Carola Vai
E’ il monumento equestre più fotografato d’Italia dai turisti. Torino lo sa bene, tanto da considerarlo un emblema civico, forse storicamente più celebre della Mole Antonelliana.E’ il “cavallo di bronzo”, detto “Caval’d brons”, svettante nella centralissima piazza San Carlo e dedicato al duca Emanuele Filiberto di Savoia autore, nel 1563, del trasferimento della capitale del ducato da Chambery a Torino indicando in questo modo “italiani” gli interessi della dinastia.
A volere il monumento fu re Carlo Alberto che nel 1831 incaricò lo scultore torinese Carlo Marocchetti di progettare un’opera pubblica per onorare il personaggio più rappresentativo della storia sabauda: Emanuele Filiberto (1528-1580) soprannominato “testa di ferro” per la tenacia e il coraggio. Marocchetti, autore tra l’altro del monumento equestre a ricordo di Riccardo Cuor di Leone, a Londra, e della tomba per la regina Vittoria e suo marito, il principe Alberto, si mise subito al lavoro. Ma il primo bozzetto oggi conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino, non piacque. Seguirono altri disegni fino arrivare alla statua bronzea con piedistallo in marmo e quattro figure laterali. Anche questo progetto subì vari rifacimenti. Alla fine rimase solo il cavallo e il suo cavaliere, entrambi raffigurati in posizione di movimento: il cavallo quasi stesse frenando la corsa e Emanuele Filiberto nell’atto di rimettere la spada nella guaina dopo la gloriosa vittoria ottenuta nella battaglia di San Quintino narrata nei bassorilievi sottostanti. La statua fusa dal Marocchetti a Parigi nelle officine Soyer e Ingé, poggia su un piedistallo in granito rosso di Baveno con intagli di bronzo che ornano la base. Su ogni lato è posto lo stemma sabaudo con la corona ducale.
La statua inaugurata solennemente il 4 novembre 1838, giorno del compleanno di Carlo Alberto, attirò presto l’attenzione del pubblico fino diventare non solo un simbolo di Torino, ma anche dell’arte monumentale equestre. La sua bellezza quasi oscurò la grandezza del personaggio in onore del quale è stata costruita, e piacque talmente a re Carlo Alberto che volle premiare lo scultore con il titolo di barone.
L’opera, amata dai torinesi e ammirata da curiosi e turisti di ogni provenienza, per la sua collocazione facilmente raggiungibile ha subito negli anni molte ferite. La prima volta accadde 26 anni dopo la sua esposizione pubblica, il 21 e 22 settembre 1864, allorché centinaia di manifestanti disarmati vennero dispersi con una violenta sparatoria. Alcuni proiettili colpirono la statua e ancora oggi sul lato rivolto verso la stazione ferroviaria di Porta Nuova sono visibili i colpi causati dalle pallottole.
Durante la seconda guerra mondiale l’opera venne smontata dalla ditta di marmisti Fratelli Sommo e trasferita a Santena (Torino) nel parco del castello Benso di Cavour. Riportato a fine guerra al suo posto, il “Cavallo di Bronzo” venne rimosso una seconda volta nel 1979 per una completa pulitura durata un anno ed effettuata in un laboratorio di Torino. L’ultimo restauro, frutto di una collaborazione tra pubblico e privato, richiese 11 mesi ed è stato fatto nel 2007. Un intervento ritenuto indispensabile dopo i molti danni provocati nel tempo da vandali, manifestanti e tifosi fanatici dopo partite di calcio.
Il monumento restituito alla città il 13 ottobre 2007 risplende ancora oggi in tutta la sua potenza nel cuore del “salotto dei torinesi”, piazza San Carlo, questa voluta da Cristina di Francia, detta “Madama Reale”, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia. In realtà Cristina di Francia rimasta vedova trasformò la piazza già presente con lunghi lavori iniziati nel 1618 e conclusi nel 1638 e chiamandola “piazza reale”, o in francese “Place Royale”. Passarono molti anni prima che la piazza venisse chiamata con il nome attuale in onore di San Carlo Borromeo verso i quali i torinesi hanno una particolare devozione. Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, nel lontano 1578 volle fare un pellegrinaggio a piedi per venerare la Santa Sindone. Il Duca Emanuele Filiberto per abbreviare il viaggio del futuro Santo trasferì il sacro lenzuolo di lino da Chambery a Torino, senza mai più riportarlo indietro. Ma solo molti anni dopo la piazza assunse il nome San Carlo. Con il tempo venne abbellita con i portici e molti locali storici. Tra i primi esiste ancora ed è molto frequentata la farmacia Francesco Maria Masino inaugurata il 18 settembre 1667.
Il “Cavallo di Bronzo” o “Caval’d brons” ha assistito ad una infinità di avvenimenti storici e sociali tra cui comizi elettorali, vertenze sindacali, concerti, manifestazioni, dirette televisive, avvenimenti sportivi e persino, la mattina del 2 maggio 2010, la messa celebrata dall’allora papa Benedetto XVI. Per anni, inoltre, ha ospitato anche il capodanno torinese, con un palco musicale all’aperto.
Tra i fatti recenti vissuti ai piedi del monumento a Emanuele Filiberto c’è la tragica manifestazione di panico collettivo che provocò la morte di una donna e il ferimento di altre 1526 persone capitata il 3 giugno 2017 durante la finale di Champions League tra la Juventus e il Real Madrid. In quell’occasione venne allestito un maxischermo per seguire la partita. All’improvviso una banda di rapinatori spruzzò dello spray al peperoncino per derubare i tifosi approfittando del caos. Ma la situazione divenne tragica durante la fuga disordinata delle persone terrorizzate dal timore di un falso allarme bomba. La vicenda finì in tribunale coinvolgendo anche l’amministrazione comunale all’epoca guidata dal sindaco Chiara Appendino.