Carola Vai
Per chi ama l’arte, la storia e magari fare anche una passeggiata in uno dei più famosi e interessanti parchi d’Italia non deve perdere la mostra “Magnifiche collezioni. Arte e potere nella Genova dei Dogi” allestita nei saloni della Reggia di Venaria Reale, alle porte di Torino, fino al prossimo 7 settembre.

Oltre cento opere tra dipinti, sculture, argenti da parata e arredi del Seicento e Settecento giunti dalla Galleria nazionale della Liguria, e altri, la gran parte, da Palazzo Spinola di Pellicceria di Genova dove dalla fine del 500 all’800 si sono succedute alcune delle più importanti famiglie locali: Pallavicino, Doria, Spinola, Balbi… tutte collezioniste di lavori dei migliori artisti dell’epoca, sia genovesi che di passaggio in città. Le opere suddivise in sei sezioni, distribuite in tredici sale, comprendono numerosi ritratti dei vari Dogi immortalati come dei sovrani da Rubens, Van Dyck, Giovanni Battista Paggi, Orazio Gentileschi, Guido Reni, Carlo Maratti, Luca Giordano e tanti altri. Tra i nomi spicca anche una donna: Angelica Kauffman.

– Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallo – Galleria Nazionale della Liguria
Un “viaggio” narrato come un romanzo storico attraverso le raccolte conservate nella residenza Spinola, uno dei 42 edifici storici di Genova dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il 13 luglio 2006, descritto secoli prima nel celebre libro I palazzi di Genova di Peter Paul Rubens pubblicato nel 1622. L’edificio trasudante storia, rivalità, gioie e dolori, venne donato dai marchesi Spinola allo Stato nel 1958. Molte delle opere arrivate nel Palazzo attraverso continui acquisti, legami matrimoniali, eredità, visibili nella mostra narrano il succedersi delle famiglie patrizie in secoli di enorme splendore per Genova soprannominata “la Superba”, come aveva iniziato chiamarla Francesco Petrarca nel Trecento. L’antica Genova, detta la Repubblica Marinara, come ci insegnavano a scuola, era frequentata da facoltosi mercanti, banchieri, esperti commercianti, ricchi industriali. Città sfarzosa governata dai dogi spesso molto colti, grazie anche ad una fitta rete di relazioni divenne tra il cinquecento e il settecento una delle più grandi capitali delle arti. E la nobiltà era spesso impegnata in una costosa gara di esibizione delle proprie ricchezze, eleganza, sfarzo. Pertanto la rassegna allestita nella Reggia di Venaria ripercorre un’epoca in cui l’arte non era solo bellezza, ma anche e soprattutto strumento di potere. Infatti i capolavori esposti narrano rivalità tra famiglie, ambizioni, desiderio di trasmettere in eterno il loro prestigio e la loro autorità.
Prima opera ad accogliere i visitatori è il monumentale ritratto equestre di Giovan Carlo Doria a cavallo realizzato dal pittore fiammingo Rubens nel 1606 durante un soggiorno a Genova. A guardare l’opera si è investiti dal vigore proiettato dall’artista nel trentenne Giovanni Carlo Doria (1576-1625), figlio di Agostino Doria, sicuramente con l’intento di dimostrare il potere della famiglia alla quale il giovane apparteneva. Un’immagine che a distanza di secoli continua essere considerata un manifesto di potenza. Il dipinto messo all’asta nel 1940 a Napoli, attirò l’attenzione di Mussolini che suggerì a Hitler di acquistarlo. Ma alla fine della seconda guerra mondiale il quadro venne restituito all’Italia.

