Carola Vai
Il Piemonte non sta andando molto bene. Ma anche l’Europa, l’America, la Cina non godono di buona salute. Questa, in sintesi, l’opinione dell’economista Mario Deaglio, espressa durante una “conferenza a tutto campo” tenuta ai partecipanti del Movimento “DUMSE DA FE’ “ che ogni due lunedì del mese riunisce a Torino esponenti del mondo accademico, imprenditoriale, della finanza e di molte libere professioni.
Deaglio, uno dei maggiori esperti italiani di temi economici, autore di molti libri sulla materia, professore emerito di economia internazionale all’università di Torino, ex direttore del “Sole 24Ore” , collaboratore di vari quotidiani e periodici, dopo aver spiegato: “c’è una fetta di Piemonte in forte difficoltà” ed aver sottolineato a proposito della Tav (treno ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino alla Francia ed al resto d’Europa), ”se gli altri Paesi la costruiscono, anche noi dobbiamo esserci”, ha offerto un rapido quadro sul resto del mondo. “La Germania sta male. Lo confermano i dati congiunturali. La Deutsche bank sta da tempo vivendo una situazione molto difficile. Ma nessuno ne parla. In Gran Bretagna il mondo della finanza è nel caos. Belgio e Svezia sono senza governo. In Spagna c’è una situazione politica da operetta, e non si fa nulla. Ovunque le riforme non si fanno più, o si fanno pochissimo”.
Situazione difficile pure “in Cina principale produttore mondiale di ricerca scientifica, dove il numero dei cinesi che parleranno inglese supererà presto quello degli americani, ma le previsioni annunciano una prossima decrescita economica”. In futuro vinceranno “coloro che sapranno influenzare la situazione economica”. Tuttavia la questione non è facile nemmeno in Russia “alle prese con un grave problema di alcolismo”.Dove porta tutto questo? Deaglio non ha offerto ricette, ma ha osservato: “L’elemento unificante è il lavoro. Ovunque il posto fisso riguarda meno della metà dei lavoratori esistenti. Il tempo si sta accorciando. Non si riesce più a programmare la vita. Persino l’istruzione non riesce a seguire la velocità delle trasformazioni. In America sta emergendo che gli studenti di materie tecniche quando concludono l’iter formativo il venti per cento dei loro studi sono superati”. Tutto questo, secondo Deaglio, “crea dappertutto insoddisfazione e rabbia”.
C’è poi la questione demografica. “Abbiamo un mondo che invecchia. In Italia nascono meno bambini che nel 1861. Nel mondo invece fra 25-30 anni la popolazione raddoppierà. Non basterà avere un atteggiamento alberghiero, ossia preoccuparsi dell’ospitalità. C’è tutta l’Africa da rinverdire”. Del resto le maggiori immigrazioni delle popolazioni del continente nero “avvengono in territorio africano”.
In questo panorama zeppo di ostacoli l’Italia ha ancora una fortuna: “è il quarto Paese possessore mondiale di oro. Ma se nel futuro italiano c’è un brillio di oro, tante sono le nuvole”. Del resto la riserva aurea, di proprietà della Banca d’Italia (e non del governo) che in passato consentiva di coniare direttamente monete (convertibilità abolita per primo dagli Stati Uniti il 15 agosto 1971 che annullò di cambiare il dollaro con oro dando vita in questo modo al sistema cambi variabili o fluttuanti) oggi non è più possibile. Pertanto possedere oro non è più un elemento per valutare la solidità di un Paese.
Tra le tante nubi che offuscano l’Italia c’è la questione “burocrazia”. “Si stanno ponendo le premesse per un collasso dei servizi pubblici. Senza uscite scadenzate, ad esempio tra i medici ospedalieri, si rischia un esodo devastante”. La riforma predisposta dai governi negli ultimi anni in questo settore “è di scarsa efficacia e peggiora la situazione” ha concluso Deaglio.