Pier Carlo Sommo
#italiaunicaqui – A Roma vi è un museo pressoché unico al mondo, che testimonia un’esperienza culturale che si può definire rivoluzionaria. Tra gli edifici di archeologia industriale, che hanno conservato buona parte degli impianti di produzione, la Centrale Montemartini è forse l’unico a non essere diventato solo il museo di se stesso. Il complesso è una centrale elettrica del secolo scorso trasformata in un museo di duplice natura, ovverosia, agli imponenti macchinari per la produzione di elettricità che vanno da inizio 900 al 1967 sono inframmezzate statue e mosaici della Roma antica, ritrovati dal 1870 ad oggi. L’atmosfera è indubbiamente suggestiva. La raffinata arte di Roma antica è affiancata e spesso sovrapposta ai vecchi macchinari per la produzione di energia elettrica. Un inconsueto accostamento che suscita fascino e insolite emozioni.
La costruzione della centrale, primo impianto pubblico di produzione di energia elettrica romano, avvenne in un’area tra la via consolare Ostiense e un’ansa del Tevere. Essa fu inaugurata il 30 giugno 1912 da Ernesto Nathan, allora sindaco di Roma, che aveva ideato un vasto programma volto a riorganizzare e modernizzare i servizi pubblici. Nathan aveva istituito nel 1909 l’Azienda elettrica municipale, alla quale furono affidati l’impianto e la gestione del servizio. Uno dei più convinti fautori delle società municipalizzate era stato proprio l’Assessore Giovanni Montemartini, alla cui memoria nel 1915 fu intitolata la centrale. Gli edifici del complesso erano austeri, adeguati alle esigenze di produzione. Colpisce la cura dei particolari dalla costruzione agli arredi. Le esigenze funzionali non sacrificarono l’eleganza delle macchine e la monumentalità, con la precisa intenzione di esprimere l’orgoglio dell’impresa pubblica.
Cessata la produzione di energia nel 1967, dopo circa trent’anni di abbandono, gli spazi della centrale furono restaurati. Nel 1995 la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali decise la ristrutturazione degli ambienti espositivi del palazzo dei Conservatori in Campidoglio. Per non sottrarre al pubblico le opere esposte furono utilizzati gli ampi spazi della centrale. Da quella sistemazione provvisoria si decise che la centrale sarebbe diventata il secondo polo dei Musei Capitolini e quindi si procedette ai lavori per la trasformazione dell’edificio.
Gli spazi museali furono inaugurati nel 1997 con la mostra Macchine e dei, che sottolineava l’ardito accostamento tra l’archeologia classica e archeologia industriale. L’interesse suscitato dalla mostra confermò la validità del nuovo spazio espositivo, tanto che da una sperimentazione temporanea si passò nel 2001 alla creazione di una sede permanente distaccata come secondo polo dei Musei Capitolini, esponendo nuovi reperti archeologici da anni chiusi nei depositi. Nel 2016 il museo venne ampliato con l’apertura di una nuova sala, dove sono esposte le carrozze del Treno di Pio IX. Una testimonianza della storia d’Italia e delle ferrovie, interessante e spettacolare.
La maggior parte dei reperti archeologici è costituita da pezzi provenienti dagli scavi avvenuti dopo l’Unità d’Italia, scoperti costruendo gli edifici della nuova capitale. L’ordinamento espositivo è molto interessante in quanto mette in evidenza le aree di ritrovamento. L’esposizione ricostruisce anche i complessi monumentali antichi, ripercorrendo lo sviluppo della città dall’età repubblicana fino a quella tardo imperiale con opere significative come il grande mosaico con scene di caccia proveniente da Santa Bibiana.
Si possono ammirare alcuni capolavori della scultura antica, come il ciclo di statue che decorava il frontone del tempio di Apollo Sosiano, la colossale testa raffigurante la dea Fortuna proveniente da largo Argentina, e la figura pensosa della musa Polimnia.
I marmi antichi risplendono nello scenario affascinante e suggestivo dei grandiosi ambienti della Centrale, in particolare nella Sala Macchine, che con i suoi preziosi arredi in stile Liberty, conserva inalterate le turbine e gli enormi motori Diesel. Nella Sala Caldaie è impressionante la colossale caldaia a vapore che fa da sfondo alle austere statue di due magistrati romani.
Nel complesso si tratta di un museo veramente originale, dove l’archeologia classica e l’archeologia industriale si intrecciano con i macchinari della centrale che fanno da sfondo alle sculture o viceversa,
Centrale Montemartini – Roma, Via Ostiense, 106
Orari
Dal martedì alla domenica 9.00-19.00
24 e 31 dicembre 09.00-14.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Giorni di chiusura
Lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre