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Carola Vai

Emmanuel Macron ha promesso che la presidenza francese dell’Unione Europea sarà decisiva per i cambiamenti. In attesa di vederne i risultati viene in mente che a influenzare la storia della Francia, e in un certo senso della futura Europa, cominciò cinque secoli fa, una fiorentina: Caterina de Medici (1519-1589) nipote di Lorenzo il Magnifico. Diventata una delle maggiori regine di Francia anche se controversa, rivelò tenacia, intelligenza, insuperabile capacità di mediare, abilità politica. Inoltre la sua astuta strategia di alleanze gettò le basi per la convivenza pacifica tra cattolici e protestanti francesi: primo esempio di tolleranza religiosa nell’Europa moderna.

Emmanuel Macron

Diventata regina fu pioniera nell’interpretare i viaggi come opportunità di conoscere e farsi conoscere di persona dal popolo francese, una sorta di campagna elettorale. Grande innovatrice introdusse in Francia l’uso della forchetta (i francesi mangiavano ancora con le mani) imponendolo persino per legge con un decreto; e molti alimenti italiani, compreso l’olio d’oliva e piatti entrati nella tradizione culinaria della patria di Macron.

Inizialmente la vita di Corte per Caterina duchessa d’Urbino e contessa d’Auvergne, nata il 13 aprile 1519, non fu facile, segnata più dalle lacrime, dal disprezzo e dalle critiche che dai sorrisi. Ma lei, pur giovanissima, scelse di resistere. A farla arrivare in Francia all’età di quattordici anni fu il matrimonio con Enrico II, figlio del re, voluto dallo zio, papa Clemente VII, desideroso di avere una persona di fiducia a Parigi poiché il protestantesimo si stava diffondendo in tutta Europa pericolosamente. L’aristocrazia francese accolse con ostilità la duchessina definita “straniera” e per di più di basso rango nobiliare. Lo sposo, di due anni più grande, pare fosse un bel giovane destinato a diventare un uomo affascinante. Caterina se ne innamorò subito. Mai ricambiata. Enrico II trovò la moglie bruttina e senza fascino. Tanto più che si era legato ad una donna, e lo rimarrà tutta la vita, ritenuta all’epoca la più bella di Francia, Diana di Poitiers, anche se con 20 anni più di lui. Caterina soffocò delusione e gelosia e adottò un atteggiamento dolce e remissivo.

Caterina de Medici in abito vedovile

Inutilmente. Il suo stile e la sua arguta intelligenza invece conquistarono il suocero quarantenne, re Francesco I, figlio di Carlo di Valois-Angouleme e Luisa di Savoia. Il sovrano affascinato dalla cultura, dalla conversazione, dalla modestia della giovanissima nuora, la volle nella cerchia di favoriti al suo seguito ovunque andasse. Fu per seguire il suocero nelle battute di caccia che Caterina inventò la cavalcata all’amazzone per consentire alle donne di adeguarsi allo stile degli uomini senza mostrare troppo le gambe. Nonostante gli sforzi per catturare l’attenzione del marito, Caterina dopo dieci anni di matrimonio, rischiò di essere ripudiata perché ancora senza figli. Minaccia diventata quotidiana dopo la morte dell’erede al trono, Francesco, e il passaggio del ruolo a Enrico destinato ad essere re di Francia. Quando la situazione stava diventando irrimediabile trovò nell’amante del marito un’alleata. Diana preoccupata di perdere il ruolo con l’eventuale arrivo di una nuova sposa, convinse Enrico a frequentare il letto matrimoniale e inviò alla fragile rivale il suo medico personale. Intanto Caterina quando i medici di Corte le consigliarono, fra i molti suggerimenti per diventare mamma, di curare l’alimentazione, convocò i numerosi cuochi, pasticceri e confettieri che si era portata dall’Italia e con loro studiò nuovi cibi. Impossibile dire se la nuova alimentazione ebbe effetti. Si sa comunque che i due giovani diventati sovrani di Francia 14 anni dopo le nozze, ebbero dieci figli (dei quali solo sette sopravvissero). Caterina anche nel ruolo di regina restò comunque la donna numero due, superata dall’amante del marito. Una situazione che lei affrontò senza reagire, dedicando il tempo al ruolo di mamma, ma anche a studiare, e a osservare la corte per conoscere pregi e difetti dei vari frequentatori ed elargire pacati, ma continui consigli al re.

