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Pier Carlo Sommo

Ogni anno nel mese di settembre in vari luoghi d’Italia si celebrano gli eventi che avvennero a partire dall’8 settembre 1943, data dell’Armistizio. Purtroppo i commenti su quei difficili giorni sono stati per anni “inquinati” dalla politica. Si è colto e diffuso quasi sempre solo il lato negativo trascurando gli effetti ed avvenimenti positivi. Anche nel senso di questo recupero di memorie, il 9 settembre 2024 presso la Scuola Sottufficiali della Marina a La Maddalena (Sassari) si è svolta una cerimonia a ricordo degli eventi accaduti in quel tragico settembre nell’isola e nel mare circostante.

Il complesso monumentale dello scoglio dell’Isola di Santo Stefano, La Maddalena (Sassari). Fu inaugurato il 9 settembre 1949.

Erano presenti autorità civili e militari, hanno preso la parola il Sindaco di La Maddalena, Fabio Lai, il comandante di Marina Ovest, Contrammiraglio Enrico Pacioni e  l’Ammiraglio di Squadra (c) Mario Rino Me, Presidente del comitato Carlo Avegno. L’attenzione era sul 75° anniversario dell’inaugurazione del monumento, detto della Procellaria,  che ricorda i caduti della Corazzata Roma e dei Cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi, sistemato su uno scoglio nella baia della Maddalena. L’opera è dello scultore Carlo Fontana. Il monumento è una colonna fenicia originale (donata dal Comune di Roma)  arricchita da due rostri in bronzo e dalla scultura allegorica di una donna alata, la cui fusione fu realizzata dall’Arsenale Marina della Spezia. Nel corso delle cerimonia il Cappellano militare ha benedetto una corona d’alloro che è stata poi trasportata e gettata in mare di fronte al monumento, da una motovedetta della Guardia Costiera. Durante la cerimonia l’Ammiraglio Me ha anche illustrato la proposta che il monumento diventi luogo della Memoria per tutti i caduti della Guerra navale nel Mediterraneo 1940-1943.

Molti episodi di resistenza dei militari italiani sono poco conosciuti, oltre agli emblematici casi della difesa di Roma e di Cefalonia, ve ne furono molti altri, in Italia e all’estero, che sono trascurati.

In  quella zona della Sardegna, sede di una delle principali basi della Regia Marina, nei giorni dell’Armistizio si svolsero importanti eventi spesso inadeguatamente ricordati. Vi fu la perdita della Corazzata Roma, ammiraglia della flotta italiana, affondata nel corso del trasferimento da La Spezia a Malta, in ottemperanza alle clausole armistiziali e dei due Cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi affondati nel corso delle operazioni di contrasto al trasferimento delle forze tedesche dalla Sardegna alla Corsica.

L’intervento dell’ Ammiraglio di Squadra (c) Mario Rino Me, Presidente del comitato Carlo Avegno

Poco conosciuta è poi battaglia de La Maddalena che fu combattuta tra il 9 e il 13 settembre 1943. Subito dopo l’annuncio dell’Armistizio i reparti tedeschi stanziati in Sardegna si ritirarono verso il nord dell’isola per iniziare l’evacuazione verso la Corsica attraverso le acque delle Bocche di Bonifacio. In questo ambito rivestiva importanza l’occupazione dell’isola de La Maddalena, sede dell’importante base navale della Regia Marina e dove vi erano numerose batterie di artiglieria costiera e antiaerea che potevano interferire con l’evacuazione dei tedeschi. Approfittando della confusione dei comandi italiani, presi alla sprovvista dall’annuncio dell’armistizio, un reparto tedesco catturò, con un colpo di mano, le località chiave della base di La Maddalena la mattina del 9 settembre. Il due ammiragli comandanti delle forze navali italiane in Sardegna e delle difese dell’isola, furono presi prigionieri.  Reagirono autonomamente alcuni reparti, organizzati da alcuni ufficiali tra cui si distinse il capitano di vascello Carlo Avegno (Medaglia oro al Valor Militare, caduto negli scontri). I reparti italiani disposero un contrattacco il 13 settembre, rioccupando parte delle posizioni perdute e facendo prigionieri numerosi tedeschi. La battaglia, poco ricordata al di fuori della Sardegna, riveste un particolare significato, perché alla difesa dell’isola parteciparono militari della Regia Marina, del Regio Esercito e dei Regi  Carabinieri supportati anche da operai civili dell’Arsenale. Fu quindi un momento significativo di reazione immediata di tutti all’invasore tedesco. Caddero in combattimento 26 militari, in una  battaglia che è, a tutti gli effetti,  uno dei primi episodi della Resistenza italiana.