Ritratto di Caterina Balbi Durazzo – Genova – Palazzo Reale
Altro capolavoro della mostra è il Ritratto di Ansaldo Pallavicino bambino di Antoon van Dyck. Il piccolo Ansaldo (1622-1660) venne immortalato tra il 1625-1626, all’età di quattro anni, in tutta la sua innocenza e spontaneità infantile. Il piccino era figlio del doge Agostino Pallavicino, grande collezionista, spesso impegnato in attività commerciali, tra i primi rappresentanti della nobiltà genovese a rivolgersi al giovane van Dyck per celebrare la sua famiglia. Il nobile Agostino commissionò il ritratto di sé stesso con il figlio in occasione della nomina a protettore del Banco di San Giorgio. Ma già nel Settecento l’opera risultava mutilata della sua immagine, mentre restava quella del bambino giunto fino ai nostri giorni. Ansaldo, a trent’anni, nel 1652, acquistò la residenza di piazza Pellicceria, costruita dai Grimaldi e celebrata da Rubens nel suo libro Palazzi di Genova, 1622, e continuò la collezione di opere d’arte avviata dal padre.
Tra le magnifiche opere visibili spicca il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo, dipinto da van Dyck nel 1624 quando lui aveva appena venticinque anni. L’artista che in Italia soggiornò sei anni (dal 1621 al 1627) ha trasmesso nello sguardo la fierezza di Caterina, cugina di Stefano Balbi, colui che iniziò il cantiere del futuro Palazzo Reale, e sposa in giovane età di Marcello Durazzo. Il quadro visibile nella seconda sezione della mostra si distingue per la grande maestria di van Dyck (1599-1641) tanto nel catturare l’espressione dello sguardo rivolto per tre quarti all’osservatore, che nel raffigurare la sontuosità dell’abito e l’eleganza della pettinatura.

Ritratto di Paolo Francesco Spinola – Genova – Palazzo Spinola
Con un salto di oltre due secoli, dopo aver visto molte opere sapientemente distribuite nelle sale, ci si trova davanti al Ritratto di Paolo Francesco Spinola eseguito nel 1794 da Angelica Kauffmann, pittrice svizzera nata nel 1741, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici, grande viaggiatrice, morta a 66 anni, a Roma, nel 1807 e molto compianta. Nel Ritratto di Paolo Francesco Spinola, l’artista Angelica Kauffmann immortala il nobile letterato in un momento di lettura, colto con uno sguardo sereno, forse inconsapevole delle gravi ripercussioni politiche, economiche, sociali che stanno per inondare la nobiltà genovese a seguito degli effetti provocati dalla rivoluzione francese. Lo sfortunato Paolo Francesco, ultimo esponente degli Spinola di San Luca, visse infatti gli anni drammatici che dal 1797 cominciarono travolgere anche Genova fino segnare, dopo il 1805, la perdita dell’autonomia della città quando, dopo la proclamazione dell’impero napoleonico, la Liguria venne annessa alla Francia. Tante le opere esposte. Come detto: oltre cento. Impossibile indicarle tutte. Unico consiglio: riservare almeno un’ora per cogliere la magnificenza dei pezzi principali distribuiti nelle sale.
La rassegna Magnifiche collezioni. Arte e potere nella Genova dei Dogi racconta anche attraverso vari oggetti d’argento l’indipendenza genovese dallo strapotere spagnolo.

L’esposizione, a cura di Gianluca Zanelli, Marie Luce Repetto, Andrea Merlotti, Clara Goria, continua il grande filone dedicato alla storia, all’arte, alla cultura e alla magnificenza delle corti, di cui Venaria Reale è stata un esempio, inaugurato dalla riapertura della Reggia e proseguito negli anni. Una rassegna nata da “una grande sinergia” come ripete ad ogni occasione Chiara Teolato, direttrice del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude che gestisce la Reggia di Venaria. Ma a Venaria sono arrivate pure opere in prestito anche da altri musei, enti e collezioni private per ricostruire vicende collezionistiche intrecciate con la storia della dimora di Pellicceria, che nel corso del tempo hanno portato a dispersioni e vendite, come nel caso delle collezioni Balbi, Durazzo e Cattaneo Adorno, giunte in parte anche nei musei torinesi.
Biglietti di entrata per visitare la mostra e la Reggia: 20 euro; solo per la mostra, intero: 12 euro; ridotto: 10 euro; ridotto per ragazzi 6 euro; Scuole: 3 euro.
A VENARIA REALE (TORINO) L’UNICO BUCINTORO VENEZIANO ESISTENTE AL MONDO