Carola Vai
Attesa, preoccupazioni, polemiche. E’ il miscuglio di sentimenti che da giorni agitano organizzatori, amici e oppositori della manifestazione “Si Tav” in programma sabato 12 gennaio, a Torino, nella stessa piazza che due mesi fa, il 10 novembre, ospitò la prima grande protesta guidata dalle 7 professioniste ormai note come “madamine”: Roberta Castellina, Simonetta Carbone,Donatella Cinzano,Roberta Dri, Patrizia Ghiazza, Giovanna Giordano,Adele Olivero.
Mentre si allunga l’elenco delle sigle datoriali , come il numero dei sindaci di tutti gli schieramenti di città e capoluoghi che annunciano la loro partecipazione con tanto di fascia tricolore, crescono pure le discussioni. Difficile comprendere le motivazioni reali che si celano dietro quelle ufficiali della dimostrazione annunciata da “Sì, Torino va avanti”, ”Sì lavoro” e “Osservatorio 21” che sono: difendere l’importanza della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, la richiesta di cifre precise su costi-benefici dell’opera, oltre contestare l’aumento dei pedaggi autostradali del nord ovest, attivi già dal 1 gennaio scorso.
Lo scontro di troppi obiettivi a tratti preelettorali in vista delle elezioni regionali, a tratti personali, rischiano di appannare energicamente la grande simpatia popolare di gente convinta che lo sviluppo delle infrastrutture non riguarda solo Torino o la Valle di Susa, ma l’intero Paese. Del resto la preoccupazione per i continui rinvii del Governo gialloverde sulle scelte per il rilancio delle infrastrutture si sta allargando in tutti i settori professionali e sociali. La mancanza di certezze e le troppe parole su pro e contro il destino della Tav contribuisce ad accrescere scontento, inquietudine e nervosismo.
E l’attesa è un’altra volta verso l’affollamento e la voce che arriverà dalla piazza di Torino.