Paola Claudia Scioli
Primo week end di luglio. Il lockdown causa Coronavirus è ormai un lontano ricordo e i milanesi (e non solo) tornano alle abitudini di sempre. Dunque fine settimana al mare, ai monti e ai laghi alla ricerca di libertà . Anche io, in camper, decido di partire, destinazione Livigno. Ma le sei di sera del venerdì è il momento peggiore per mettersi alla guida nei dintorni di Milano e, probabilmente, ovunque intorno alle grandi città. Così, sotto un acquazzone torrenziale, arrivata a Como, cambio destinazione e prendo l’autostrada A26, direzione Gravellona Toce. Esco ad Arona, svolto per Borgomanero e Gozzano. In pochi minuti raggiungo la spiaggia di Buccione sulla quale svetta la Torre di avvistamento omonima, avamposto strategico del XII sec., immersa nel verde di un secolare parco. Siamo all’estremità meridionale del lago d’Orta, frequentato sulla sponda orientale dai lombardi delle province limitrofe e sulla sponda occidentale, più selvaggia ed elegante, dai novaresi.
Poco oltre una strada tortuosa porta da Corconio alla Riserva Naturale del Monte Mesma e al Convento francescano del XVII sec., abitato da una piccola comunità di frati, raggiungibile percorrendo due diverse Vie Crucis: una vera penitenza, che mi risparmio per questa volta, puntando a visitare all’alba quella in piano della chiesa di San Filiberto a Pella, dove ancora sopravvive uno slanciato campanile romanico. La chiesetta, purtroppo chiusa, rivisitata in epoca rinascimentale-barocca, con la sua nicchia ricca di donazioni ed ex-voto, risulta un po’ inquietante, ma la corona creata dalle edicole della Via Crucis intorno alla chiesa, circondata dal verde prato, e affacciate sul lago blu, abbagliato dal sole che sorge, dona serenità. A fianco si trova l’area sosta camper, generalmente poco affollata, rivolta verso il lago: uno spettacolo sia all’alba, che al tramonto. Una passeggiata di quasi un chilometro conduce al centro del paese e sul lungolago punteggiato di case colorate con balconcini fioriti. Qualche ristorantino senza più un posto a tavola a dispetto della tanto lamentata crisi, una caratteristica gelateria nella vecchia Torre, motoscafi e barche a vela in banchina sul
lungolago, e tanta tranquillità. Questo è tutto. Ideale per un weekend all’insegna di relax e distanziamento (ma non troppo) richiesto in questi tempi difficili. Da qui basta ruotare lo sguardo a 360 gradi per notare la presenza ovunque di chiese, chiesette e santuari a confermare l’importanza di questo vescovado sin dal Medioevo. Due i più famosi: il Santuario del Sacro Monte di Orta, patrimonio mondiale dell’umanità con le sue venti cappelle affrescate e le numerose statue dedicate a San Francesco, e, sul lato opposto del bacino lacustre, il Santuario della Madonna del Sasso, imponente complesso religioso costruito sempre nel XVII sec. su uno sperone roccioso, che sovrasta proprio Pella e offre un eccezionale panorama su tutto il lago dalla forma che ricorda un fagiolo. Al centro del lago, l’isola di San Giulio, dove Gianni Rodari, uno dei più noti scrittori per bambini, ambientò il racconto “Il barone Lamberto che visse due volte”. L’isola abitata sin dal neolitico e dall’età del Ferro, é diventata città fortificata nell’alto Medioevo e in età Longobarda. Dal 1219 i Vescovi di Novara assunsero la piena sovranità sul territorio della Riviera di San Giulio,
di cui l’isola era il centro religioso e amministrativo. Ed anche quando le attività economiche si spostarono verso il vicino borgo di Orta, l’isola con il suo castello mantenne un ruolo strategico soprattutto durante le lotte con il Ducato di Milano nella prima metà del Cinquecento. Nel 1841 il castello medievale fu abbattuto per far posto al nuovo grande Seminario Vescovile, opera dell’architetto lombardo Ferdinando Caronesi, intorno al quale sorsero numerose case di canonici visibili ancora oggi. Solo recentemente, nel 1973, fu fondato sull’isola il monastero benedettino Mater Ecclesiae (ora nell’ex seminario), nel quale vivono un’ottantina di