Pier Carlo Sommo
Il variegato patrimonio museale torinese non è secondo a nessuno, ricco di valori e curiosità è degno di una capitale come è stata Torino. Tra i tanti tesori è da ricordare che alla Reggia di Venaria Reale è conservata l’unica barca da parata veneziana settecentesca rimasta al mondo. E’ simile al Bucintoro della Repubblica di Venezia, che era un grande naviglio da parata, ornato d’intagli e di sculture dorate riservato, come nave di stato, ad accogliere il Doge e la signoria con la loro corte in pubbliche feste e ricevimenti per l’accoglienza a Venezia di sovrani e di augusti personaggi. Era poi essenziale protagonista dell’antichissima “Festa della Sensa“, dove avveniva il tradizionale “Sposalizio” del mare celebrato ogni anno alla presenza del Doge che, con solennità si recava nella laguna a gettare nelle onde il simbolico anello nuziale. L’ultimo Bucintoro veneziano fu distrutto dai francesi nel 1798 per spregio verso la sconfitta Repubblica. Poco è rimasto di quella splendida imbarcazione, delle ricche decorazioni restano solo pochi frammenti conservati in alcuni musei veneziani e un fedele modello in scala all’Arsenale.
Ma veniamo al Bucintoro Torinese, detto Peota reale (o Bucintoro del Po) perché è un allestimento speciale su uno scafo di peota, robusta imbarcazione lagunare a fondo piatto, ovviamente molto più piccola della scomparsa sorella maggiore Veneziana.
Lo scafo è in legno di quercia, lungo 16 metri per 2,70 metri di larghezza e pesa circa 5 tonnellate. La barca era gestita da otto vogatori e un timoniere, ha un albero di dieci metri che regge una vela latina. E’ ricca di sculture, intagli, dorature e dipinti ed è concepita per il trasporto di passeggeri di rango ospitati nella cabina (o tiemo) centrale, che ha dieci finestre con doppie imposte a vetri e pannelli di legno decorati; all’estremità del padiglione lo stemma sabaudo. All’interno si trovano due panche laterali; il soffitto è diviso in tre campi dipinti su fondo dorato; sotto ciascuna finestra sono presenti riquadri con figure sdraiate. A prua si ergono sculture che raffigurano le allegorie del Po e dell’Adige, con al centro un leggendario Narciso, mentre a poppa due cavalli marini scalpitano contro il timone sormontato da un drago.
L’imbarcazione fu fatta costruire nel 1730 da Carlo Emanuele III di Savoia Re di Sardegna, in uno squero (cantiere veneziano) di Burano; fu poi trasportata lungo il Po, fino al Castello del Valentino di Torino. Nel trasporto erano comprese una burchiella (imbarcazione da trasporto per gli elementi smontati del bucintoro) e una gondola nera, da usare come tender della barca principale, entrambe purtroppo non sono sopravvissute al tempo, di loro sono rimasti i “ferri” che ornavano le prue, alti circa due metri, che sono una rarità anche loro, per anzianità e grandezza.
La Peota Reale, pronta nel 1731, il due agosto di quell’anno partì da Venezia alla volta di Torino; trainata da buoi percorse tutto il Po fino al Castello del Valentino, dove giunse il due settembre dello stesso anno e venne sistemata in una darsena coperta costruita appositamente a lato del Po sotto il palazzo.
Fu usata per il primo viaggio via fiume effettuato dal re nel 1734 e in seguito per molte occasioni celebrative. Adibita allo svago della famiglia reale, era esibita durante le più sfarzose parate. Carlo Emanuele III e la moglie Polissena d’Assia-Rheinfels utilizzarono la Peota per divertimento, successivamente fu utilizzata in occasione del matrimonio di Carlo Emanuele IV con la Principessa Clotilde di Francia nel 1776, per il matrimonio del principe Ereditario di Sardegna Vittorio Emanuele II con l’Arciduchessa d’Austria Maria Adelaide nel 1842 ed infine quando il principe Amedeo di Savoia duca d’Aosta sposò Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna nel 1867.
Nel 1873 il Re d’Italia Vittorio Emanuele II donò la barca alla Città di Torino che la destinò al Museo Civico d’Arte Antica inaugurato nel 1860.
Ebbe varie collocazioni e fu esposta in alcuni eventi , sfuggita indenne ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, rimase a Palazzo Madama fino al 2000 quando fu trasferita al Laboratorio Nicola Restauri di Aramengo (AT).
Per essere sottoposta ad ulteriori restauri nel 2011 fu trasferita presso il Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale (TO).
La proprietà è sempre del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, ma oggi è in comodato d’uso al Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale.
Dal 2014 è esposta al pubblico nella Scuderia Grande juvarriana della Reggia di Venaria Reale (Torino), dove gode di un allestimento spettacolare, che si armonizza con immagini del coetaneo scomparso Bucintoro veneziano.
E’ una esperienza emozionante vedere a 400 chilometri dalla laguna veneta, perfettamente restaurato e conservato un magnifico testimone dello splendore del ‘700 veneziano.
Per biglietti, orari e giorni di visita vedi: http://www.lavenaria.it