Carola Vai
Strade e portici vuoti. Stazione ferroviaria di Porta Nuova quasi deserta e pressoché priva di treni; piazze e piazzette silenziose. Serrande abbassate. Poche auto, qualche ciclista spesso indifferente alle piste ciclabili. E’ il cuore di Torino che ho scoperto oggi durante 7 chilometri di camminata a piedi. Un'immagine malinconica e grigia come il cielo di questa giornata. A cinque giorni dall’inizio della Fase 2 del dopo Coronavirus il capoluogo piemontese sembra ammutolito davanti alla scelta di lasciare ancora chiusi locali pubblici, negozi, musei. Giovani e meno giovani hanno preso d’assalto la periferia, soprattutto giardini e parchi, dove l’invito a usare guanti e mascherine e mantenere la distanza sociale è più ignorato che ascoltato . Ma il centro di Torino, elegante polmone della storia del Piemonte e per un breve periodo dell’Italia intera, è diventato bivacco di barboni e ‘senza casa’ numericamente ancora cresciuti per colpa della crisi.Carola Vai
La ripresa è un’incognita. Assurdo pensare ad una soluzione unica, ad una ricetta miracolosa per uscire dalla crisi. Non esistono ne l’una e ne l’altra. L’unica strada è lavorare, il più possibile, adeguandosi di volta in volta alle necessità imposte dalla situazione provocata dal Covid-19 in Italia. E’, in sintesi, la risposta che mi ha dato Alessandro Barberis, nome tra i più noti e importanti dell’imprenditoria torinese degli ultimi 20 anni. Ingegnere, allenato ad affrontare problemi dirigenziali giganteschi e in continua evoluzione, (tra i molti ruoli ha diretto Fiat Auto nel 1993; l’Istituto bancario San Paolo di Torino nel 1996; la Fiat nel 2002 dove poi è stato amministratore delegato e infine vicepresidente nel 2003. Ha ricoperto vari ruoli in Confindustria; ha presieduto la Camera di Commercio di Torino dal 2004 al 2014. E tanto altro; tutto affiancato dall'interessamento per il volontariato fin dalla giovinezza).Carola Vai
I compromessi e gli interrogativi in questo periodo di Coronavirus sono tanti. Ho chiesto qualche chiarimento ad un esperto già noto ai lettori: lo pneumologo e specialista in medicina interna *Ugo Marchisio, contagiato da un paziente e fortunatamente in fase di guarigione, anche se più lunga del previsto. Tra le domande più discusse: la decisione di aprire i negozi alimentari a orario ridotto per frenare il contagio del virus che però contribuisce a creare lunghe code di acquirenti. Tale formula ha una spiegazione ? Il contagio ha forse un orario preferito? Insomma il virus circola meno al mattino e più al pomeriggio o di sera? Credo che le soluzioni di compromesso, come in questo caso, non siano quelle migliori: riaprire ma con orario ridotto non fa diminuire il rischio in modo significativo, ma crea notevole disagio e mugugno. I compromessi nascono forse dalla paura dei governi – nazionale e regionali – di perdere consenso e fare dei passi falsi, con ripercussioni immediate su chi vota, senza guardare, come diceva De Gasperi, alle future generazioni ma solo alle future scadenze elettorali…Carola Vai
“Lo sport ha bisogno di certezze e di programmazione per vivere. Senza queste due linfe perde la possibilità di esistere”. Livio Berruti, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma 1960, laureato in chimica, non usa mezzi termini per commentare i gravi effetti del coronavirus sul mondo sportivo. Il nemico invisibile che non fa distinzioni di alcun genere ha, del resto, paralizzato tutti i settori: da quello agonistico con campioni milionari a quello più umile presente nei piccoli comuni o nei quartieri alveari delle grandi città. A rischio sopravvivenza, ancora prima delle varie specialità, la carriera di molti atleti penalizzati proprio dall’assenza di pianificazione.Dario Gedolaro
"Accentrare o decentrare? Questo è il problema". Parafrasando Shakespeare, si può affermare che l’ emergenza Coronavirus Covid 19 , affrontata in Italia con tanta generosità e non poca disorganizzazione, ha riacceso le polemiche ideologico/politiche fra chi pensa ad uno Stato fortemente centralizzato e chi invece crede nel regionalismo.Paolo Girola
Sono figlio di due genitori antifascisti. Ma non quelli del 26 aprile 1945, i partigiani del giorno dopo, magari già balilla o avanguardisti o giovani italiane o addirittura iscritti ai GUF ( gruppi universitari fascisti) durante il Ventennio. No , proprio di vecchie famiglie cattoliche , antifasciste e, prima, Popolari. I miei nonni , paterno e materno , erano iscritti al partito di don Sturzo . Mio nonno materno, Pier Nicola, subì una dura discriminazione durante il fascismo. Era segretario nazionale del sindacato CIL ( progenitore della Cisl) per il settore trasporti. Lavorava in ferrovia come funzionario tecnico, cattolico militante, aveva 5 figli, 4 femmine e un maschio. All’ avvento del fascismo fu licenziato dalle ferrovie. La sua famiglia fu ridotta alla fame : la più grande dei figli era mia madre Anna Rosa Gallesio, che era del ’12, ed andava a prendere dalle buone suore della mensa dei poveri di Torino la minestra per la famiglia.Giorgio Merlo
Date non incompatibili. Avviene tutto in una parentesi. Il ricordo del 18 aprile 1948 e la vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana e del suo maggior leader e statista dell’epoca, Alcide De Gasperi e la festa del 25 aprile, la festa della Liberazione, giunta alla sua 75° edizione. Tutto tra parentesi, dicevo, perché lo impone e lo richiede la drammatica emergenza sanitaria con cui, purtroppo, dobbiamo fare i conti. Eppure anche in una fase storica dominata da un male oscuro e sempre più inquietante, c’è la possibilità e forse anche l’opportunità per fissare con maggior cognizione alcuni paletti pollici, culturali e anche di costume.Carola Vai
I medici in prima linea nella difesa della salute altrui spesso finiscono per dimenticare la paura per se stessi, anche quando davanti c’è un pericolo grave come il coronavirus Covid-19. E’ quanto emerge dalle parole del pneumologo e specialista in medicina interna Ugo Marchisio, contagiato da un paziente e fortunatamente in fase di guarigione. Marchisio, direttore sanitario presso i poliambulatori del Gruppo Larc Torino, per 16 anni primario del Pronto Soccorso e Medicina di Urgenza dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, una lunga pratica con malati di ogni gravità, ha accettato di rispondere alle mie domande mettendo la sua esperienza a disposizione dei molti interrogativi.Dario Gedolaro
Che il Coronavirus Covid 19 sia di origine naturale o il frutto di maldestre manipolazioni di laboratorio cambia poco: la questione fondamentale è che le responsabilità della Cina sono evidentissime. E allora questa pandemia dovrebbe insegnare una cosa: la seconda (o la prima?) potenza economica mondiale è un pericolo gravissimo per tutto il mondo industrializzato.Carola Vai
In attesa di una riapertura delle attività, sono in discussioni forme di “distanziamento tra le persone” per impedire il contagio del coronavirus. Eppure esistono già molte leggi in questo settore. Basterebbe farle applicare E’ quanto sostiene l’architetto Donatella D’Angelo, torinese, impegnata da oltre 30 anni nel restauro in tutta Italia di edifici pubblici e privati , nella progettazione di nuove costruzione, nell’allestimento di mostre riguardanti l’architettura.