Dario Gedolaro
Il panorama delle prossime elezioni amministrative di Torino si sta delineando. Nel Pd ci sono 4 candidati a sindaco, l’estrema sinistra ne presenta uno, nel centrodestra appare scontato (anche se non ancora ufficializzato) l’ appoggio al “civico” Paolo Damilano. Di donne nemmeno l’ ombra, a dimostrazione che a sinistra spesso agli slogan “politicamente corretti” per ingraziarsi l ‘elettorato femminile non seguono i fatti (a Roma è accaduto lo stesso).
Ieri c’ è stato un confronto in streaming fra i quattro candidati alle primarie del Pd (Igor Boni, Enzo Lavolta, Stefano Lo Russo, e Francesco Tresso) e due (Lavolta e Lo Russo) hanno fatto un mezzo mea culpa, anche perché la candidata alle primarie c’era, Gianna Pentenero, ma non ha trovato appoggi e spazio. A questo proposito le cose più sensate le ha dette il radicale Boni, che ha sottolineato come alla questione del “genere” si debba accompagnare quella della “competenza”, ricordando la posizione di Emma Bonino, non favorevole alle “quote rosa”, considerate al massimo un provvedimento “straordinario” e “temporaneo” per aprire opportunità altrimenti totalmente chiuse alle donne.
Ma torniamo all’ elezione del sindaco di Torino. Le principali candidature sono discrete/buone, anche se non ottime (alcune rinunce, come quella del rettore del Politecnico Saracco, lasciano l’ amaro in bocca), ma comunque si torna a riparlare dei problemi veri di una città che ha livelli di disoccupazione, in particolare giovanile, da Sud d’ Italia e che esce da 5 anni di amministrazione comunale inadeguata. Cinque anni persi, mentre le città concorrenti (Milano e Genova in particolare) crescevano. Cinque anni di droni, piste ciclabili, monopattini e gay pride, di “no” prima detti e poi parzialmente rimangiati: si è iniziato (pochi se lo ricordano) con il no alla seconda linea della metropolitana, poi con il no al traffico in tutto il centro, con il no alle Olimpiadi, quindi con il no alla Tav e, tanto per gradire, con il no a una manifestazione di successo che in qualche modo riproponeva il glorioso Salone dell’Auto. Siamo stati invasi da piste ciclabili e fioriere in mezzo alle vie, cose fatte a capocchia, tra le proteste inascoltate dei residenti (ma i 5 Stelle non erano il movimento che dava voce ai cittadini?). Persino i vigili del fuoco hanno protestato ufficialmente: “Troppi blocchi e intralci, siamo in difficoltà quando dobbiamo fare degli interventi urgenti”. Per non parlare, infine, dei problemi irrisolti delle periferie, dove il M5S aveva fatto il pieno dei voti. In questo finale di legislatura il sindaco Appendino o tace o va per conto suo, contestata da buona parte dei suoi. Non un bello spettacolo.
Sono stati anni in cui Torino, tra l’indifferenza o l’ignoranza dell’amministrazione comunale, ha continuato a perdere abitanti e attività economiche e rischiato colpi mortali, come la vendita dell’ Iveco a un gruppo cinese totalmente statale, bloccata solo grazie all’ intervento dissuasorio del ministero dello Sviluppo Economico e dell’ Unione Europea. Ha perso la corsa per il Tribunale Europeo dei Brevetti. Anche sulla nascita del colosso dell’ auto Stellantis (primo azionista la famiglia Agnelli), la “distrazione” di sindaco e giunta è stata stupefacente. A cose ampiamente fatte, si è convocato un consiglio comunale aperto alle forze economiche e sociali e il nostro sindaco si è sentita tirare le orecchie garbatamente dai sindacati: “Vorremmo che l’amministrazione comunale si occupasse di più di queste vicende”. Meno garbatamente (e ha sbagliato) il presidente del Torino, Urbano Cairo, si è lasciato andare a un giudizio molto “critico” su Chiara Appendino, per una storia (il centro sportivo giovanile del Torino) che si trascina da 5 anni a causa di intoppi burocratici da terzo mondo.
Insomma, le prossime elezioni comunali devono rappresentare una svolta politico/amministrativa, altrimenti siamo fritti. A leggere i sondaggi, Paolo Damilano, che si presenta a capo della lista civica “Torino Bellissima” e con l’appoggio del centro-destra, è il favorito. D’ altronde, è uno che nella sua vita ha lavorato seriamente: ha un’azienda vinicola importante, una di acque minerali e, a Torino, ha rilevato storiche attività commerciali, come il pastificio Defilippis, uno dei più antichi pastifici d’Italia, e il Bar Zucca. E’stato presidente del Museo Nazionale del Cinema dal 2013 al 2018 e, sempre nel 2013, è stato eletto presidente della Piemonte Film Commission. Insomma, qualche credenziale per fare il primo cittadino di una città in crisi ce l’ha.
Sull’ altro fronte (o sugli altri fronti) il Pd si dibatte ancora fra candidati filo-Movimento 5 Stelle (La Volta) e contrari a questa alleanza (per lo meno al primo turno). La sinistra Radicale presenta Angelo D’Orsi (i nomi che lo sostengono sono da archeologia politica: Rifondazione Comunista a parte, troviamo Sinistra Anticapitalista, PCI, Fronte Popolare, Potere al Popolo). E il M5S che fa ? Per ora fa lo sdegnoso, ma intanto non sa che pesci pigliare. Le previsioni sono di una batosta elettorale: dal 30% del 2016 al 12%-13%. Non ha ancora detto chi manderà allo sbaraglio. Poi ci sono i candidati minori: è spuntato un certo Davide Betti Balducci, sostenuto dal Partito Gay, c’ è l’ evergreen Bartolomeo Giachino, Sì Tav della prima ora, un tal Ugo Mattei, con la lista civica Futura, potrebbe esserci un candidato dei Moderati. Insomma non ci faremo mancare niente.
Alla fine, però, la sfida è chiara: Damilano potrebbe portare a una vittoria storica il centrodestra, anche se Torino è difficilmente etichettabile tout court come città di sinistra, visto che lo stesso Valentino Castellani fu eletto da una eterogenea maggioranza e sconfisse il vero candidato della sinistra Diego Novelli. Avversario di Paolo Damilano dovrebbe essere Stefano Lo Russo, docente di geologia del Politecnico di Torino. Una sfida che soprattutto ci consegnerà un rimescolamento importante a livello di giunta e di consiglio comunale, dove si era toccato il fondo. Speruma bin.
Vedi anche:
http://www.viavaiblog.it/elezioni-amministrative-pd-e-m5s-dagli-insulti-agli-abbracci/
http://www.viavaiblog.it/elezioni-tornano-insane-voglie-di-primarie/