Carola Vai
Dormire a Roma per i turisti sta diventando sempre più costoso. Le tariffe alberghiere che nel periodo pasquale erano lievitate del 30-40 per cento a camera, continuano segnare ritocchi al rialzo anche per i mesi di maggio e giugno. Costi che penalizzano le presenze degli italiani, ma non frenano gli stranieri in forte aumento, soprattutto americani, inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi. E con la ripresa delle rotte aeree, dopo il blocco causa pandemia, anche di turisti dalla Cina e dalla Corea del Sud. Per Roma il 2023 si sta rivelando un anno record per presenze, con un boom di prenotazioni già per i prossimi mesi, ma pure di prezzi al rialzo tanto nel mondo alberghiero che nella ristorazione.
Rincari definiti tuttavia minori dei costi fissi che i titolari delle varie strutture devono affrontare, osserva il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. Tanto più che il caro bollette da più parti ritenuto in fase calante, pare proseguire la sua esistenza dannosa a causa della ripresa al rialzo del prezzo del gas naturale e dell’elettricità secondo l’allarme lanciato durante un’audizione alla Commissione Finanze della Camera da Stefano Besseghini, presidente di Arera, l’autorità di regolazione per l’energia. Un peso che riguarderà le imprese, ma pure le famiglie con riflessi negativi su viaggi e vacanze difficili da programmare dovendo affrontare costi più elevati per le bollette e il caro vita in generale.
Pertanto, se nel periodo pasquale 2023 Roma ha vissuto un aumento di turisti addirittura del 68 per cento rispetto al 2022 in base a quanto ammesso dall’assessore comunale Alessandro Onorato, nel mondo alberghiero della capitale c’è molto da fare per rendere le strutture almeno corrispondenti al numero di stelle che dicono di avere. Ci sono numerosi alberghi del centro storico di quattro stelle e tariffe elevate che brillano più per i difetti che per i pregi. A cominciare dalla pulizia delle camere, dei pavimenti, dei bagni e qualche volta perfino della biancheria al limite della denuncia all’ufficio d’igiene. Con un poco di fortuna si possono anche trovare hotel a quattro e tre stelle meritevoli di elogi e complimenti ufficiali, soprattutto per l’organizzazione generale e la pulizia. Ma non sono diffusi. Certo a Roma la scelta non manca: ci sono infatti oltre mille alberghi, in gran parte a tre stelle, seguiti poi da un gran numero a 4 e 5 stelle. Ed anche se i prezzi stanno lievitando in tutto il settore c’è chi, come Giuseppe Roscioli, presidente della Federalberghi capitolina, che definisce l’area romana molto più conveniente di quella di tante altre capitali europee. Infatti la capitale dell’Italia attualmente costa in media circa il 20 per cento in meno rispetto alle altre grandi città. Perché agli alberghi vanno sommati i costi per i servizi corollari come l’autobus che nel territorio capitolino non supera i due euro (ma il servizio è carente); musei, aree archeologiche, mostre, tutti con biglietti di accesso spesso inferiori ai 20 euro e in molti casi addirittura gratuiti. Vanno infine aggiunti i posti dove si mangia e si beve trovabili anche a meno di 30 euro a persona. Insomma la spesa di un soggiorno a Roma è qualche volta meno costosa di una tappa di eguale tempo in un’altra città. Ma spesso l’ospitalità alberghiera è deludente e più cara.
Essendo io abituata a viaggiare in tutti i continenti, soprattutto in Europa, mi permetto di sottolineare che molti alberghi romani (come in molti luoghi nel resto d’Italia) non sono all’altezza delle stelle che dicono di avere. E la mancanza più deplorevole è la pulizia dovuta forse non tanto all’utilizzo di personale non preparato e negligente, quanto piuttosto al poco personale. Lavoratori che dovendo occuparsi ogni giorno di troppe camere sono costretti ad agire rapidamente senza attenzione ai dettagli nel timore di non riuscire a concludere il lavoro imposto. Ad esempio: togliere la polvere sopra i mobili e dai pavimenti, lavare con attenzione i bagni, non trascurare gli asciugamani e tanto altro. Un comportamento che riguarda spesso anche hotels classificati di quattro stelle. E’ evidente, come ripetono gli addetti al settore, “che l’albergo è un’impresa e come tale deve essere trattata”. Ma è un’azienda speciale dove clienti sempre diversi e in modo continuo accedono ogni istante al suo interno. Pertanto se dal punto di vista commerciale, economico, organizzativo, promozionale e persino di immagine l’albergo deve essere trattato come qualsiasi altra azienda, deve però fornire, anche per poche ore, un ambiente capace di trasmettere freschezza e tranquillità al cliente. A qualsiasi albergo si richiede di fornire un ambiente pulito e accogliente, il più possibile corrispondente alle stelle del quale si fregia. Invece a Roma, come purtroppo in altre parti d’Italia, tale corrispondenza molte volte è ignorata. I social e le moltissime piattaforme on line esistenti consentono alla clientela di rendere pubblici i servizi tanto quelli da elogiare, come quelli deludenti e non in linea al prezzo richiesto. Ma un albergo ingannevole è negativo anche per l’immagine di una città, di un territorio, di una regione, di un Paese. Certo a Roma hanno aperto e stanno aprendo molti alberghi a cinque stelle gestiti da compagnie straniere con l’obiettivo di realizzare circa 2000 camere super lusso entro il 2024-2025, strutture di alta gamma che nella capitale scarseggiavano, sicuramente in grado di intercettare una clientela con maggiori capacità di spesa, ma che pretende in cambio servizi migliori. Tuttavia anche le strutture meno stellate devono rispondere a quanto promettono, almeno per quanto riguarda la pulizia.
Del resto persino la tassa di soggiorno corrisponde al numero di stelle dell’hotel: 3 euro per i due stelle; 4 euro per i tre stelle; 6 euro per i quattro stelle; 7 euro per i cinque stelle. Certo il quadro per il settore alberghiero è sempre più complesso. Bernabò Bocca sta ripetendo che le aziende devono perseguire l’obiettivo dei ricavi e non delle presenze “perché l’Italia essendo piccola deve scegliere i turisti da accogliere privilegiando quelli con alta capacità di spesa”. E Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi, ha ammesso in più occasioni: “il piccolo nel nostro mondo non è sostenibile”.
Molti degli oltre mille alberghi esistenti a Roma non si possono dire grandi e nemmeno gestiti da grandi aziende. Tuttavia difenderli attraverso un’accoglienza ambientale ed estetica confortevole contribuirà a rendere indimenticabile il soggiorno breve o lungo che sia di ogni cliente. Favorendo la promozione del “passa parola” che è controproducente sottovalutare. Se invece si rialzano le tariffe continuamente, comprensibile che il ritorno dei turisti italiani e stranieri abbia vita breve. Del resto il peso del fisco, dell’inflazione, del caro energia riguarda tutti. Non solo gli albergatori. L’entusiasmo che sta spingendo a Roma e nell’intera Italia il turismo in questo 2023 potrebbe in un prossimo futuro nemmeno troppo lontano segnare un freno a favore di mete straniere prive delle tante bellezze storiche e artistiche del mondo italiano, ma molto meno costose. Gli alberghi super lusso contribuiranno a richiamare nella capitale ospiti con elevata capacità di spesa, ma resteranno sempre numericamente in minoranza rispetto alla media borghesia ancora in grado di muovere il turismo. E questa frequenta gli alberghi più piccoli e meno sfarzosi, ma non per questo meno affascinanti e confortevoli. Se tenuti bene.