Carola Vai
Storia, arte, eleganza, modernità. Sono le caratteristiche del Bettoja hotel Mediterraneo, affacciato su via Cavour, a pochi metri dalla stazione Termini, nel cuore di Roma. Da anni sono cliente della struttura ed ogni volta, appena entrata nel salone di ingresso, ho la piacevole sensazione di fare un tuffo negli Anni ’30. L’albergo è un’opera d’arte totale, tutto concepito e realizzato in stile Art Deco’, firmato dall’architetto Mario Loreti, e proprietà, insieme agli altri due hotels della zona, ossia il Massimo D’Azeglio e l’Atlantico, della famiglia Bettoja oggi arrivata alla quinta generazione, come mi ricorda il presidente, Maurizio Bettoja. Il palazzo vincolato dai Beni Culturali da novembre 2019 è stato spesso scelto da registi di tutto il mondo come set dei loro film.

“Impossibile rammentare i titoli, anche se certe pellicole hanno avuto enorme successo” ammette con voce pacata Maurizio Bettoja. Ma poi elenca con soddisfazione alcuni record unici nel panorama romano conquistati negli anni dall’hotel Mediterraneo: “all’epoca della sua costruzione, 11 piani, era il più alto del centro storico della capitale; rappresentava il modello più avanzato nel design alberghiero; ed è stato il primo edificio in Italia ad essere dotato di aria condizionata”. Insomma un albergo dove gli ospiti hanno sempre incontrato passato e modernità, storia e tecnologia. Come accade anche oggi. Innovazione continua nel rispetto della tradizione “ma prestando la massima attenzione alle molte opere d’arte presenti: dai mosaici alle statue originali e di grande valore, fino al mobilio antico, di legno pregiato”, sottolinea Maurizio Bettoja.

Siamo comodamente seduti in due poltrone frontali poco lontano dal camino la cui cappa è un intarsio raffigurante Prometeo realizzato dal Loreti su bozzetto dell’artista Achille Capizzano. E’ detta la grande sala comune con dal lato affacciato su via Cavour il Salone delle Mappe per la presenza su una parete della mappa del Mar Mediterraneo circondata da segni zodiacali, e sulla parete opposta di un grande pannello intarsiato di legno con l’allegoria della Scrittura; dall’altro lato il Banco Bar in cristallo e mosaici, dall’aspetto futuristico ancora oggi,anche lui di Loreti, ma con la collaborazione del pittore Franco D’Urso. Dal bar si arriva nella sala colazioni dotata di travi di quercia sorrette da mensole a forma di tritoni e sirene scolpiti nello stesso legno. Sul soffitto dominano due grandi lampadari di bronzo sormontati da sirene e lanterne, e sulle pareti varie appliques in bronzo con sirene contribuiscono ad illuminare l’ambiente. Ogni dettaglio all’hotel Mediterraneo è arte: pavimenti, pareti, arredi, mobilio, il tutto ristrutturato nel tempo con il massimo rispetto dell’originale. L’enorme scalinata di marmo, formata da grandi blocchi monolitici sospesi nel vuoto, è ancora oggetto di studio di architetti di tutto il mondo. Grande attrazione è la terrazza, la più alta della città all’epoca della costruzione, dalla quale si vede tutta Roma.

La storia dell’hotel Mediterraneo si intreccia con quella della famiglia Bettoja, origini piemontesi, da oltre 150 anni impegnata in un ruolo di primo piano nell’ospitalità italiana. Tutto iniziò a metà Ottocento o poco più. Maurizio Bettoja, trisnonno dell’attuale presidente, e figlio cadetto di una nobile famiglia originaria del lago d’Orta, arrivò a Roma, erede dei beni di famiglia, mentre il fratello maggiore ebbe il patrimonio in Piemonte. In breve si impegnò nel commercio di grano, olio e vino. Per conservare il vino acquistò diverse grotte al Monte Testaccio. Poi nel 1875 rilevò il pianterreno e il primo piano di un palazzo residenziale di nuova costruzione in via Cavour, nei pressi della stazione Termini, dove già c’era un ristorante nato da un’antica osteria aperta per il Giubileo del 1600 nelle vicinanze della Basilica di Santa Maria Maggiore. Ma la svolta avvenne con il figlio, Angelo Bettoja, e dalla sua amicizia con Bonaldo Stringer, grande economista e primo governatore della Banca d’Italia. “Fu Stringer a suggerire al mio trisnonno, poiché già aveva le cantine e il ristorante, e si trovava vicino alla stazione, che sarebbe stato un buon affare aprire un albergo, vista all’epoca la necessità a Roma di strutture d’accoglienza. Maurizio Bettoja accettò il consiglio”. Iniziarono i lavori con l’obiettivo di realizzare un albergo elegante a cominciare dal nome, Massimo D’Azeglio, in omaggio allo statista e scrittore piemontese.

Venne creata una portineria al pianterreno dell’edificio collegata al ristorante di cui fu rilevata la gestione. E nel 1878 partì l’avventura alberghiera della famiglia Bettoja. L’hotel in stile umbertino,curato in ogni dettaglio, dagli arredi alla qualità dei servizi offerti, in pochi anni attrasse l’attenzione del pubblico tanto da convincere il proprietario ad acquistare tutto l’edificio. La vicinanza al teatro dell’Opera contribuì presto ad attirare gli artisti più famosi del tempo. In pochi anni l’albergo divenne una delle mete preferite di personalità italiane e straniere. Tra gli ospiti abituali c’erano il compositore Pietro Mascagni, lo scultore Mario Rutelli, e tanti altri. Durante la prima guerra mondiale soggiornarono i Generali Cadorna e Diaz, ed anche la famiglia reale montenegrina. Desideroso di espandersi, l’imprenditore acquistò nella stessa zona l’albergo Liguria che poi fece demolire per costruire nel 1933 l’attuale hotel Atlantico, più semplice e meno pretenzioso, ma con camere molto spaziose e dotate di ogni confort.

Quando, a metà degli anni Trenta si iniziò a parlare dell’Esposizione Universale del 1942, il regime avviò una serie di grandi opere per ottenere il consenso internazionale. I Bettoja già proprietari dalla parte opposta all’hotel Massimo D’Azeglio dell’albergo “Lago Maggiore” distribuito su una palazzina di quattro piani, decisero di farlo abbattere. E dopo aver ottenuto il permesso per realizzare un edificio di 11 piani, vennero avviati i lavori del futuro Mediterraneo. Ma l’Esposizione non ci fu a causa dello scoppiò della seconda guerra mondiale. L’Expo “fantasma” lasciò comunque nella capitale un vasto patrimonio architettonico a cominciare dal quartiere dell’Eur. Ed anche l’hotel Mediterraneo i cui lavori iniziati nel 1938 avrebbero dovuto concludersi in tempo per ospitare importanti personaggi in visita a Roma. “I miei avi erano grandi viaggiatori e avevano voluto un albergo elegante e all’avanguardia”, spiega Maurizio Bettoja. Nel 1942 l’albergo era pronto per accogliere i visitatori, ma nel settembre 1943 arrivarono i tedeschi e occuparono sia il Massimo D’Azeglio che il Mediterraneo.

Gli alberghi Bettoja non hanno mai chiuso le porte, né durante le due guerre mondiali e nemmeno durante il Covid anche se negli angoscianti mesi della pandemia rimase in funzione solo il Massimo D’Azeglio.
Nel contesto di un mercato sempre più globale e competitivo, i tre alberghi, oggi 500 camere in tutto (245 al Mediterraneo, 184 al Massimo D’Azeglio e 69 all’Atlantico) continuano essere a conduzione famigliare. Maurizio Bettoja, dopo aver studiato Storia dell’Arte ha deciso di continuare la tradizione di famiglia. A contrastare il serpeggiare di voci circa eventuali vendite, i Bettoja hanno aggiunto nel pacchetto, da ottobre 2020, una nuova struttura: l’hotel Nord Nuova Roma, in compartecipazione con la famiglia Baglione. Ma pur potenziando la presenza alberghiera romana i Bettoja continuano sentirsi legati alla terra d’origine:“abbiamo ancora la casa di famiglia sul lago d’Orta, ed io ci vado una volta al mese”, confida Maurizio Bettoja.
——————————–
www.bettojahotels.it
Via Cavour, 15, 18, 23
00184 Roma RM
Tel: +39 06 4884051
Mail:
mediterraneo@bettojahotels.it
dazeglio@bettojahotels.it
atlantico@bettojahotels.it