La Corazzata Roma a Trieste. Il relitto giace a circa 1000 metri di profondità a circa 16 miglia dalla costa sarda. nell’ affondamento perirono 1352 marinai. (foto MM)

E’ doveroso rilevare che l’8 settembre 1943 fu una tragedia nazionale ma anche, e principalmente, un punto di svolta innanzi ad una situazione bellica disastrosa. Se l’Italia avesse proseguito la guerra a fianco dei tedeschi si sarebbe indirizzata verso un disastro materiale e istituzionale totale, come quello che subì nel 1945 la Germania, che perse quasi il 50% del territorio nazionale e riebbe la sovranità solo nel 1955. Il tanto discusso trasferimento del Re a Brindisi fu necessario per preservare una continuità legale dello Stato, purtroppo invece fu errata e catastrofica la scelta del Maresciallo Badoglio che non seppe gestire l’evento, causando un disastro nell’ambito delle Forze Armate.

Il capitano di vascello Carlo Avegno, MVOM che organizzò l’attacco ai tedeschi nella battaglia a La Maddalena

Un  certo orientamento politico, nel periodo post bellico, trascurò e minimizzò gravemente quanto fecero di positivo le Forze Armate in quei tragici momenti.  Oggi è doveroso esaminare quegli eventi con una neutralità critica, per una corretta valutazione storica della condotta delle Forze Armate italiane, che analizzi non solo le cause del loro quasi generale sfacelo, ma anche le reazioni e il valore individuale che permise atti di resistenza, visti in un quadro complessivo.

La partecipazione delle Forze Armate alla liberazione dell’Italia a fianco delle Armate anglo-americane è un capitolo di storia rilevante, il loro ruolo fu ben più importante di quanto si conosca. I nostri militari contribuirono direttamente alla liberazione d’Italia a fianco degli Alleati da protagonisti e non da gregari.

Il generoso impegno dopo l’8 settembre 1943, in molti episodi, contro i tedeschi dimostra che le Forze Armate  non si dissolsero dopo i drammatici fatti seguiti all’armistizio. Molti reparti furono travolti dall’aggressione germanica, ma rimasero integri i Comandi e le Grandi Unità dell’Italia meridionale e delle isole, insieme alla maggioranza delle navi, costituirono il bacino dove trarre le forze per creare i reparti che parteciparono alla Guerra di Liberazione. Le Forze Armate Italiane anche se menomate, dettero prova di vitalità, fierezza, amor patrio, combattendo a fianco degli Alleati, con spirito di sacrificio e valore per 19 mesi, sul lungo e duro percorso verso la Liberazione.

Un esame obiettivo degli eventi testimonia che le Forze Armate quantitativamente e qualitativamente furono il principale protagonista combattente della lotta di Liberazione. Il contributo dei reparti regolari delle FFAA allo sforzo bellico fu significativo sia in via diretta come forze combattenti, sia in quello del sostegno logistico agli  alleati. I dati statistici ufficiali sul contributo delle Forze Armate alla Guerra di Liberazione indicano una forza di oltre 450.000 uomini alle armi, Carabinieri e Guardie di Finanza esclusi. Si stimano inoltre in circa 80.000 i militari che aderirono ad unità partigiane.

1944 – Marò del Reggimento Marina “San Marco” inquadrati nel Gruppo di Combattimento “Folgore”

A questi si aggiunge il contributo allo sforzo bellico della manodopera dei militari prigionieri degli Alleati catturati nelle operazioni prima dell’armistizio. In migliaia accettarono volontariamente di collaborare con gli alleati prestando il proprio lavoro nei campi e nelle industrie alla macchina bellica alleata, negli Stati Uniti furono più di 37.000 in Gran Bretagna circa 125.000.

Dopo anni di parziale oblio, è tempo di ribadire il ruolo primario che ebbero le Forze Armate nella Guerra di Liberazione, furono il catalizzatore di un momento di aggregazione nazionale contro il nemico comune.

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.