monache di clausura e vengono svolte importanti ricerche, studi e traduzioni di testi antichi, restauri, recuperi di tessuti e ricami del passato più o meno recente. Da Pella la strada prosegue fino a Ronco, poi si interrompe tuffandosi nel lago. Bisogna tornare indietro a San Maurizio d’Opaglio, dove vale la pena fare una doppia sosta: alla chiesetta romanica, custode di un oratorio del XI sec. dedicato alla natività della Vergine, e al Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia, di tutt’altro genere, ma altrettanto interessante. Non dimentichiamo che questo è uno dei distretti industriali più importanti d’Italia per la produzione di rubinetteria. Da qui si può continuare a costeggiare il lato occidentale del lago fino a Omegna, attraversando un
paesaggio delizioso, dove il verde della vegetazione si confonde con l’azzurro dell’acqua nella quale si specchia. Omegna non ha una storia molto antica, ma un caratteristico centro città annidato intorno a piazza XXIV Aprile con vie e viuzze del cosiddetto Quartiere Vaticano, alcune caratteristiche case pare medievali e portici sotto i quali anticamente si vendeva il formaggio delle valli. Curioso è il Ponte Antico, attribuito all’epoca romana, in realtà del XV secolo, come anche la Porta Romana o Porta della Valle, che a dispetto del nome è stata costruita intorno al 1100 ed è quanto resta delle cinque porte, che conducevano in centro città in età medievale: la porta Maggiore, la porta Salera, la porta Segnara, la porta Castello e appunto la porta Valle, dalla quale partiva la strada che conduceva in Valle Strona, attraverso il Ponte Antico. Qui si trova il Museo Arti e Industria “Forum“, nell’ex area dell’acciaieria Cobianchi, dove è stata ricostruita la storia dell’industria del casalingo, che ha reso famoso questo territorio, per anni capitale italiana della produzione di pentole a pressione, caffettiere, bollitori, elettrodomestici con le fabbriche della Piazza, della Bialetti, dell’Alessi, della Lagostina e della Girmi. Ovviamente, non vanno persi i relativi outlet! Lasciando Omegna verso Punta Crabbia non si incontrano altri centri abitati fino a Pettenasco, dove merita una passeggiata sul lungolago prima di
raggiungere Orta San Giulio, il centro più conosciuto e frequentato del lago, romantico borgo medievale. La città ebbe anche un sistema di fortificazioni, distrutte nel 1311 e mai ricostruite dato che la sua posizione appartata garantiva un’adeguata sicurezza, tanto che subì solo un saccheggio, nel 1524 ad opera degli Sforza. Nucleo centrale dell’abitato è piazza Motta, salotto affacciato sul lago, bello d’estate quanto in inverno, con palazzi storici e portici ravvivati da negozietti e bar, luogo di ritrovo per abitanti e turisti. Sul lato nord si trova il Broletto o Palazzo della Comunità della Riviera di San Giulio, del 1582, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato, e una sala riunioni al primo piano, sede spesso di conferenze o mostre temporanee. Dal punto di vista architettonico, l’edificio è un connubio di elementi classici e rustici come gli affreschi sulla facciata e l’irregolare scala esterna, le piccole colonne del portico, il tetto di beole e la torre campanaria. Di fronte al Broletto un’ampia strada in salita, la “Motta”, pavimentata in sassi, porta alla chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel 1485 e rifatta nella seconda metà del XVIII secolo. La salita è fiancheggiata da antiche case tipiche e da alcuni palazzi storici tra cui Palazzo Gemelli, risalente al XVI secolo caratterizzato da tre diversi corpi di fabbrica, la cornice arrotondata e alcuni dipinti in facciata e, sul lato opposto, il neoclassico palazzo De Fortis Penotti. Qui, dopo un periodo di isolamento assoluto, sta ritornando il turismo, almeno quello di prossimità, che fa pensare che questo lago, non famoso come il lago Maggiore con località come Arona, Stresa, Verbania conosciute in tutto il mondo e frequentate da turisti internazionali più che nostrani, non sia stato dimenticato.