Pier Carlo Sommo
#italiaunicaqui – Tivoli, l’antica Tibur latina, è una cittadina ricca di monumenti e storia a poca distanza da Roma. Per la sua bellezza e importanza Virgilio nell’Eneide la chiamò Tibur Superbum. Durante l’impero romano fu un importante centro commerciale e residenziale, la bellezza dei luoghi fece sì che fosse sede di molte ville di ricchi romani, come testimoniano i numerosi resti. Quelle ancor oggi note e identificate sono attribuite a Orazio, Cassio e Publio Quintilio Varo. Il più importante di questi insediamenti è rappresentato dalla villa dell’imperatore Adriano, del II secolo d.C., oggi importante parco archeologico. I resti della villa del nobile romano Manlio Vopisco sono incorporati in quello che oggi viene chiamato Parco Villa Gregoriana, che è un’area naturale di grande valore storico e paesaggistico gestita dal FAI, che lo ha recuperato nel 2005 dopo un lungo periodo di oblio e degrado.
Il Parco Villa Gregoriana si estende in una valle scoscesa tra la sponda destra del fiume Aniene, detta anticamente «Valle dell’inferno», e l’altura dove era situata l’antica acropoli romana di Tivoli. E’ un particolarissimo esempio di giardino romantico, per la sua conformazione e per la corrispondenza con il gusto dell’estetica del sublime, tanto caro ai romantici. Natura, storia, archeologia e lavori idraulici si fondono in modo seducente, tanto che erano meta obbligata del Grand Tour nell’800 e il soggetto principale delle rappresentazioni pittoriche di Tivoli. Il particolare ambiente della Villa Gregoriana nacque dalla necessità di difendere Tivoli dalle cicliche piene rovinose dell’Aniene e dal desiderio di un Papa Gregorio XVI di unire l’utile al dilettevole, infatti il complesso porta il suo nome.
Il Parco nacque come “accessorio” dell’opera primaria: la deviazione e la canalizzazione in due cunicoli artificiali delle acque dell’Aniene realizzati sotto il monte Catillo dopo una disastrosa alluvione del 1826, in modo da allontanare dall’abitato il corso del fiume e il punto di caduta delle acque dell’Aniene. A ciò si aggiunse la costruzione del Ponte Gregoriano, a cavallo dell’antico alveo del fiume che, in seguito alla deviazione del suo corso, ora serve solo come letto di deflusso delle acque in eccesso. Il complesso fu solennemente inaugurato nel 1835.
Per l’occasione, e in sintonia con il gusto dell’epoca, vennero recuperati i resti della villa di Manlio Vopisco. I ruderi degli edifici di età romana, inselvatichiti nei secoli vennero ripristinati e integrati nel giardino dove furono piantate nuove essenze e attrezzati percorsi, vialetti, scale.
Di interesse particolare è la Grande Cascata che compie un salto di 120 metri, ciò la rende seconda in Italia dopo le Marmore. Purtroppo il salto è spettacolare solo in certi periodi di grandi flussi di acque, la portata ordinaria è stata ridotta dal 1886 quando fu realizzato un imbrigliamento dell’Aniene all’ingresso dei cunicoli della grande cascata, allo scopo di produrre elettricità tramite una condotta forzata.
Nel secondo dopoguerra, il sito divenne proprietà del Demanio e rimase fino al 2002, in uno stato di abbandono totale, degrado e grave dissesto idrogeologico. Il FAI con un grandissimo sforzo e impegno lo portò a rivivere. Nel 2005, alla presenza delle massime autorità nazionali, fu riaperto al pubblico.
Oggi si può nuovamente passeggiare sugli antichi sentieri. L’itinerario di visita percorre l’intera Valle dell’Inferno. Si parte dal ponte Gregoriano, si discende lungo la valle, si tocca una piccola deviazione per una terrazza a fianco alla Grande Cascata. Passando poi per i resti della Villa del console romano Manlio Vopisco si continua a scendere nella fresca ombra della valle, incontrando lungo il sentiero la grotta di Nettuno e quella della Sirena, attraverso le quali l’Aniene raggiunge il fondo valle. Il tutto avvolto in un affascinante paesaggio carsico, incorniciato da una fitta e pregiata vegetazione.
Arrivati in fondo si risale sul lato opposto dell’antico letto del fiume, fino all’Acropoli, sulla cui spianata si possono ammirare due templi databili attorno al I secolo a.C. Quello rettangolare è detto della Sibilla, ma in verità è incerta l’attribuzione, l’altro rotondo è detto di Vesta.
Dei personaggi che visitarono i luoghi, percorrendo il Grand Tour romantico dell’ ‘800, rimangono lapidi a memoria degli illustri visitatori, affisse sia sulle pareti nell’antica locanda che sorgeva sull’acropoli, sia sulla parete rocciosa all’inizio del percorso.
A Tivoli si possono vivere tre giorni veramente intensi e piacevoli, tra testimonianze dell’Impero Romano e del Rinascimento. La visita al Parco Villa Gregoriana è assolutamente consigliabile come naturale completamento del tour dei giardini di Villa d’Este e del parco archeologico di Villa Adriana, posti a brevissima distanza.
Per orari ed informazioni:
http://www.villagregoriana.eu/