Carola Vai
L’Italia, con Mario Draghi premier, è tornata ad avere fisicamente una first lady, assente da quattro anni. E’ la consorte, Maria Serena Cappello, chiamata affettuosamente Serenella. Donna di origini venete, e nobili natali per via della discendenza da Bianca Cappello, moglie del Granduca di Toscana, Francesco de’Medici . La signora Draghi, sobria eleganza, come il marito in pubblico preferisce il silenzio quasi sempre ingentilito da un lieve sorriso. Abituata da almeno vent’anni ad essere catapultata al centro dell’attenzione da un uomo che ha fatto della conquista dei massimi vertici un traguardo, prima in Banca d’Italia nel ruolo di governatore, poi alla Banca Centrale Europea (Bce)come presidente, la nuova first lady trasmette a chi la osserva sicurezza e simpatia mescolata ad una sorta di soggezione che frena domande indiscrete anche da parte dei giornalisti più audaci. Per sapere come la nuova first lady affronterà pubblicamente sia a livello nazionale che internazionale il nuovo ruolo bisognerà forse aspettare il vertice di capi di Stato e di governo del G20 a presidenza italiana previsto i prossimi 30 e 31 ottobre.Dario Gedolaro
A sentire il discorso di Mario Draghi una prima sensazione viene immediata: il premier parla di cose che conosce. Non è uno di quegli “avvocati della Magna Grecia”, che, secondo la battuta di Giovanni Agnelli, affollano un po’ troppo le aule parlamentari. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, cioè la competenza è un requisito indispensabile per un politico. Non si pretende che sia un Pico della Mirandola o un Leonardo da Vinci, ma una persona che se fa il ministro della Sanità si intende di sanità, se parla di infrastrutture conosce come si costruiscono, a che cosa servono, quali problemi risolvono (vero, Danilo Toninelli?), se è ministro dell’ Istruzione ha un’ idea dei problemi dell’ insegnamento, dell’ organizzazione di una scuola o di un’ Università, delle esigenze di ragazzi e famiglie (erano i requisiti della ministra Lucia Azzolina?), se fa il ministro dell’ Agricoltura ha lavorato in questo fondamentale settore dell’ economia italiana (che c’ entra un Stefano Patuanelli?), se deve prendere decisioni in campo economico e finanziario è persona che si è dovuta confrontare con questi temi nella sua vita lavorativa.Pier Carlo Sommo
Il 17 febbraio 2021 si celebra la Festa Nazionale del Gatto. La Festa ricorre in Italia dal 1990, la data fu scelta da un referendum su una rivista specializzata. La proposta vincitrice fu motivata da varie ragioni. La prima perché febbraio è il mese del segno zodiacale dell' Acquario, protettore degli spiriti liberi e anti convenzionali, nessun animale più del gatto è fiero della propria indipendenza. Poi nelle credenze popolari febbraio veniva definito il mese dei gatti e delle streghe, collegando in tal modo gatti e magia. Infine il numero 17, in Italia ritenuto un numero portatore di sventura, stessa fama che, in tempi passati, era stata riservata al gatto. Pare che la cattiva fama del 17 è determinata dall'anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. Non è così per il gatto che, per leggenda, può affermare di essere vissuto vantando la possibilità di altre vite, per cui il 17 diventa quindi “ una vita per sette volte” come afferma la tradizione.Pier Carlo Sommo
Una notizia di buon auspicio per tutti gli amanti della montagna ha riaperto a Courmayeur (AO) la funivia Skyway Monte Bianco a ferma da mesi. Il ritorno del pubblico sulla grande funivia fa così da apripista al riavvio ufficiale degli impianti sciistici previsto per il 15 febbraio. La prima partenza giornaliera di Skyway Monte Bianco è fissata alle 8,30 e l’ultimo ritorno da Punta Helbronner alle ore 15, con corse ogni 15 minuti su prenotazione obbligatoria. Gli impianti aprono dal giovedì al lunedì, chiusi martedì e mercoledì.*Pier Carlo Sommo
La comunicazione è da tempo ormai scienza universitaria, mestiere e non improvvisazione. Oggi troppi credono di essere comunicatori. Tra gli illusi, spesso politici e amministratori pubblici, c’è chi crede che la comunicazione della politica, spesso propaganda, sia la stessa cosa della comunicazione pubblica istituzionale. La comunicazione pubblica, specialmente in un momento di emergenza come l’attuale, dovrebbe avere un disegno strategico e condurre la cittadinanza a stabili comportamenti positivi. È inutile, e sul medio termine dannosa, se stimola comportamenti effimeri e di breve durata, che è poi la sostanza della comunicazione politica, prevalentemente orientata al consenso del momento. In questo marasma pandemico, ai problemi di una comunicazione pubblica in generale, frammentata e poco chiara, si aggiunge anche la confusione tra testimonial e influencer, che non sono la stessa cosa.Paolo Girola
