Paola Claudia Scioli
#italiaunicaqui – Verbania, città sparsa sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, nata artificialmente nel 1939 dall’unione di più paesi (Intra, Pallanza, Suna e altri ancora), punta sul suo scenografico paesaggio per la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022. Un triangolo di terra, protetto alle spalle dalla selvaggia Val Grande, costellato di ville signorili con rigogliosi giardini affacciati sul lago blu, da sempre punto di riferimento per turisti italiani e stranieri. In questo periodo dell’anno Verbania sembra essere andata in letargo. Tuttavia, questo è un territorio tradizionalmente sempre in fermento sin dall’inizio dell’Ottocento.
Da Verbania sono infatti passati importanti artisti, poeti, scrittori, viaggiatori che se ne sono innamorati e ne hanno parlato con entusiasmo nelle loro opere: da Stendhal a Richard Wagner, a Lord Byron, a Joseph M.W. Turner, a James F. Cooper, a Hans C. Andersen, a Felix Mendelssohn, ad Alexander Dumas, a Honoré De Balzac, a Nicolaj Gogol, a Franz Liszt, a Ivan Turgenev, a Charles Dickens, a Gustave Flaubert fino ad Ernest Hemingway, che vi ambientò la parte finale del romanzo “Addio alle armi”. Ma anche numerosi patrioti e politici italiani come Giuseppe Garibaldi, Massimo D’Azeglio, Giulio Carcano, Pietro Borsieri, Cesare Correnti, Benedetto Cairoli, Felice Cavallotti, Giovanni Berchet e Ruggero Bonghi, che fu anche testimone delle discussioni filosofiche tra Antonio Serbati e Alessandro Manzoni raccolte poi ne “Le Stresiane”.
Verbania è anche la città natale di Paolo Troubeztkoy (1866), scultore impressionista celebre per la compenetrazione tra il soggetto e l’atmosfera circostante che caratterizza le sue opere. I suoi bozzetti in gesso e le sue sculture che ritraggono personaggi famosi, molte delle quali esposte al Museo del Paesaggio, sono il ritratto di un’epoca: da Tolstoy a Segantini, da Gabriele D’Annunzio a Giacomo Puccini e ad Arturo Toscanini. Proprio quest’ultimo ebbe un rapporto speciale con Verbania e il Lago Maggiore, che frequentò a lungo per le sue vacanze estive. Toscanini affittò la villa dei principi Borromeo sull’Isolino di S. Giovanni dall’inizio degli anni ‘20 fino al 1938 e spesso fu ospite della Contessa Bonacossi proprietaria di Villa San Remigio, che amava invitare nel suo salotto culturale artisti, pittori e musicisti milanesi. È proprio in questo periodo che lo scultore russo Paolo Troubetzkoy lo immortalò. Molte sono, per altro, le testimonianze che ritraggono il maestro nei suoi soggiorni a Verbania anche dopo la Seconda Guerra Mondiale fino al 1952. Nacque forse proprio in quell’epoca nel territorio la vocazione artistica e musicale suggellata dalla realizzazione dell’avveniristico teatro Il Maggiore, sul lungolago. Realizzato come una scultura tra il 2010 e il 2016 su progetto dell’architetto spagnolo Salvador Perez Arroyo del Gruppo Stones, ha una struttura particolare: visto dal basso sembra un fiore sbocciato; visto dall’alto, ha la forma di 4 grandi sassi (i sassi del lago) come quelli riprodotti sul logo ideato per la candidatura del 2022, che rappresentano il lago (azzurro), i monti e i giardini (verde), le fioriture (multicolore) e le pietre delle cave (grigio).
