Carola Vai
In attesa di una riapertura delle attività, sono in discussioni forme di “distanziamento tra le persone” per impedire il contagio del coronavirus. Eppure esistono già molte leggi in questo settore. Basterebbe farle applicare E’ quanto sostiene l’architetto Donatella D’Angelo, torinese, impegnata da oltre 30 anni nel restauro in tutta Italia di edifici pubblici e privati , nella progettazione di nuove costruzione, nell’allestimento di mostre riguardanti l’architettura. “Non commento i molti pareri discordi sulla riapertura dell’Italia. Ma quando si parla di imporre, con la ripresa delle attività, precise regole di distanziamento nei ristoranti, nei locali pubblici e cosi via, ricordo che leggi sulle distanze tra persone negli edifici pubblici e privati esistono da vari decenni. Si tratta di leggi risalenti alla normativa “ igiene edilizia” che prevede almeno 4 metri quadrati per persona , e che noi architetti quando progettiamo un edificio, o un locale pubblico o privato dobbiamo rispettare sottoponendo ogni progetto al vaglio della commissione presso l’azienda sanitaria locale, senza l’approvazione del quale i locali non sono agibili. Insomma, ripeto, le leggi ci sono, vanno fatte rispettare, cosa che spesso non succede”.
In che modo tali leggi potrebbero essere fatte rispettare?
“Ci dovrebbero essere ispettori in grado di controllare, quando l’edificio, l’ufficio, la struttura entra in attività, la reale applicazione del progetto che noi architetti siamo stati obbligati a tenere in considerazione per legge . In Italia esiste un gran numero di leggi, molte delle quali volte alla tutela delle persone. Il guaio è che poi mancano adeguati controlli per renderle applicabili dai fruitori finali.
Come spiega in tempi di #coronavirus la scelta del governo Conte di chiudere i cantieri edili e consentire l’apertura degli studi di architettura?
“ Ho scoperto che l’attività degli studi professionali di architettura e ingegneria è considerata essenziale. Però, in simultanea, hanno imposto la chiusura dei cantieri. Mi sembra una contraddizione. Eppure, in Italia, da tempo ci sono leggi precise nell’edilizia per tutelare sia la sicurezza che la salute dei lavoratori. Ad esempio, nei cantieri è obbligatorio indossare mascherina usa e getta, occhiali avvolgenti, casco, scarpe regolamentari, guanti e spesso pure una tuta che impedisce il passaggio della polvere. Chi non segue la legge incorre in pesanti sanzioni”, spiega Donatella D’Angelo.
Dunque chi lavora nei cantieri è meno facilmente contagiabile dal coronavirus?
“Sicuramente. Per me gli accorgimenti della professione in difesa della salute hanno reso meno pesanti le restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus. Io sono abituata ad indossare mascherine, guanti, tuta …eccetera. Capisco che gli spostamenti da casa al cantiere e viceversa espongono tutti al pericolo del virus. Ma avviene la stessa cosa negli spostamenti casa-studio-casa”.
Come sta vivendo queste settimane di “clausura”?
“Lavoro più del solito e con più fatica. L’imposizione ‘tutti a casa’ io l’ho applicata dal 6 marzo dopo aver lasciato libertà di preferenza a miei collaboratori. Scelsero di lavorare in “telelavoro” o come si dice in smart working. Certo è un sistema faticoso, che richiede il triplo del tempo. Ma evita ogni contagio. Ripeto comunque che in periodo di Covid-19 sarebbe meno pericoloso per la salute avere cantieri aperti e studi chiusi. Io, in queste settimane mantengo continui contatti via computer con i collaboratori . Inoltre ho un gran numero di documenti da verificare , anche perché tra le attività ho quella di ‘collaudatore’ di edifici e strutture varie. Spero comunque che la riapertura dei cantieri avvenga al più presto. Ho vari lavori in sospeso in Piemonte, in Lombardia, in Toscana. Il trascorrere dei giorni comporta forti perdite economiche per me e per i miei clienti. Sono una tenace ottimista. Ho fiducia in un ripresa rapida e costruttiva, ma inizia pesarmi l’impossibilità di spostarmi tra le varie città dove ho il lavoro in sospeso. Il mondo dell’edilizia vive da tempo gravi sofferenze economiche con forti perdite di posti lavoro. L’emergenza coronavirus sta aggravando la situazione. Il governo Conte deve capire che in questo settore molte aziende sono a rischio fallimento.