Pier Carlo Sommo
4 novembre 1918: fine della Prima Guerra Mondiale. La data dal 1922 celebra il compimento dell’Unità Nazionale e la giornata delle Forze Armate. A Torino quell’evento è onorato dal Faro della Vittoria, monumento colossale che rappresenta la Vittoria Alata, svettante sulla sommità del Bric della Maddalena nel cuore del Parco della Rimembranza. Il fascio di luce, che brilla ogni sera ed è visibile a chilometri di distanza, è irraggiato dalla fiaccola sorretta dalle mani della gigantesca opera in bronzo. A volere la statua, realizzata nel 1928 dallo scultore torinese Edoardo Rubino (1871-1953, fu il senatore Giovanni Agnelli, che poi la donò alla città per commemorare il decimo anniversario della Vittoria.
Per collocare l’opera, agevolarne il trasporto e il montaggio venne spianata la cima del Bric della Maddalena. Il colle è un’area a circa 10 km dal centro cittadino di Torino. La sua sommità, che raggiunge l’altezza di 715 metri, è il punto più elevato delle colline torinesi, dalla vetta il panorama spazia sulle Colline del Po, le Alpi occidentali e la città di Torino. L’area era pressoché selvaggia fino al 1925, quando il Re Vittorio Emanuele III inaugurò il Parco della Rimembranza dedicato ai caduti torinesi nella prima Guerra mondiale. Tre anni dopo, fu eretto al suo interno il Faro della Vittoria.
Il Parco oggi ha un’estensione superiore a 90 ettari e ospita oltre 21.000 alberi; il cuore è il piazzale panoramico posto sulla vetta, con al centro il Faro, le strade e sentieri pedonali che lo percorrono hanno circa 45 km di sviluppo. Il nucleo originario del parco, quello attorno al monumento, è ornato dalle più svariate specie botaniche e conserva la memoria dei 4.787 caduti torinesi: accanto ad ogni albero è affissa una targa con il nome di un caduto della Grande Guerra.
La statua della Vittoria Alata pesa complessivamente 25 tonnellate, è alta 18,50 metri e poggia su un basamento in pietra di 8 metri di altezza realizzato in granito di Baveno. Quando fu inaugurata era la terza più alta al mondo, dopo il San Carlo Borromeo di Arona e la Statua della Libertà di New York .
La luce del faro nella notte è visibile da tutta la città e dai dintorni. Vicino alla statua è presente una tavola di orientamento con l’indicazione della rosa dei venti e della direzione delle principali vette alpine visibili nelle giornate di cielo terso. Il monumento è stato completamente restaurato nel 2013.
Sul basamento in granito, nel lato rivolto verso Torino, è incisa l’epigrafe del poeta Gabriele D’Annunzio che recita: «Alla pura memoria all’alto esempio dei mille e mille fratelli combattenti che la vita donarono per accrescere la luce della Patria a propiziar col sacrifizio l’avvenire il durevole bronzo la rinnovante selva dedicano gli operai di ogni opera dal loro capo Giovanni Agnelli adunati sotto il segno di quella parola breve che nella genesi fece la luce
fiat lux: et facta est lux nova. MAGGIO MCMXV – MAGGIO MCMXXVIII»
Per la mia famiglia il Faro ha anche un significato particolare perché mio zio, Giuseppe Sommo valente artista che aveva combattuto con il Genio militare sul Monte Grappa, nello studio di Edoardo Rubino partecipò ai lavori di modellatura di alcune parti della statua.
Purtroppo bisogna anche rilevare che questo luogo affascinante è poco valorizzato sul piano turistico, nonostante che, insieme a Superga, il Monte dei Cappuccini e il Parco Europa di Cavoretto, offra un eccezionale panorama su Torino e le sue montagne.