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Dario Gedolaro

 Nel momento in cui in Europa tornano i venti di guerra e riparte la corsa agli armamenti, cade il centenario della morte di un illustre e per certi versi singolare personaggio, l’Imperatore Carlo I, ultimo sovrano della monarchia austro ungarica. Guidò il Paese negli ultimi due anni del primo conflitto mondiale, ma cercò in tutti i modi una soluzione pacifica alla guerra, convinto, come il Papa Benedetto XV, che si trattasse di “un’inutile strage”.

Carlo I D’Asburgo e la principessa Zita di Borbone Parma, sposi

Per questi suoi sentimenti e per la profonda religiosità è stato proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II, il 3 ottobre del 2004. Se è giusto ricordare che vi furono voci che contestarono questa beatificazione, è anche giusto riportare quanto scrisse il Premio Nobel per la Letteratura Anatole France, fiero anticlericale: “L’ Imperatore Carlo è l’unico uomo decente emerso durante la guerra a un posto direttivo, ma non lo si ascoltò. Egli ha desiderato disperatamente la pace e perciò viene disprezzato da tutto il mondo. Si è trascurata una splendida occasione”.

La figura di questo Imperatore beato, di cui poco parlano i libri di storia, è stata ricordata a Torino con un convegno che si è svolto nel teatro del Liceo Valsalice, cui ha partecipato il nipote, Martino Arciduca  d’Austria-Este. Si è parlato di “Carlo d’Austria, uomo di fede e di pace”, e, con l’aiuto di due studiosi, si è ripercorsa la vita, l’impegno dinastico, familiare e religioso dell’Imperatore, divenuto inaspettatamente erede al trono Il 28 giugno 1914 in seguito all’assassinio dello zio Francesco Ferdinando d’Austria-Este a Sarajevo, episodio da cui scaturì la Prima Guerra Mondiale. Carlo succedette poi al prozio, l’Imperatore Francesco Giuseppe, morto il 21 novembre del 1916, in piena guerra, e rimase sul trono d’Austria-Ungheria sino al 12 novembre del 2018, quando in seguito alla sconfitta venne proclamata la repubblica. Sposato con la principessa Zita di Borbone Parma (per la quale è in corso un altro processo di beatificazione) ebbe otto figli.

Il pensiero e la sensibilità di Carlo I si rivelano bene da un episodio: il Capodanno del 1919 volle presenziare nella Cattedrale di Vienna a un Te Deum. Alla domanda del perché volesse ringraziare il Signore, nell’anno della sconfitta e in cui aveva perso tutto, rispose: “…l’importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace… e per questo bisogna ringraziare Dio”.

Carlo I, la Principessa Zita e una delle figlie

Quando salì al trono cercò subito di portare avanti una radicale riforma dello stato in senso federale, sollevò dall’ incarico il bellicoso comandante dello stato maggiore, il feldmaresciallo Conrad, e propose soluzioni pacifiche al disastroso conflitto che insanguinava l’Europa. Sostenuto dal Vaticano fece anche due tentativi di una pace separata dell’Austria. Ma fu osteggiato in patria dai bellicisti, dall’alleato tedesco (con minacce di conseguenze pesanti) e dalla Francia e dall’ Inghilterra: la prima perché voleva vendicarsi, per orgoglio nazionalista, dell’umiliazione subita nella guerra del 1870, la seconda perché voleva minare la potenza della rivale Prussia. Purtroppo, si sa come è andata: trattati di pace che umiliarono Prussia e Austria e lasciarono insoddisfatta l’Italia. Nacquero rancori che in Germania sfociarono nel nazismo, si esaltò il nazionalismo nei territori dell’ex Impero austro-ungarico (la creazione della Jugoslavia non è stata una bella idea, visto come è andata a finire) e l’Italia si gettò nelle mani del fascismo. Inevitabile lo sbocco in una seconda guerra mondiale, con milioni e milioni di morti e distruzioni gravissime in tutta Europa.

Non a caso il grande statista italiano, Giovanni Giolitti, era contro l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale: prevedeva l’immane tragedia cui sarebbe andato incontro il Paese, riteneva che le rivendicazioni territoriali italiane potessero essere soddisfatte trattando il non intervento nel conflitto e pensava che l’Impero austro ungarico, pur con tutti i suoi problemi, fosse un elemento di stabilità ed equilibrio per l’Europa. Tornando a Carlo I, morì in esilio a Funchal, l’isola portoghese di Madera a soli 35 anni, in una villa a Quinto do Monte, che gli era stata messa a disposizione da un possidente portoghese in considerazione delle sue precarie condizioni economiche. La casa non era riscaldata e nella primavera del 1922 l’Imperatore si ammalò di polmonite e il 1 aprile di quell’ anno perì.

Riflettere sulle sue aspirazioni di pace fa bene in momenti come questi.

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)