Viola Cora: articolo tratto dal libro”GATTI DI STATO”
Luigi XV di Borbone fu l’unico re di Francia appassionato di gatti. Ed anche il solo sovrano francese nato nella reggia di Versailles (il 15 febbraio 1710) e nella stessa reggia morto a 64 anni (il 10 maggio 1774) ucciso dal vaiolo. Luigi XV si circondò per l’intera vita di gatti. Nei piccoli felini trovava serenità e gioia sia da bambino che da adulto. Uno dei mici più amati, un magnifico esemplare d’angora dalla bianca pelliccia, di nome “Brillant”, venne ritratto in un dipinto di Jean Jacques Bachelier nel 1761. L’opera è arrivata fino ai nostri giorni.
Luigi XV permetteva ai suoi gatti ogni libertà, privilegio che nessun principe aveva. Del resto il monarca considerò i piccoli felini componenti intimi della sua famiglia anche dopo aver avuto dieci figli dalla moglie, la regina Marie Leszczynska, e otto dalle varie amanti. Una passione che il re iniziò a manifestare fin da piccino come si legge nelle pagine a lui dedicate nel libro di Carola Vai, “GATTI DI STATO, tra uso pubblico e passioni private” (Rubbettino editore).
Il bianco “Brillant” arrivò a Versailles in una fredda giornata di febbraio 1754 per i quarantaquattro anni del re, dono dell’ambasciatore turco. Il micio, docile e tranquillo, conquistò subito l’affetto del sovrano tormentato da una perenne depressione, e in pochi mesi ebbe benefici unici. “Brillant” di solito si sdraiava sul camino del Cabinet du Conseil, il salone della reggia dedicato alle riunioni del Consiglio del Re. A tutti era vietato disturbarlo. Di lui e di tutte le sue necessità se ne occupava un nobile di massima fiducia: Louis Quentin, marchese di Champcenetz. Il ruolo, molto conteso, era ritenuto un onore poiché consentiva di avvicinare quotidianamente il re. Fu proprio il marchese protagonista di un aneddoto riportato in uno dei suoi libri dal conte Jean-Nicolas Dufort de Cheverny, testimone del fatto, a confermare l’affetto del sovrano per il suo micio. Il racconto riporta che “Brillant era solito dormire nel cabinet du Conseil su un cuscino di damasco cremisi al centro della mensola sopra il camino. Il re tornava sempre ai petits appartements a mezzanotte e mezza. Non era ancora mezzanotte, e Champcenetz ci disse:’sapete che risco a far ballare un gatto per qualche minuto?’ Noi ci mettemmo a ridere e a scommetterci su. Champcenetz tirò fuori dalla tasca una fiaschetta, accarezzò il gatto e gli versò sulle zampe un po’ di Eau De Mille Fleurs”. Secondo il racconto il gatto tornò a dormire. Il gruppo di amici pensò di aver vinto la scommessa. Ma il gatto improvvisamente, avvertendo il bruciore del liquido, saltò per terra con un urlo acuto. Corse qua e là, rimbalzando, zoppicando, come in un balletto. E miagolando fragorosamente. Mentre tutti erano travolti dalle risate per lo spettacolo, arrivò il Re, inaspettato. Ognuno tornò al proprio posto cercando di assumere un’espressione seria. Il Re chiese il motivo del divertimento. “Nulla Sire, stavamo solo raccontando una storia” disse Champcenetz. Il quel momento il gatto riprese il suo strano balletto, correndo via come un pazzo. Il Re lo osservò attentamente. “Signori – chiese- che sta succedendo? Champcenetz, che avete fatto al mio gatto? Voglio saperlo”. La domanda era serissima, e Champcenetz esitò solo un istante prima di riassumere brevemente ciò che era successo, mentre il gatto continuava la sua danza. Riportò la storia sorridendo e guardando negli occhi il Re per capire come avrebbe reagito. Ma il Re assunse un’espressione severa, e disse. “Signori, la cosa finisce qui. Ma se volete divertirvi ancora in futuro, confido che non lo farete a spese del mio gatto”. E lo disse il modo talmente risoluto – sottolinea il racconto- che nessun altro provò più a far ballare il gatto. Successe solo quella volta.
Luigi XV, figlio del Duca di Borgogna e della principessa piemontese Maria Adelaide di Savoia, sorella del re Carlo Emanuele III di Savoia detto “Carlin”, salì al trono in modo inaspettato dopo la scomparsa del suo bisnonno, Luigi XIV. Il sovrano, detto “Re Sole”, morto nel 1715, all’età di 77 anni, aveva perso tutti i figli e i nipoti. Così la corona passò al suo unico discendente: Luigi XV, che però aveva cinque anni soltanto. In attesa che il piccolo sovrano crescesse, la reggenza venne affidata a Filippo II D’Orleans. Il questo periodo di preparazione al governo dello Stato il giovanissimo Luigi trovò consolazione nei gatti. Quando, a 13 anni, dichiarato maggiorenne assunse il titolo di sovrano di Francia, mai si separò dai suoi piccoli felini, quasi sempre a pelo lungo, di razza “Angora Turco”, diventati presto gatti di Stato, e presenti in molte abitazioni dei nobili, al punto da essere considerati “gatti francesi”.
In realtà il primo esemplare di “Angora Turco” arrivò in Francia nel 1620 portato dall’astronomo e scienziato Nicolas- Claude Fabri De Peiresc, che lo aveva acquistato a Roma, durante uno dei suoi molti viaggi, dall’esploratore italiano Pietro della Valle, appartenente ad un’importante famiglia della nobiltà romana. I magnifici felini si diffusero in tutta Francia diventando talmente famosi da essere definiti in Inghilterra, fino al secolo scorso, “gatti francesi”. Quelli più ricercati alla corte di Versailles erano gli esemplati bianchi. Sia Luigi XV che sua moglie, la regina Marie Leszczynska, ne possedevano uno ciascuno. Invece Maria Antonietta arrivò ad averne sei. La regina, prima di essere arrestata e poi ghigliottinata, riuscì a salvare i magnifici felini con disposizioni precise affinché venissero portati in America. La leggenda narra che una volta in America i gatti, lasciati liberi, attraverso vari incroci diedero origine alla razza del Main Coon.
Intanto Luigi XV, ricordato dal pubblico mondiale soprattutto per la sua più famosa amante, Jeanne Antoinette de Poisson, conosciuta come Madame de Pompadour, fu ritenuto dagli storici migliore del suo iperattivo predecessore, il bisnonno “Re Sole”. All’amante, affascinante e tanto intelligente da diventare la consigliera segreta del sovrano fino essere definita “ministro” dagli osservatori dell’epoca, Luigi XV regalò il Palazzo dell’Eliseo che lei trasformò e abbellì. Il Palazzo, dopo molte trasformazioni e vari inquilini, comprese Carolina Bonaparte e l’imperatrice Giuseppina di Beauharnais, ha spesso visto girare tra le sue stanze molti gatti d’Angora. Fino al 1874 quando l’Eliseo divenne luogo simbolo e sede della Repubblica francese abitato da tutti i suoi Presidenti.
IL CARDINALE RICHELIEU, PAPA LEONE XII, CHATEAUBRIAND AMAVANO I GATTI