Paola Claudia Scioli
Di Caterina, vissuta nella seconda metà del XV secolo e conosciuta come la “bastarda degli Sforza”, per essere nata dall’unione illegittima tra Galeazzo Maria Sforza e la sua amante Lucrezia Landriani, bellissima dama di corte, si è detto di tutto. Ma di lei due aspetti rimangono impressi nella memoria: la sua eleganza e la sua determinazione, o meglio la sua grinta. Caterina, educata dalla nonna paterna Bianca Maria Visconti nella cornice della raffinatissima corte sforzesca degli anni più gloriosi, circondata da artisti e letterati tra i migliori in Europa, che l’hanno resa raffinata, colta, gentile ed elegante, trascorre l’infanzia e la giovinezza tra Milano e le tenute signorili di Pavia. Bianca Maria e il padre, condottiero di indubbie capacità e munifico mecenate, le trasmettono la passione per la cultura, l’arte, la caccia, le armi, la politica e il gusto di governare, che l’accompagneranno per tutta la vita.
Secondo le abitudini dell’epoca, non ancora adolescente, nel 1477 viene data in sposa per interessi familiari a al nipote di Papa Sisto IV, Girolamo Riario, descritto da Machiavelli come “un essere di bassissima e vile condizione”. Insieme prendono possesso dei domini in Romagna con un’entrata trionfale a Imola, ma è Caterina che diventa la Signora di Imola, dove insieme al suo sfarzoso seguito di dame di corte, viene accolta con grande e caloroso entusiasmo. Pochi anni dopo, conquistata anche la Signoria di Forlì, la coppia si trasferisce a Roma nel palazzo di Campo dei Fiori, dove inizia a frequentare l’entourage papale, tra fasti e giochi politici.
Ma, quando nel 1484 muore il Papa e i cardinali si rivoltano, Girolamo e Caterina sono costretti a ritirarsi nelle loro terre di Romagna, che governano in modo piuttosto tirannico, inimicandosi i nobili locali, che nel 1488 si rivoltano e riescono ad assassinare il marito. Ed è in questo momento che Caterina tira fuori il meglio di sé. Si rifugia nella Rocca di Ravaldino dove organizza un abile e coraggioso contrattacco e ribalta la situazione, riprendendo pieno possesso di tutti i suoi territori. A venticinque anni la “Tigre di Forlì” dimostra di essere una degna discendente di una stirpe di condottieri, malgrado il suo essere donna in un’epoca nella quale la guerra era affare per soli uomini. Tra mille vicissitudini e qualche matrimonio arriva a scontrarsi con le truppe di Cesare Borgia figlio di Papa Alessandro VI e noto per la sua brutalità alla quale anche la forte Caterina, abbandonata al suo destino, deve cedere.
Alla sua leggendaria figura sono strettamente legate quattro rocche medievali della Romagna, in particolare, quelle di Imola e Dozza, in provincia di Bologna, e quelle di Bagnara e Riolo Terme, in provincia di Ravenna, tutte splendidamente conservate e visitabili, raggiungibili in auto, camper (ci sono comode aree di sosta nelle varie località) o bicicletta. E in tutte le località è inutile dire che ci sono ottime trattorie e ristoranti per degustare i prodotti locali.
La Rocca di Imola, splendido esempio di architettura fortificata medievale le cui origini risalgono al 1261, fu trasformata in rocca rinascimentale proprio nell’epoca della presenza sul territorio di Caterina Sforza alla fine del Quattrocento. A partire dal 1480, infatti, le 9 torri angolari quadrate vennero inglobate entro nuovi e più spessi torrioni circolari, capaci di resistere ai colpi delle bombarde, e si avviò anche la costruzione di una residenza, il Palazzetto. Dopo l’assedio da parte di Cesare Borgia la rocca torna sotto il dominio papale e viene trasformata in carcere per 5 secoli.