Il giorno della memoria che si celebra ogni anno il 27 gennaio , deve essere, secondo me, non solo il ricordo della follia omicida nazista , scatenata in particolare contro gli ebrei , ma anche il monito perché il razzismo in tutte le sue forme non diventi mai più parte di un programma politico di governo. Quest’anno voglio parlare dei “buoni”. Di quelli che furono non solo solidali, ma coraggiosi soccorritori degli ebrei perseguitati. E per ricordarli , mi si perdonerà se porterò una testimonianza personale, diretta , di quanti si misero in gioco dopo l’8 settembre 1943, quando farlo poteva costare molto caro. Di quei lontani fatti, in casa mia se ne parlava: mia madre e mio padre ( non ancora sposati né conoscenti) avevano aderito entrambi alla Resistenza. Venivano da famiglie antifasciste, vere, non quelle che si scoprirono tali il 26 aprile 1945, con i tedeschi in fuga e i repubblichini braccati e arrestati.Pier Carlo Sommo
La sigla DPCM, diventata famosa con l’avvento del Covid, è l’abbreviazione di “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”. E’ un atto convalidato dal Presidente senza passare per il Parlamento, allo scopo di varare provvedimenti urgenti in situazioni di emergenza. Tali atti un tempo erano cosa seria, scritti con il sussidio di giuristi ed esperti di settore, calibrando parole e valutando con attenzione situazioni e realtà. Purtroppo oggi i DPCM che si susseguono da un anno a ritmo incalzante, e sono capolavori di scarsa comprensibilità giuridica, pieni di incongruenze e assurdità, sono solo atti burocratico-amministrativi lontani dalla logica e vita reale. La questione delle seconde case, da poco tempo finalmente accessibili, è significativa. E’ stata una proibizione insensata che, senza valida ragione, ha aggravato la crisi economica delle località turistiche.Pier Carlo Sommo
La frase “hic sunt leones” (in latino «qui abitano i leoni»), compariva sulle carte geografiche dell'antica Roma in corrispondenza delle zone ancora inesplorate. La frase non segnalava la presenza di leoni, ma indicava che non si sapeva cosa c’era in quelle lande sconosciute, a parte il fatto che erano abitate da belve ed erano territori che non potevano essere conquistati. Insistere sull’assurda questione della chiusura delle stazioni sciistiche, fa immaginare che a Roma pensino ancora che sulle Alpi “hic sunt leones” . Pare che ritengano le zone montane territori sconosciuti e probabilmente non conquistabili con “redditi di cittadinanza” e strani “bonus” rilasciati a pioggia che nessuno ancora sa chi pagherà…*Pier Carlo Sommo
Il 2020 volge al termine. È tempo di bilanci. Qualche considerazione sul periodo trascorso. Essendo la Comunicazione / Informazione Pubblica da anni il mio mestiere parlerò di emergenza COVID19 nell’ambito della mia professione. La sera del 18 dicembre 2020 il Premier Giuseppe Conte ha trasmesso l’ennesimo messaggio sulle disposizioni anti contagio per fine anno. Al di là del contenuto, come al solito troppo lungo e poco chiaro, le reazioni in prevalenza non sono state positive, perché il tentativo di soddisfare tutti, di regola ottiene l’effetto contrario. Inoltre dal messaggio pare assente un piano strategico valido.Paola Claudia Scioli
#Italiaunicaqui - Non c’è una spiegazione razionale ma, superata la piazza del borgo antico di Celleno (Viterbo) e iniziato il percorso sulle passerelle tra le rovine del paese, mi sono sentita catapultata indietro nel tempo a quel luglio 1984 in cui ho visitato il sito di Harran nella Turchia sud-orientale, città dell’antica Mesopotamia dalla quale rimasi stregata. Quest’estate è successa la stessa cosa nella piccola località della Tuscia viterbese recentemente inserita tra i 25 più affascinanti borghi fantasma d’Italia grazie ad un articolo della testata The Telegraph, che ce l’ha fatta scoprire. La sua posizione strategica fra Civita di Bagnoregio e il Lago di Bolsena, ad appena un'ora in auto da Roma e vicino a Orvieto, al confine con la Toscana, distrae l’attenzione del viaggiatore.