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Pier Carlo Sommo

Una città semi deserta già dall’imbrunire, notti buie e silenziose rotte dai lampeggianti blu della polizia, posti di blocco. Di giorno palazzi delle istituzioni con guardiole blindate e agenti armati, scanner agli ingressi, un attentato alla settimana. Per molti, obiettivi effettivi o presunti delle BR, ogni giorno significava tornare a casa cambiando strada, guardare con sospetto chi era vicino al portone di casa, e bisognava fare un paio di giri per vedere se si allontanava… Chi ha vissuto a Torino gli “anni di piombo” del terrorismo rosso non li ha dimenticati. Vedere la mostra fotografica “Torino Ferita 11 dicembre 1979”  inaugurata l’11 marzo alla Biblioteca Nazionale di Torino, riporta indietro a quei terribili anni.

Pier Carlo Sommo

 Purtroppo la guerra è una maledizione insita nella natura umana. Nella storia dell’umanità la pace è sempre stata un breve intervallo tra periodi di guerra più o meno lunghi.  Il crollo del muro di Berlino ha creato una grande illusione  caduta rapidamente. L'equilibrio del terrore aveva creato un periodo di relativa tranquillità inframmezzata da guerre "minori", il dopo è stato di crescente instabilità e minacce. Reputo pericoloso il pacifismo utopico di certe organizzazioni. Chi vuole seriamente la guerra, non arretra di un millimetro,  anzi è incentivato perché interpreta questi atti solo come segni di debolezza.

Dario Gedolaro

“L'America capirebbe meglio cosa provano i russi riguardo all'Ucraina, se si chiedesse come reagirebbe se, diciamo fra dieci anni, la Cina si alleasse col Messico e costruisse una base a un centinaio di chilometri a Sud del Rio Grande”. Lo ha scritto pochi giorni fa l’autorevole Ispi, l’ Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, per spiegare la reazione di Putin all’ ipotesi di un ingresso dell’ Ucraina nella Nato. Bisogna partire da qui, nel momento più grave della crisi fra i due paesi, per cercare di comprendere come si è giunti alla guerra, senza lasciarsi condizionare dall’ emotività che ci porta sicuramente a parteggiare senza sì e se ma per gli aggrediti, cioè gli ucraini.

Carola Vai

Emmanuel Macron ha promesso che la presidenza francese dell’Unione Europea sarà decisiva per i cambiamenti. In attesa di vederne i risultati viene in mente che a influenzare la storia della Francia, e in un certo senso della futura Europa, cominciò cinque secoli fa, una fiorentina: Caterina de Medici (1519-1589) nipote di Lorenzo il Magnifico. Diventata una delle maggiori regine di Francia anche se controversa, rivelò tenacia, intelligenza, insuperabile capacità di mediare, abilità politica. Inoltre la sua astuta strategia di alleanze gettò le basi per la convivenza pacifica tra cattolici e protestanti francesi: primo esempio di tolleranza religiosa nell’Europa moderna.

Carola Vai

I no-vax, e in genere i contrari al vaccino, non sono una caratteristica del tempo del Covid-19. Sono sempre esistiti. Fin dai secoli passati. Basta ricordare la vicenda della zarina Caterina II (1729-1796) detta Caterina la Grande. Figura femminile tra le più leggendarie, l’imperatrice di Russia nel 1768 promosse la prima, clamorosa campagna in favore dell’immunizzazione contro il vaiolo che mieteva migliaia di vittime. La scelta causò una violenta reazione da parte di nobili e religiosi. Inutilmente. Caterina, fiduciosa nella scienza, non si fermò. E offrì lei stessa l’esempio sottoponendosi alla pratica.

Dario Gedolaro

La battaglia contro le discriminazioni è sacrosanta, ma per combattere le discriminazioni non bisogna crearne delle nuove, come se chiodo scacciasse chiodo. E così è discriminatorio chiedere a gran voce che il prossimo Presidente della repubblica sia donna, facendone una battaglia di genere tout court a scapito di requisiti ben più importanti. Ovviamente è discriminatorio il contrario: cioè pensare che una donna (per il solo fatto di essere donna) non sia in grado di ricoprire quell’ importante incarico. Insomma, come spesso accade, viviamo tempi schizofrenici: da un lato si fanno affermazioni idiote e pseudoscientifiche sul “genere fluido”, quella teoria per cui uno non appartiene al genere che gli ha dato Madre Natura, ma se lo può scegliere in base alle sue paturnie psicologiche (a volte anche cambiando idea a seconda di come uno si sveglia la mattina), dall’ altro il genere (di questi tempi quello femminile) viene sbandierato come un fattore di superiorità intrinseca.

Maria Luisa Nitti

(Seconda parte) – La prima visibilità del ruolo delle donne si ebbe nel XIX secolo con le Costituzioni nazionali e il “diritto internazionale umanitario”, leggi che create per proteggere le vittime dei conflitti armati iniziarono a promuovere l’internazionalizzazione dei diritti umani. Di questo periodo sono da sottolineare l’importante ruolo di Florence Nightingale, inglese, e Elizabeth Blackwell, americana, impegnate a difendere i diritti delle donne. Florence Nightingale, appartenente ad una ricca famiglia inglese, ma nata a Firenze nel 1820, rifiutò il matrimonio per dedicarsi alla professione infermieristica diventando famosa per le sue idee innovative che la portarono ad aprire un gran numero di scuole per infermiere. Di lei ancora oggi esistono a Londra una scuola con il suo nome e una statua a lei dedicata, come anche a Firenze. Elizabeth Blackwell fu la prima donna laureata in medicina nel 1849, a New York, dove aprì il primo ospedale gestito da donne. Creò anche una scuola annessa al nosocomio dove le donne potevano studiare medicina.

Dario Gedolaro

“Oggi posso dire, con un pizzico di orgoglio, che lascio una Città migliore di quella che ho trovato". Era il 16 ottobre 2021 e Chiara Appendino, alla vigilia del ballottaggio per il nuovo sindaco di Torino, tracciava così un bilancio dei 5 anni del suo mandato. Ora quella frase risuona come beffarda alla luce dell’ultima indagine socio-economica sullo stato della città presentata pochi giorni fa dall’Associazione delle Fondazioni bancarie piemontesi e redatta da quell’acuto osservatore che è l’economista Mauro Zangola, già direttore del Centro Studi dell’Unione Industriale di Torino. Ma, si sa, non c’ è peggior sordo di chi non vuole sentire. La ricerca ha per titolo: “Conosci la tua città? Un viaggio nella società e nell’economia torinese”. Che cosa emerge? Anzi quali conferme se ne ricavano? Torino è una città che invecchia, che è ferma, che non riesce a risolvere, almeno in parte, i problemi principali dei quartieri più a rischio e continua a non offrire speranze ai giovani che abitano in queste aree. La pandemia da Covid 19 non ha fatto che mettere sale sulle ferite e così è aumentato il disagio, dove invece sarebbero serviti interventi efficaci.