Pier Carlo Sommo
Un tempo le opinioni senza fondamento si esprimevano al bar di quartiere e rimanevano in ambiti locali limitati. Qualche giornalista dei giornali scandalistici le raccoglieva, per testate a bassa tiratura che giravano principalmente presso barbieri e parrucchiere. Purtroppo i social media, come immediatamente aveva intuito Umberto Eco, hanno ampliato la sfera della propagazione di bufale, sciocchezze e fake news, raccolte e purtroppo rilanciate da giornalisti frettolosi e da politici scadenti. Ennesima dimostrazione di tale situazione è stata la confusa partita dell’informazione e del comportamento dei politici nostrani sulle elezioni statunitensi dalle quali è uscito vincitore Donald Trump.
Il rapporto con gli USA degli italiani è principalmente di due tipi: i favorevoli super entusiasti e i super contro ad ogni costo. Rari e poco ascoltati i realisti.
Dei membri della prima famiglia, quella dei filo USA, alcuni assomigliano un po’ a Nando Mericoni, il personaggio impersonato da Alberto Sordi nel film “un Americano a Roma”. Un giovanotto divorato da uno sconfinato mito degli Stati Uniti, pur senza saperne nulla. Era una satira nei confronti di chi aveva mitizzato l’America attraverso un’immagine stereotipata trasmessa da film e fumetti subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un mito nutrito prima dal piano Marshall poi da mode e spettacoli. I filo USA spesso hanno l’amore anche alimentato dai film polizieschi dove si rappresenta l’efficienza mirabolante di una polizia che nella realtà è ben diversa. In Italia da sempre vi è il dibattito sulla questione che abbiamo troppi corpi di polizia: Carabinieri, Polizia di Stato e Finanza. Nessuno ricorda che negli Stati Uniti vi sono centinaia corpi di forza pubblica: locali, di stato, di contea, sceriffi, tutti indipendenti. Affiancati poi da un numero incredibile di Agenzie di sicurezza federali: FBI, DEA, ATF, Marshals, ICS, USSS, NCIS, CID ecc. Strutture spesso in concorrenza tra loro se non in contrasto. Le cronache reali dicono poi parecchio sulla efficienza della polizia USA, tanto decantata nei telefilm…
Tra chi mitizza gli USA (anche da sinistra) vi è un particolare rapporto con New York, alimentato da film e miti vari ma, per chi non lo sapesse, la “Grande mela” non è gli Stati Uniti. E’ un luogo un po’ particolare, di carattere internazionale, una località singolare ma tutt’altro rappresentativa di tutta quella nazione. Nel complesso il mito della super efficienza statunitense è da soppesare con molta attenzione, molte luci ma anche molte ombre.
Veniamo agli anti USA ad oltranza. La loro nascita avviene nel periodo della Guerra Fredda, quando il Partito Comunista era di stretta osservanza sovietico-stalinista e ubbidiva all’ordine di demonizzare l’arcinemico “amerikano” in tutte le sue forme e culture. Essendo una certa sinistra tenace ad oltranza in certe idee (adorare Stalin non era certo una forma di saggezza ed elasticità), e non essendo mai arrivato dall’URSS il contrordine di non odiare gli USA, automaticamente proseguono nel vedere in loro l’arcinemico e la fonte di tutto il male del mondo. Scomparso il Partito, ma non tutti quelli che erano stati comunisti, abbiamo poi avuto le evoluzioni (o involuzioni) degli odiatori seriali in: “no global”, seguaci della cultura “woke”, ambientalisti fanatici ecc. che proseguono sulla strada anti USA ad oltranza.
Da questo manicheo e superficiale tessuto è nata una informazione generale piuttosto distorta, anche perché essendo il nostro paese invaso da “esperti” autonominati di qualcosa, secondo il momento, entrambe gli schieramenti hanno fallito ogni previsione e ora stanno prevedendo un futuro ancora più campato in aria.
I filo USA hanno identificato in Donald Trump l’essenza di quella nazione e panacea di tutti problemi mondiali, mentre in realtà è un volpone che, appoggiato da un eccezionale patrimonio economico, ha saputo captare umori e richieste dei cittadini, rispondendo con un fantasioso pragmatismo che attecchisce sempre bene nelle masse, e particolarmente bene in una nazione che ha una cultura media piuttosto semplicistica e poco sofisticata. Caratteristica di Trump è che, come un venditore, cambia senza pudore idee e comportamenti con una facilità estrema e con notevole astuzia giustifica tutto. Per cui prevedere i futuri comportamenti di Trump è pressoché impossibile, considerato che dovrà anche confrontarsi con chi lo ha appoggiato.
Gli anti USA hanno identificato in Kamala Harris una paladina delle minoranze, che evidentemente sono minoranze anche di numero e poco amate dalle moltitudini, visti i chiari pesanti esiti elettorali. Qui è mancato quasi totalmente il pragmatismo e realismo. Si è rivelato irrilevante l’appoggio di attori e cantanti, straricchi e lontani dalle masse, individui che evidentemente la gente ammira per la loro arte ma non ne è convinta sul piano pratico – politico. Nel complesso un atteggiamento un po’ snob lontano dalle masse che anche in Italia ed Europa ha i suoi effetti elettorali con alcune sonore sconfitte delle sinistre. Ora tra gli anti USA nostrani, che hanno osannato scelte che si sono rilevate totalmente errate, vige il vezzo di fare iperboliche previsioni negative, nonostante, per le ragioni che abbiamo prima citato, siano quasi totalmente imprevedibili i futuri comportamenti di Trump.
Da rilevare, a differenza di pro e anti USA, il freddo pragmatismo di Giorgia Meloni: prima ottimi rapporti con Biden, nessun appoggio diretto ma nessuna critica a Trump, contemporaneo forte legame con Elon Musk, principale alleato di Trump. E’ stato forse il miglior comportamento, di semplice, ma lucido, buonsenso.
Purtroppo in Italia abbiamo assistito alle esibizioni di troppi che si definiscono politici ed intellettuali, che hanno il consueto vezzo di valutare le situazioni internazionali facendo paragoni e paralleli che esistono solo nella loro immaginazione. Ogni paese del mondo è diverso, dire sinistra, destra, centro, conservatori, progressisti ha diverso significato, anche solo in Europa, figuriamoci attraversando gli oceani…
A molti politici e giornalisti farebbe bene rileggere Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica Italiana, una delle sue più note espressioni era “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare” . Monito sempre più attuale in una realtà contemporanea fluida e problematica. La verità o l’attendibilità delle informazioni, che anche influenzano le scelte politiche sono sempre più discusse o discutibili, col risultato che disorientano l’opinione pubblica creando rischi anche per i sistemi democratici. È impellente la necessità di restituire piena dignità e correttezza all’informazione, da qualsiasi parte provenga, l’applicazione concreta del precetto einaudiano rappresenta, o dovrebbe rappresentare, una sorta di imperativo categorico, non solo per chi ha come obiettivo quello di reggere le sorti di una comunità, ma per tutti i cittadini che aspirano a vivere responsabilmente.