Carola Vai
Cresce il malcontento nel mondo del turismo che teme di perdere, dopo gli stranieri, anche le vacanze degli italiani. In attesa della riapertura del dopo quarantena #coronavirus delle frontiere europee prevista da molti Paesi il 15 giugno, si complica la ripresa degli spostamenti tra Regioni. Il tre giugno, “giorno del ritorno tutti liberi”, si è trasformato nella data della discordia. Una sorta di tutti contro tutti. Presidenti di Regioni, sindaci, imprenditori del turismo. Una scadenza giusta per ripartire, secondo qualcuno; da rinviare secondo altri preoccupati di un ritorno dell’emergenza sanitaria.
Tutti in sintonia a ritenere la salute fisica il bene più prezioso. Ma anche la necessità di salvare il settore che impegna migliaia di lavoratori ed ha grande importanza per l’economia di tutta Italia. Tuttavia l’industria del turismo per vivere ha bisogno di organizzazione. Così, se a giugno sono attesi soprattutto i vacanzieri delle seconde case, dei camper, delle barche uso famiglia, anche per queste tre categorie occorre un minimo di preparazione. Al momento non è comunque chiaro, e soprattutto a quali condizioni, verranno aperti i confini regionali a turisti e vacanzieri. La decisione dipenderà dagli indici epidemiologici. Intanto è scivolato quasi nella rossezza lo scontro tra le Regioni del nord ovest e quelle del centrosud preoccupate dal “liberi tutti” e dall’arrivo indiscriminato di persone dove la diffusione del virus è ancora alta. Tre le Regioni più temute: Lombardia, Liguria, Piemonte, dove il virus oscilla tra giorni di sparizione ed altri di ripresa. Così le parole rassicuranti del Ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia “se tutte le regioni ripartono, la distinzione tra cittadini di una città e l’altra non è prevista”, non ha eliminato la tensione. Del resto sono i numeri della diffusione del contagio ad accrescere l’inquietudine delle regioni già fuori dall’emergenza e pertanto preoccupate di un ritorno del Covid-19. E l’ottimismo dei Presidenti del Piemonte,
Alberto Cirio e della Lombardia, Fontana, convincono poco al momento. Nello scontro ognuno cerca di trovare formule adatte alla ripresa. Il Presidente della Sardegna, Christian Solinas, ripete che per entrare nella sua regione servirà “il passaporto sanitario”, ossia un certificato che assicuri di non avere il Covid-19. La proposta ha fatto infuriare molte persone, ed è stata respinta dal Ministro Francesco Boccia perché “contro la Costituzione”. Ma è stata ripresa, in forma meno esplicita, dal Presidente della Sicilia, Nello Musumeci, che comunque si sforza di non scontrarsi con i colleghi e, soprattutto, con le scelte del governo anche se ha firmato un’ordinanza che prevede la riapertura dei confini regionali non prima del 7 giugno per verificare al meglio i dati del contagio. Deciso a impedire l’arrivo di persone dal Piemonte e dalla Lombardia anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Determinati invece a consentire l’apertura a chiunque, compresi lombardi e piemontesi, i Presidenti
della Liguria, Giovanni Toti e del Veneto, Luca Zaia. Stessa scelta l’hanno annunciata i Presidenti delle Marche, Luca Ceriscioli, dell’Umbria, Donatella Tesel, e della Calabria, Jole Santelli. Più cauti invece i Presidenti della Puglia, Michele Emiliano che per ora mette in quarantena chiunque arrivi dai territori contagiati, e il Presidente della Toscana, Enrico Rossi che suggerisce di “attendere indici di contagio uniformi prima di riaprire”. La Valle d’Aosta intanto ha lanciato una nuova campagna promozionale sulle reti Rai e sulle televisioni private puntando sulla bellezza del territorio. Obiettivo? “Rilanciare l’immagine della Valle d’Aosta – ha spiegato l’assessore regionale al turismo Renzo Testolin – per dare un reale sostegno alla nostra economia che nel turismo trova la sua espressione naturale”.
In attesa della riapertura, ASTOI Confindustria Viaggi, nei giorni scorsi, ha scritto una lettera ai due Presidenti di Sardegna e Sicilia sottolineando “le difficoltà degli operatori di fronte all’assenza di regole chiare e praticabili per gli accessi turistici nelle due Regioni. Un problema che riguarda l’organizzazione indispensabile al turismo organizzato il cui lavoro si basa su accordi commerciali fatti con un certo anticipo”.
Ad accrescere il malumore del mondo del turismo alle prese con una crisi senza precedenti, si è aggiunta l’ipotesi di possibili elezioni a settembre. L’idea è stata fortemente criticata dalla Presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli. “Sarebbe un ulteriore danno per l’industria turistica che si andrebbe ad aggiungere ad una situazione già notevolmente compromessa – ha scritto Lalli Settembre, quest’anno più che mai, rappresenta un mese cruciale in cui confidiamo nel ritorno di qualche turista straniero: non possiamo permetterci di fallire anche questa possibilità. Ci auguriamo che questa scelta venga rivista al più presto posticipando l’appuntamento al mese di ottobre”.