Dario Gedolaro
Che il Coronavirus Covid 19 sia di origine naturale o il frutto di maldestre manipolazioni di laboratorio cambia poco: la questione fondamentale è che le responsabilità della Cina sono evidentissime. E allora questa pandemia dovrebbe insegnare una cosa: la seconda (o la prima?) potenza economica mondiale è un pericolo gravissimo per tutto il mondo industrializzato.
Tutti coloro che hanno criticato Trump per la sua aggressiva politica estera nei confronti della Cina (io per primo) devono ricredersi. L’ eccentrico presidente americano aveva ragione nell’ accusare il rivale economico di concorrenza sleale e a imporre forti dazi su molti prodotti provenienti da quel paese.
La vecchia Europa, invece, è apparsa debole e remissiva e l’ Italia, in particolare, ha visto settori della propria manifattura letteralmente scomparire, impossibilitati a reggere l’ alta produttività e i bassi prezzi dei rivali cinesi. E così abbiamo scoperto che, oltre alla chiusura di molte fabbriche tessili (basta pensare ai casi di Prato e Biella), qui non si producevano praticamente più mascherine, tute di plastica, calzari, visiere per proteggere il personale sanitario e la popolazione, macchinari per la terapia intensiva, reagenti chimici. E, quando la Cina ha chiuso le porte alle esportazioni (perché aveva a badare ai propri guai), sono stati dolori.
E allora i governanti europei (perché da sola l’ Italia può fare ben poco) devono mettersi in testa che l’ atteggiamento nei confronti della Cina deve essere improntato a quello del presidente Trump: dazi e ancora dazi, fino a quando il gigante asiatico non uniformi le sue regole politiche, sociali , economiche, sanitarie e igieniche a quelle dei paesi occidentali e democratici, che purtroppo si sono ubriacati di dogmi liberisti e di illusioni globalistiche astratte.
Non è possibile competere con la Cina se in quel paese non si rispettano le più basilari libertà democratiche: da quelle politiche, con la possibilità di eleggere liberamente propri rappresentanti locali, regionali e statali, a quelle associazionistiche, con la possibilità di avere sindacati e associazioni di categoria indipendenti dal partito unico, a quelle giudiziarie, con forze di polizia e magistrati che possano portare avanti senza condizionamenti indagini e processi (il caso del medico ammonito dalla polizia cinese perché per primo aveva lanciato l’ allarme Coronavirus Covid 19 è l’ ultimo drammatico esempio).
Non è possibile avere rapporti commerciali con la Cina se non rispetta le regole di una sana economia liberista e di una corretta reciprocità. La Cina produce spesso in modo “piratesco” merci in spregio alla tutela dei marchi e dei brevetti oppure a bassissimo costo attraverso lo sfruttamento dei lavoratori, o anche di scarsissimo valore e, quindi pericolose, per chi le acquista (i casi dei sequestri di giocattoli per bimbi effettuati ogni tanto in Italia da parte della Guardia di Finanza ne sono un esempio). Ancora un anno fa il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker , denunciava che fra Ue e Cina: “Esistono asimmetrie che creano squilibri perché manca la necessaria reciprocità e la concorrenza non è equilibrata”. Cioè Pechino non offre all’Unione europea le stesse aperture di mercato che sono offerte dall’UE.
Ma non basta. La Cina deve adeguare i suoi standard commerciali alle più elementari norme igieniche: tutti abbiamo visto in queste settimane la sporcizia dei mercati cinesi, dove si macellano su banchi sudici animali selvatici. Il governo ha iniziato a mettere qualche divieto, ma deve provvedere a troncare pratiche di macellazione non compatibili con le moderne norme veterinarie applicate in tutti i paesi sviluppati. In Italia, fino agli Anni Settanta, esistevano centinaia di piccoli macelli, annessi spesso a rivendite di carne. Sono stati in gran parte chiusi, non senza proteste, perché non garantivano la sicurezza degli alimenti, nonostante rispettassero norme igieniche molto superiori a quelle della Cina odierna.
La severità avrà un prezzo, che sarà però immensamente inferiore a quello che stiamo pagando oggi a causa del Coronavirus Covid 19. Senza considerare che gli esperti prevedono che, se la Cina non cambia registro, è probabile che fra qualche anno ci possa essere una seconda, analoga pandemia e allora per l’ Europa sarà una vera catastrofe. La Cina si adegui o venga espulsa dal WTO (l’ organizzazione mondiale del commercio), la cui adesione, nel 2001, ha coinciso con il suo impetuoso e sregolato sviluppo industriale.