La Rocca di Dozza, sulle colline tra Imola e Bologna, è un complesso medievale sorto nel XIII secolo, ancora visitabile all’interno, dove si ammirano la cucina antica, la sala delle torture, le prigioni, i vari appartamenti arredati con mobilio originale e dipinti. Nei sotterranei è ospitata l’Enoteca Regionale Emilia-Romagna con l’esposizione e la vendita di oltre 1000 etichette di vino. L’attuale aspetto esterno della Rocca è ascrivibile sempre al tardo Quattrocento, quando Dozza entrò a far parte della Signoria Riario–Sforza. Invece, l’impianto distributivo del palazzo – cortili, atrio, androne e scale – e l’organizzazione del piano nobile, così come oggi ci appaiono, sono in prevalenza riconducibili alla Signoria dei Campeggi che, nella seconda metà del Cinquecento, intraprese massicci interventi di trasformazione allo scopo di trasformare la Rocca da fortezza a sede di rappresentanza diplomatica. Quando il feudo di Dozza fu abolito, la Rocca rimase di proprietà dei Malvezzi-Campeggi che ne fecero la loro residenza fino al 1960.
La Rocca di Riolo Terme è una delle rocche più interessanti del territorio, per lo stato di conservazione in cui si trova. Di fine XIV secolo, questa fortificazione militare appartiene alla tipologia della “transizione”, in cui si sommano caratteristiche architettoniche medievali e rinascimentali: il fossato e le caditoie per il tiro piombante, le camere di manovra con le bocche di fuoco per il tiro radente fiancheggiante. Il suo interno narra la storia dell’epoca in cui fu di proprietà di Caterina Sforza. Dai sotterranei ai piani alti, attraverso stretti passaggi, ci si cala nelle avventure dei cavalieri medievali indossando e impugnando gli strumenti utilizzati in battaglia, si scopre il funzionamento delle macchine da guerra e si ascoltano i racconti della Signora della Romagna. Nella sala del pozzo l’allestimento multimediale permanente “I misteri di Caterina”, dedicato alle gesta e agli amori di Caterina Sforza, trasporta il visitatore in una realtà interattiva, chiamandolo a interagire con la Leonessa della Romagna in persona. Nel Mastio si trova la sezione archeologica con reperti dall’Età del Ferro all’Epoca Romana. La sezione del Museo del paesaggio dell’Appennino faentino offre una visione del paesaggio collinare circostante. Essendo Centro di Documentazione del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, la Rocca è un importante centro di studi, scoperte e attività, un museo del territorio in evoluzione continua.
La Rocca di Bagnara di Romagna costituisce il fulcro della struttura difensiva del Castello, la cui organizzazione era completata dalla cinta muraria, dalla porta civica, dal Torrioncello, dai terragli e dalle fosse, oltre che cardine del popolamento e del complesso edilizio e abitativo. L’origine della Rocca è di datazione incerta, fu probabilmente costruita da Uguccione della Faggiola nel 1297, per poi diventare possedimento dei Barnabò Visconti. Dopo diverse distruzioni, restauri e dominazioni, venne concessa da Papa Sisto IV al nipote Girolamo Riario. Il restauro e l’ammodernamento della Rocca (1487) e della cinta muraria, le primitive strutture del palazzo signorile e la costruzione del mastio (1494) risalgono all’epoca della coppia Riario e Caterina Sforza. Conquistata dai francesi nel 1494, tornò poi sotto il controllo degli Sforza che dovettero cedere nel 1500 all’avanzata di Cesare Borgia che segnò l’inizio della decadenza della Rocca di Bagnara. La Rocca è una tipica costruzione quattrocentesca in mattoni, di aspetto regolare e compatto, a pianta quadrata, con gli edifici articolati attorno a un cortile. Nell’angolo sud-ovest si trova il mastio, poderoso torrione circolare, che rappresentava la difesa principale dell’intero complesso; sull’angolo opposto c’è il bastione, un’altra torre circolare di dimensioni più piccole, collegata al mastio dalle mura di cinta. Il Signore risiedeva nel palazzo, posto sul lato nord, un lungo corpo di fabbrica a pianta rettangolare, a due piani e dotato di una loggia, la cui funzione era strettamente legata ai compiti di rappresentanza, simbolo di potere e, in quanto tale, garanzia di sicurezza contro gli attacchi nemici.
Info: tel. 0542 25413 / 0546 71044 info@imolafaenza.it – www.imolafaenza.it
Vedi anche articoli
http://www.viavaiblog.it/vacanze-2020-in-romagna-tra-borghi-e-tradizioni/
http://www.viavaiblog.it/viaggio-nei-paesi-dipinti-arte-a-cielo-aperto/