Papa Clemente VII

Nel 1559, dopo dodici anni di regno, Enrico II morì per le ferite causate durante una battuta di caccia. Aveva quarant’anni. Caterina, con un’innovazione ancora diffusa oggi in quasi tutta Europa, iniziò a vestirsi di nero in segno di lutto, osservanza che praticò per tutta la vita. In questo modo rivelò l’importanza, con secoli di anticipo, di comunicare con l’immagine e l’abbigliamento tutta la sua autorità derivata per lei allora dal fatto di essere vedova e madre. I figli da quel momento si susseguirono al trono, uno dopo l’altro. Ma essendo troppo giovani per governare, o cagionevoli di salute, fu Caterina a muovere le redini del potere. Dopo aver allontanato per sempre dalla Corte l’ex amante ufficiale di Enrico II, Diana di Poitiers, e tutti i suoi sostenitori, la sovrana si tuffò nel ruolo di reggente definito con il nome di “regina madre”. Cresciuta orfana in un convento, temprata da anni di dispiaceri e dolori, superò con forza anche i vari lutti causati dalla morte dei figli. Di fatto governò la Francia per quindici anni usando il guanto di velluto e il pugno di ferro. Ma in realtà non smise di occuparsi delle faccende politiche della Francia fino alla morte, all’età di 69 anni, il 5 gennaio 1589.  Durezza, la sua, avvolta in un’impareggiabile capacità di mediare. Consapevole della volontà di molte persone impegnate a distruggerla approfittando della sua posizione politicamente debole, con spregiudicatezza sfruttò di volta in volta l’appoggio degli uni o degli altri con alleanze machiavelliche. Davanti alle tensioni tra cattolici e protestanti sempre più aspre, Caterina preferì non schierarsi. Viaggiò per la Francia con il figlio e futuro re Carlo IX in una sorta di campagna elettorale. Determinata a salvaguardare il trono per i figli, mai si arrese davanti alle difficoltà. Per tenere i nobili occupati controllandoli, fece organizzare a corte continue feste, banchetti, giostre, concerti creando un clima allegro e pacifico. Con lo stesso obiettivo si occupò del cerimoniale di corte rendendo l’etichetta più rigida e raffinata e adeguandola di volta in volta alle varie situazioni. In pratica anticipò di un secolo quello che farà poi nella reggia di Versailles Luigi XIV, “re Sole”, ma anche quello che accade ad esempio ai nostri giorni in molti Paesi per la nomina di re e regine, ed anche di capi di Stato e di governo.

Re Enrico II

Nelle lunghe lotte tra cattolici e protestanti che afflissero molti anni del suo regno, Caterina tentò il più possibile di praticare la tolleranza per arrivare alla pace religiosa della Francia. Non volendosi per questo mai schierare, cercò continue alleanze. Così, fece sposare la prima figlia, Elisabetta, al cattolico re di Spagna, Filippo II, anche se lui aveva molti anni in più; poi nel 1572 assegnò la seconda figlia, Margherita di Valois, detta Margot, al protestante Enrico re di Navarra come atto di riconciliazione tra cattolici e protestanti. La decisione mentre richiamò a Parigi migliaia di protestanti desiderosi di vedere le nozze, suscitò l’ira dei cattolici. Scoppiò una sanguinosa rivolta passata alla storia come il massacro di San Bartolomeo compiuto nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, con migliaia di vittime. La responsabilità storica dell’accaduto venne attribuita a Caterina anche se mai sono emerse prove o testimonianze, e lei si sforzò senza sosta di portare la pace religiosa in Francia.  A distruggere i suoi piani contribuì Enrico III, l’ultimo dei suoi figli, il suo preferito, che salito al trono la deluse perché agì senza ascoltarla, prediligendo la guerra alla pace. Così Caterina poco prima di morire, all’età di 69 anni, il 5 gennaio 1589, dopo aver vissuto otto guerre di religione, comprese che la pace era lontana. Protettrice delle belle arti, capace di districarsi tra i veleni della corte, lungimirante, è stata sommersa per secoli da varie accuse: malvagità, superstizione, bramosia di potere. Solo negli ultimi anni la sua immagine è stata rivalutata al punto da includerla nell’elenco delle regine che più hanno influenzato la storia della Francia, e in un certo senso della futura Europa. Ed è emerso che nonostante le molte contraddizioni lei agì sempre e soltanto con due obiettivi: il bene della Francia e della sua famiglia. Una politica concreta dove il potere venne usato per ottenere pace, prosperità, sviluppo. Quello a cui aspira Macron con la presidenza del semestre europeo assegnata alla Francia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)