Dario Gedolaro
Ma quale centro sinistra ha vinto in Emilia Romagna e in Umbria? La domanda non è superflua e per capirlo basta approfondire il profilo dei due candidati: Michele De Pascale, il neo eletto presidente dell’Emilia Romagna, e, soprattutto, Stefania Proietti, neo governatrice dell’Umbria.
De Pascale è stato descritto nei commenti giornalistici un “moderato pragmatico”. Sindaco di Ravenna, nel maggio del 2023 dopo l’alluvione aveva polemizzato duramente con i verdi: “Mai più potremo ascoltare le lamentele di chi non vuole che si abbattano alberi dentro agli alvei fluviali o voglia soprassedere al controllo delle specie alloctone come le nutrie, che vanno azzerate”. Durante la campagna elettorale ha usato toni pacati, non c’è mai stato un battibecco con la sua sfidante Elena Ugolini e una volta eletto ha dichiarato: “Nella mia veste di sindaco sono sempre stato capace di collaborare con tutti i governi a prescindere dal colore politico”. E’ riuscito a tenere insieme quello che è stato definito “campo larghissimo”o “galassia quanto mai composita”(l’ex sindaco Diego Novelli, definiva queste coalizioni “una marmellata”), dal Pd ad Azione e Renzi, dal Movimento 5 stelle ad Alleanza Verdi e Sinistra e a pezzi del mondo cattolico che tradizionalmente non sono vicini al centro sinistra, come Comunione e Liberazione, di cui ha candidato nel suo listino un esponente emiliano. Ha evitato di dare una connotazione nazionale alla consultazione regionale, come si è visto anche nelle dichiarazioni post elezione. Dell’aggressività verbale di Elly Schlein nemmeno una traccia.
E che dire di Stefania Proietti, altro sindaco (di Assisi) catapultato dal centro-sinistra nelle elezioni regionali? “Cattolica, 49 anni, due figli chiamati Giovanni Paolo e Francesco Alberto in onore dei due Papi”, scrive il Corriere della Sera, che aggiunge: “Ingegnere meccanico, dottorato di ricerca in Ingegneria industriale e master in gestione dei sistemi energetici, docente universitaria, sa gestire realtà complesse. Incluse le varie anime della sinistra. Le ha attirato polemiche l’aver affermato in campagna elettorale di essere contro l’aborto”. Potrebbe essere il profilo di un candidato del campo avverso.
Proietti ha subito ringraziato Giorgia Meloni per le congratulazioni ricevute, ha evitato accenti antigovernativi, concentrandosi sul locale: “Questa Umbria va amministrata con la partecipazione dei territori, per la gente con la gente”.Anche lei nessun tono in stile “schleiniano”, anzi, ha accusato il campo opposto di avere usato parole troppo dure: “Questa è la vittoria di chi non si è fatto sopraffare dall’arroganza verbale, da metodi scorretti, da chi sputa in faccia ai cittadini”, ha detto alludendo a Stefano Bandecchi, il sindaco di Terni.
Insomma, anche nelle regioni tradizionalmente “rosse”il centro sinistra per vincere deve mettere insieme un po’ di tutto, lasciar perdere di sbandierare i cosiddetti “diritti civili” e il verdismo ideologico o agitare lo spettro della “rivolta sociale”. L’aggressività non sembra pagare. Come dimostra il risultato del povero Movimento 5 Stelle, andato incontro a un vero e proprio disastro elettorale. E infatti la vittoria nelle due regioni va ascritta tutta al Pd, che ha drenato voti a tutti gli alleati e in particolare ai Cinque Stelle (scesi al 3,5% in Emilia Romana e al 4,7% in Umbra). I commentatori oggi parlano di un nuovo “Ulivo con i suoi cespugli”. Bisognerà vedere se l’alleanza reggerà,in un logica di potere e di poltrone, o se qualche cespuglio (soprattutto il M5S) non si accontenterà di fare la parte del comprimario scolorito e si sgancerà. Non dimentichiamo che il M5S ha un rapporto con Renzi sempre al calor bianco, tanto che in Emilia Romagna e in Umbria ha accettato di correre insieme a patto che non ci fosse il suo simbolo.