Carola Vai
#Courmayeur(Ao) – Suggerimenti, critiche, osservazioni con “frecciate” che hanno strappato più di un applauso al pubblico: oltre 500 persone. E’ il duetto offerto da Giuseppe De Rita, presidente della Fondazione Censis e della Fondazione Courmayeur Mont Blanc e dall’economista Mario Deaglio su temi che da tempo angosciano non solo gli italiani: lavoro, tecnologie, migranti, sicurezza, crescita, durante l’incontro «Dal governo del cambiamento ai cambiamenti da governare», organizzato dalla #FondazioneCourmayeurMontBlanc, sabato 17 agosto 2019, nella cittadina ai piedi del Monte Bianco.
“La politica oggi non ha accettato il cambiamento”, ha esordito #GiuseppeDeRita, così i politici si sono “arrogati il dovere di promuovere il cambiamento. Ma il cambiamento è in atto, non va pensato, va gestito». In fatto di economia, #MarioDeaglio ha subito osservato: “la comprensione dei meccanismi economici in questo governo non abbonda”, poi ha aggiunto a chi chiedeva se del Pil se ne può fare a meno: “no, del Pil non se ne può fare a meno, ma bisogna pure tenere conto degli indicatori sociali, perché il Pil non va su, invece le tensioni sociali vanno avanti”. Osservazione seguita da un’altra ancora più amara quando lo sguardo si è spostato sul lavoro “sempre più incerto e riciclato”. “Siamo un paese di lavoretti che durano tre-cinque mesi, anche se alla fine dell’anno le famiglie reggono perché risparmiano su tutto. Bisogna pensare ad una politica del lavoro diversa” ha detto De Rita
Un duetto di circa due ore dove le analisi dei vari problemi si sono alternate con suggerimenti a volte amari: “Si è parlato di un malessere internazionale che deriva dal distacco della quotidianità. Viviamo una vita in continuo movimento. La crisi ha travolto anche i gruppi intermedi con una forte crescita del ruolo del terzo settore che dà speranza” ha rimarcato De Rita. Mario Deaglio, professore emerito all’Università di Torino, convinto “che il capitale umano invecchia molto prima che in passato”, ha ribadito “la necessità di migliorare il sistema istruzione” con aggiornamenti e una formazione continua per adeguarsi alle sempre nuove necessità “pagando le persone come stessero lavorando”. I due relatori entrambi d’accordo sull’importanza della tecnologia “anche se nella sua bellezza ci spinge a dichiarare e ben poco a ragionare – secondo De Rita che ha aggiunto: “ Oggi, in genere, non si ragiona, si dichiara”. Dunque viviamo in un Paese dove “non conta più ragionare, ma dichiarare”. Senza trascurare il fatto che le tecnologie, secondo Deaglio, “stanno distruggendo passato e futuro, concentrandosi sul presente, Non ci sono più imprese con uno sguardo oltre i 3-5 anni”. E a proposito di continue dichiarazioni: “in questi mesi c’è stata l’illusione che un titolo di un provvedimento non ancora fatto risolvesse il problema come è accaduto sul reddito di cittadinanza”.
Sulla questione della sicurezza, Deaglio, ha rammentato: “ Forse negli ultimi due-tre mesi abbiamo preso coscienza dei limiti della politica, dell’inconsistenza delle formule magiche. Stiamo commettendo un errore di prospettiva. La percentuale di migranti che dall’Africa viene in Europa varia dal 15 al 20. Gli altri che migrano si spostano in Africa dove è in corso una gigantesca migrazione dalle campagne alle città. Consumare giorni a parlare di 100-150 immigrati in arrivo, mi sembra una farsa” . De Rita ha affrontato il tema in prospettiva sociologica: “Sulla parola sicurezza si è giocato troppo. Per ragioni strane ne è stata fatta una bandiera politica e di fazione e l’abbiamo semplificata a quattro parole».
Infine qualche battuta sulla presenza dello Stato nell’economia, tema, secondo De Rita che va storicizzato. “Oggi, con i Grillini , il privato è un nemico. Lo Stato dovrebbe occuparsi di quasi tutto, una tragedia, perché lo Stato non ha il denaro necessario. Per affrontare la situazione dovrebbe assumere, ma questo significa fare del clientelismo”.
Per Deaglio l’intervento dello Stato deve essere generale: ad esempio, nell’istruzione dove dovrebbe dettare le regole; o nelle imprese pubbliche dove esistono molte aziende piccole, con un gran numero di dirigenti, anche se mai è stato fatto uno studio sui costi . Diversi, comunque, i possibili rimedi alla difficile situazione, benché, secondo Deaglio “non ci sono formule facili”.
In conclusione: più pessimismo che ottimismo anche se dal pubblico, l’economista ed ex ministro dell’economia e delle Finanze, Domenico Siniscalco, pur ammettendo di condividere quanto detto dai due relatori, dai microfoni ha rimarcato che “molti pezzi dell’Italia funzionano”.