L’acqua, simbolo di Verbania, è anche l’elemento che ne ha influenzato lo sviluppo economico, turistico e culturale. Da un lato la ricchezza d’acqua favorì infatti gli insediamenti industriali nell’Ottocento; dall’altro permise la costruzione di sontuose ville frequentate da mecenati, artisti e viaggiatori d’Oltralpe, circondate da rigogliosi giardini con innovative attività florovivaistiche. Proprio tali attività hanno reso la provincia del Verbano Cusio Ossola una delle zone d’Italia leader nella produzione di azalee, rododendri e soprattutto camelie, alle quali è dedicata una duplice manifestazione – in primavera e in autunno – a Villa Giulia. Di proprietà della famiglia Branca, realizzata in due fasi, la Villa è stata terminata nel 1884 con l’aggiunta di loggiati, colonne, saloni, una darsena e una spettacolare terrazza circolare affacciata sul lago. Poco oltre si incontra un’altra delle più conosciute ville del Lago Maggiore: Villa Taranto, costruita tra il 1931 e il 1940 dal capitano scozzese Neil Mc Eacharn con l’aiuto del botanico Henry Cocker. I suoi giardini botanici, inclusi nel prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society ed estesi per circa 20 ettari, con oltre 1000 specie non autoctone e 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica provenienti da tutto il mondo, sono uno dei più importanti parchi d’Italia.
La passione per i giardini botanici sbocciata nel XIX secolo è tra le caratteristiche più diffuse in questo territorio. Un esempio sono le Isole Borromee, poco distanti, dove i rigogliosi agrumeti che ornavano le dieci terrazze dei giardini barocchi dell’Isola Bella o il giardino all’inglese dell’isola Madre, sono stati sostituiti con magnolie, eucalipti, conifere, aceri, rododendri, azalee, camelie provenienti da tutto il mondo. Poi Villa San Remigio, circondata anch’essa da un parco e vicina all’Oratorio di San Remigio, edificio romanico dell’XI-XII secolo, con pregevoli affreschi medievali. Situata su un’altura un po’ all’interno, riserva uno scorcio sul lago. Voluta dal marchese Silvio della Valle di Casanova, musicista e poeta, e dalla moglie Sophie Browne, appassionata pittrice, si ispira alle grandi ville italiane rinascimentali e barocche, dove natura e forme artistiche convivevano in armonia.
All’interno del giardino delle Ore, dell’Hortus Conclusus, dei giardini della Letizia, della Mestizia, delle Memorie, dei Sospiri si trovano numerose statue, decorazioni, ornamenti pronti ad accogliere musicisti e artisti provenienti da tutto il mondo, che qui si incontravano e confrontavano. Tradizione mantenuta fino a oggi, visto che la villa è sede di concerti ed eventi culturali. L’attenzione per l’attività culturale sulle rive del Verbano tra fine Ottocento e inizio Novecento è testimoniata anche da Villa Maioni, voluta da un mecenate locale come sede della Biblioteca Civica, nata come biblioteca popolare per diffondere l’amore del sapere nelle classi operaie. Intenzione che è stata anche alla base della diffusione negli anni sessanta del secolo scorso delle prime opere a fascicoli, vendute da De Agostini nelle edicole.
Non è un caso poi che proprio a Verbania sia nato il primo Museo del Paesaggio, realizzato nel 1909 dal prof. Antonio Massara con l’idea di far nascere dal popolo la consapevolezza della cura e della salvaguardia del territorio. Per secoli via di transito naturale per l’attraversamento delle Alpi, nell’Ottocento il lago entrò nei percorsi del turismo internazionale d’élite e nella villeggiatura dell’aristocrazia e della borghesia industriale, mentre, dal punto di vista pittorico, divenne campo di sperimentazione della scuola lombarda di paesaggio. E il Museo del Paesaggio, trasferito nel 1914 nella nobiliare Villa Viani-Dugnani, oggi offre al pubblico, con le sue collezioni di pittura e scultura del XIX e XX secolo raffiguranti il paesaggio lacustre e montano del Verbano, la possibilità di conoscere vari aspetti dell’arte e della storia del territorio provinciale, oltre che di ricordare il forte legame che si creò tra gli artisti, le famiglie borghesi, che passavano sul lago i loro soggiorni, e questo territorio (www.museodelpaesaggio.it).