Carola Vai
La trentatreesima edizione del Salone del Libro di Torino pochi giorni fa, alla sua prima uscita ufficiale davanti a giornalisti e invitati vari, brillava di soddisfazione per essere finalmente fuori dall’emergenza e addirittura con una certa acquisita stabilità. A meno di dieci giorni dalla presentazione “del salone pluralista ispirato alla libertà” seguita con attenzione dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio (centrodestra), seduto in prima fila, la situazione ha assunto colori foschi. L’emozione dei frenetici, ma sereni preparativi è scomparsa. Al suo posto la preoccupazione per un nemico insidioso e invisibile: il “CoronaVirus” che da giorni sta paralizzando l’attività di almeno tre regioni, Veneto, Lombardia e Piemonte, e penalizzando l’economia dell’intera Italia. La paura di un possibile contagio sta provocando disdette di turisti e viaggiatori da ogni continente e all’interno della stessa Italia in ogni settore: trasporti, alberghi, agriturismi, ristoranti, commercio, fino al comparto fieristico. Così il Salone del Libro di Torino previsto da giovedì 14 a lunedì 18 maggio a Lingotto Fiere teme flessioni negative su prenotazioni e arrivi.
E pensare che il trio formato dai due direttori Nicola Lagioia (direttore editoriale del Salone) ed Elena Loewental (direttore della Fondazione Circolo dei lettori) a tutela dei contenuti culturali, e Silvio Viale (Presidente dell’associazione culturale ‘Torino Città del libro’) impegnato a garantire la parte commerciale, hanno scelto un tema futuristico sintetizzato nel titolo: “Altre forme di vita”. In pratica cinque giorni di dialogo su libri e letture per immaginare il futuro dell’umanità e del mondo con oltre 2000 voci tra scrittori, filosofi, scienziati, artisti, economisti. Obiettivo: dare senso alla presenza dell’uomo sul pianeta. Il trio, con il Presidente della Fondazione Circolo dei Lettori, Giulio Biino, ha scelto per il manifesto un’immagine che sa di futuro non proprio tranquillo. Infatti il “disegno” realizzato dall’illustratrice Mara Cerri per certi versi richiama più un film di fantascienza che “dolci prati verdi”. Eppure l’interrogativo che intende promuovere il Salone del Libro 2020 di Torino è sintetizzabile in poche parole: che cosa sarà della Terra a un decennio dei traguardi fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile? Pertanto, cambiamento climatico, tutela della biodiversità, tecnologia, nuovi modelli economici e sociali saranno al centro dello sguardo della letteratura, del cinema, della musica attraverso formule che, almeno dal punto di vista strutturale, tanto nuove non sono per stessa ammissione scherzosa di Biini “facciamo le stesse cose, ma sembra tutto nuovo”. A cominciare dal marchio “Salto”, da tempo usato sui social, sotto cui sfilano tutti i format che fanno parte da tempo della rassegna. Infatti il Bookstock, ossia l’area destinata a bambini e ragazzi diventa “Salto Diventi”; l’incubatore dedicato alle case editrici nate negli ultimi 24 mesi e organizzato con Aie “Salto Nuovi Editori”; quella di fumetti e graphic novel “Salto Comics and Games” in collaborazione con Lucca Comics; l’International Book Forum destinato allo scambio dei diritti è sostituito da “Salto Rights Center”. E poi Salto Gastronomica e Salto Pro, indirizzato ai professionali.
Una novità è Elena Loewenthal che sostituisce Maurizia Rebola, ma lei tiene a sottolineare : “non ho mai mancato un’edizione del Salone, fin dalla fondazione nel 1988”.
Per la 33esima edizione sono comunque attesi 1200 editori, oltre 1300 eventi con autori da tutto il mondo in 63.000 mq di spazi espositivi, due Paesi ospiti, Irlanda e Canada, e una Regione, la Campania.
Particolare impegno è previsto dalla Regione Piemonte per la ricorrenza di due anniversari eccezionali: i 50 anni dell’istituzione della Regione Piemonte e i 15 anni della promulgazione dello Statuto regionale.
Come è ovvio il Salone del Libro mobilita non solo Torino, ma mezzo Piemonte. Comprensibile l’ansia creata in queste ore dal CoronaVirus che rischia di frenare prenotazioni e di conseguenza arrivi di professionisti del libro, turisti e appassionati. A circa due mesi e mezzo dall’apertura della Kermesse il quadro sul futuro che si voleva tentare di immaginare mettendo a confronto idee e previsioni, non potrà ignorare la necessità di inventare formule per contenere se non proprio sconfiggere la dannosa paura di un possibile contagio mondiale , paura che rischia di provocare cambiamenti sociali, economici, esistenziali mortali. Come si è già constatato con il dilagare del CoronaVirus prima in Cina, poi in vari altri Paesi, Italia compresa. Fortunatamente, poiché anche dalle tragedie più terribili a volte possono emergere fatti positivi, il Coronavirus forse indurrà la Cina a vietare di mangiare carne di cani e di gatti, come si sta dicendo da qualche giorno, ad adottare norme igieniche migliori in tutto il mondo, a dare maggiore spazio alla prevenzione sanitaria, a tenere in maggiore considerazione la ricerca scientifica. Anche questi temi non potranno essere ignorati da un Salone del Libro che vuole immaginare il futuro del nostro pianeta.