Dario Gedolaro
Man mano che passano i giorni sembrano definirsi sempre meglio i contorni dell’“Uragano Trump”. Appariva uno che le “sparava grosse”, troppo grosse per essere vere e invece fa mosse spiazzanti, dice cose provocatorie, non convenzionali. E va avanti per la sua strada (almeno per ora). I suoi inviati alla Conferenza di Monaco hanno sconcertato gli Stati dell’Unione Europea. Ha iniziato il vicepresidente Usa, J.D. Vance: “Vance – scrive Nicola Porro sul suo blog – ha pronunciato un discorso sui “valori condivisi”. Sostenendo che è l’Europa che si sta allontanando dai valori condivisi, non gli Stati Uniti dell’odiato Donald Trump”.

“Quando guardo l’Europa – ha detto Vance – oggi, a volte non è così chiaro cosa sia successo ad alcuni dei vincitori della Guerra Fredda… la libertà di parola è in ritirata”. E – sostiene ancora Porro – ha citato la minaccia di Bruxelles di bloccare i social media, e gli arresti in Germania, Svezia e Regno Unito per i cosiddetti “discorsi d’odio“, nuovi “crimini di pensiero”, per i commenti online anti-femministi o semplicemente per una preghiera davanti ad una clinica per l’aborto senza ostacolare o infastidire nessuno.
Vance ha anche ironizzato sul nuovo “fantasma” che agita i sonni degli europei, Elon Musk: “Parlare ed esprimere opinioni non è un’interferenza elettorale, anche quando le persone le esprimono al di fuori del tuo Paese, e anche quando queste persone sono molto influenti. Se la democrazia americana può sopravvivere a 10 anni di rimproveri di Greta Thunberg, voi potete sopravvivere a qualche mese di Elon Musk“. Insomma, Vance ha fatto il quadro, scrive Porro, di “un’Europa dove fa breccia la censura, incapace di aumentare la sua spesa per la difesa nonostante a parole riconosca la minaccia russa, che non riesce a fermare la deindustrializzazione, accelerata dalle follie green che la consegnano all’influenza cinese. Un’Europa non inutile: dannosa per l’Alleanza Atlantica”.
E così si spiega l’altro schiaffo ai rappresentanti europei a Monaco, dato dall’inviato speciale per la pace tra Russia e Ucraina, Keith Kellog; gli americani non hanno intenzione di coinvolgere, per ora, i paesi dell’Ue nei colloqui per porre fine alla guerra in Ucraina. Uno choc per i governi del Vecchio Continente, per una UE che non riesce ad essere vera “Unione”.D’altronde il cronicizzarsi della guerra russo-ucraina non fa che spingere sempre più Putin nelle braccia della Cina e nell’appoggio alla Corea del Nord, cosa che evidentemente agli americani non fa comodo.
Rifletta l’Europa del “politicamente corretto”, individualista ed egoista. L’ Europa abituata a fare molte chiacchiere e pochi fatti, chiedendo sempre agli Stati Uniti di sacrificarsi per difendere le “sacre cause”. L’Europa di una certa sinistra (o presunta tale) alla Elly Schlein, che parla solo per slogan (l’ultimo coniato è quello a proposito del rapporto Meloni-Trump: “Ci dica se indossa la maglietta dell’Europa o il cappellino di Trump”, e lei che cappellino indossa?) e non affronta i problemi veri della gente comune: i timori per un’immigrazione clandestina fuori controllo, il diffondersi di droga e insicurezza (siamo a Torino e le cronaca giornalistiche descrivono bene la situazione di alcuni quartieri), il correre dietro alle idiozie gender, la concorrenza a basso costo di Paesi come la Cina.

Sono gli stessi timori su cui ha fatto leva Trump negli Stati Uniti per vincere. Chi lo accusa di agitare falsi spettri non conosce o fa finta di non conoscere la situazione. L’ immigrazione clandestina è negli USA un grave problema. In Italia ci lamentiamo per 100-200 mila clandestini che sbarcano ogni anno sulle nostre coste, là parliamo di 11 milioni di immigrati clandestini (e la cifra è per difetto). Durante la Presidenza Biden il numero degli arrivi al confine sud arrivò a superare quota di 300 mila al mese (dicembre 2023). Gente che cerca lavoro, senza dubbio, ma anche una minoranza che, pur di campare, alimenta il crimine. Secondo dati forniti al Congresso nel luglio scorso dall’ ICE, l’Agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione, più di 660.000 cittadini stranieri irregolari, identificati per essere espulsi, vivevano liberamente in Usa nonostante condanne o accuse per reati anche gravi. Per quando riguarda le frontiere, fiumi di droga arrivano soprattutto dal Messico ( ma anche dal Canada), dove autorità di polizia e politici corrotti chiudono un occhio – e forse anche tutti e due – nei confronti dei “cartelli” criminali. Alle droghe tradizionali si è aggiunto da qualche anno il fentanil, un oppioide circa 100 volte più potente della morfina, ma anche circa 100 volte più tossico, che negli States in dieci anni ha causato più di un milione di morti. Trump è roboante e fa notizia, ma anche i presidenti che l’hanno preceduto, da Obama e Biden, non sono andati con la mano leggera e hanno espulso milioni di immigrati. Insomma, il problema esiste ed è inutile negarlo.

Tornando alla guerra russo-ucraina, non credo che nessuno ritenga utile perpetuare un lento e crudele logorio dell’Ucraina. E allora le strade sono solo due per l’ Europa: negoziati di pace o inviare truppe. Oggi è evidente l’impossibilità di Kiev di sconfiggere il nemico. A Volodymyr Zelensky sono arrivati ingentissimi aiuti dai Paesi Occidentali, in soldi e armi. Miliardi e miliardi di dollari, che un risultato indubbiamente l’hanno avuto: rallentare l’avanzata russa ed evitare il tracollo ucraino. Ma fino a quando potrà andare avanti?
D’altro canto, anche Putin non può andare avanti all’infinito, con una opinione pubblica interna che non accetterebbe a lungo sacrifici in vite umane ed economici. Il tempo di dittatori sanguinari e disumani alla Stalin e alla Hitler pare essere finito. Lo stesso presidente Ucraino, cui il fiuto politico non manca, ha già cambiato idea sulla possibilità di un accordo con la Russia, non si arrocca più in modo intransigente ai sacri confini della Patria e dice: “Abbiamo iniziato a lavorare con il team di Trump, il successo è raggiungibile”.
Anche chi ha collaborato con le amministrazioni rette da un presidente democratico la pensa così. Charles Kupchan, già consigliere di Obama e docente di Relazioni internazionali alla Georgetown University, dice sul Corriere della Sera di essere “molto favorevole allo sforzo di Trump di por fine alla Guerra in Ucraina”. Lo da il “realismo” del presidente degli Usa e si rammarica che fino ad oggi “l’ideologia abbia avuto la precedenza sul pragmatismo”.
Ed Emmanuel Macron ha dichiarato in un’intervista a Le Parisien che Trump “può riavviare un dialogo utile con il presidente Putin”. Una follia, dunque, l’iniziativa di Trump?