Search

Carola Vai

Nessuno sa cosa ci aspetta quando la pandemia sarà finita. Di certo ci sarà da ricostruire. In tutti i settori. Ma c’è un fatto che più di qualsiasi altro sembra suscitare interrogativi,  al momento privi di risposte: perché le donne sono meno colpite degli uomini?  Una realtà che scatena l’immaginazione. In futuro, se si vorrà contenere il contagio di qualsiasi virus similare al Covid-19, si dovrà pensare a città gestite da donne? Città di maschi esistono già. Ovunque. Sia nei Paesi occidentali che orientali. Gli uomini comandano e gestiscono tutti i settori principali della società. Dunque se il coronavirus uccide gli uomini e risparmia le donne, bisognerà che siano le donne a occuparsi in maggioranza delle varie attività fuori casa? Come dire che la tanto invocata parità di genere rischia di essere limitata pure dalla pandemia, ma in modo capovolto.

Margaret Thatcher 1983

Quando il dramma che sta attanagliando tutti i continenti sarà sconfitto, si potrebbero vedere donne ai vertici politici, aziendali, sanitari, persino nelle quotidiane attività come condurre aerei, navi, treni, autobus, camion; nella gestione di cantieri aeroportuali e navali; nelle direzioni museali, commerciali, stradali.  Tutti settori dove da tempo è  già presente una minoranza femminile al comando. Tuttavia, considerata l’inspiegabile diffusione di massa del Covid-19 tra gli uomini, la presenza delle donne in comparti che compongono le attuali società potrebbe diventare maggioranza. Viene da domandarsi se tale scelta aiuterebbe a frenare l’eventuale diffusione del virus. Previsione irrealizzabile. Di certo, nulla alla fine della tragedia che  sta divorando la vita di migliaia di persone, sconvolgendo esistenze e pensieri di popolazioni di ogni angolo del globo terrestre, preoccupando e in molti casi terrorizzando tutti, sarà come in passato.  Chi ha ripetuto con insistenza la necessità di adottare la strategia “dell’immunità di gregge”, ossia “l’immunità di persone”, appena sfiorato dal possibile contagio cambia parere.  La disumana strategia che il covid-19 uccidendo anziani e deboli e risparmiando giovani e resistenti, rinforza la nazione, è apprezzata finché non coinvolge chi la definisce una “buona strategia”. Sorge un dubbio atroce: tutto quanto sta avvenendo è stato lasciato accadere per impedire l’indebolimento del capitalismo?  L’allungamento della vita degli abitanti dei  Paesi più sviluppati, da tempo è definito un peso per le casse degli Stati impegnati ad affrontare i costi della sanità e dell’erogazione pensionistica.

Christine Lagarde

Del resto l’attuale presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, nel 2012, quando era alla guida del Fondo Monetario, definì la longevità delle persone “un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo” perché causa di “troppe spese per le pensioni e l’assistenza sanitaria”.  Così, se in Paesi come gli Stati Uniti la sanità pubblica resta un sogno irrealizzabile ancora oggi, anche in nazioni come il Regno Unito, e negli ultimi anni pure in Italia, si è passati ad un lento e continuo indebolimento del Servizio Sanitario Nazionale, entrambi ancora considerati tra i migliori al mondo. Una delle prime leader a difendere i bilanci statali ai danni della sanità pubblica fu Margaret Thatcher,  la “lady di ferro” che guidò il Regno Unito dal 1979 al 1990. Ma da tempo anche in Italia sono stati realizzati tagli e riduzioni di ospedali, personale medico e sanitario. Scelte oggi particolarmente penalizzanti che, insieme alla diffusione del coronavirus,  contribuiscono ad agevole i sostenitori dell’imperativo: “le persone non devono vivere a lungo” .  Sorge dunque un’altra domanda : quanto sta avvenendo è una scelta politica? La maggiore nocività del Covid-19 sugli uomini, secondo gli esperti del tutto imprevedibile, sta aggravando l’emergenza?   Con l’eventuale arrivo nelle varie stanze dei bottoni di comando di una maggioranza femminile, l’imperativo “accorciare la vita” potrebbe scomparire?  Certo, gli esempi di Margaret Thatcher e Christine Lagarde non sono incoraggianti.  Ma prevedere cosa accadrà quando la pandemia sarà finita, è impossibile. La cosa migliore da fare in questi giorni è pensare in modo ottimistico e costruttivo. E magari formulare progetti da realizzare quando la tempesta sarà superata.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)