26 aprile – Ingresso libero – orario 16,30 – 18,30.
http://www.viavaiblog.it/la-rinascita-dell-esercito-italiano-in-mostra-a-torino/