Search

Carola Vai

Il cibo degli dei”. Così era soprannominato un tempo il cioccolato per il suo inimitabile e gustoso sapore. E lo è ancora oggi. Ma non più solo per il gusto. Bensì anche per la sua storia, per il giro d’affari che genera e di conseguenza per il prezzo, persino per il richiamo turistico nelle città dove spiccano piccole aziende, cioccolaterie, e manifestazioni varie come a Torino e a Perugia.

Gianduiotti

Il prezzo del cioccolato è ovviamente determinato da quello del cacao in vertiginosa crescita. Costo che pur tra interrogativi e critiche non porta ancora i consumatori a rinunciare al prodotto, anche se ne riducono le quantità. Il prezzo del cioccolato è la conseguenza di un gran numero di condizioni variabili che vanno dal clima alla politica dei Paesi equatoriali produttori del cacao, alle Borse di New York e Londra dove le quotazioni oscillano senza sosta anche per la scarsità dei raccolti nei paesi produttori di cacao penalizzati da condizioni metereologiche alternate tra siccità e maltempo. Costi poco o nulla dovuti ai modesti stipendi di milioni di contadini e coltivatori impegnati nel settore.

Clara e Gigi Padovani

Il cioccolato dei nostri giorni ha un passato millenario che vale la pena conoscere per comprendere almeno in minima parte le ragioni che stanno riportando il prodotto ad un “cibo dei desideri” sempre più difficile da gustare perché troppo caro. Del resto il prodotto non cresce sugli alberi. Si ottiene dal cacao, pianta alta al massimo cinque metri i cui frutti, simili a piccoli palloni di rugby, racchiudono semi detti fave che, sottoposti a lunghe lavorazioni prima manuali, poi industriali, finiscono per essere trasformati in cioccolato. Una storia complicata e varia come si legge nell’interessante libro “La grammatica del cioccolato e del cacao” di Clara e Gigi Padovani, (Gribaudo editore). I due autori da oltre vent’anni impegnati nella ricerca e nella pubblicazione di volumi orientati a promuovere nel mondo la cultura del cioccolato, nell’ultima fatica sintetizzano in duecento pagine un gran numero di informazioni che vanno dalla produzione alla letteratura, dal passato al presente. Clara e Gigi Padovani, coppia nella vita, ex docente di matematica lei, giornalista per trent’anni del quotidiano “La Stampa” lui, hanno scritto anche vari libri separatamente. In particolare Gigi Padovani ha fatto conoscere al pubblico tutte le curiosità riguardanti la “Nutella”, la gustosa crema prodotta dalla multinazionale Ferrero e lanciata decenni fa in un momento di difficoltà per ottenere il prezioso cacao.

Del resto la storia del cacao e del cioccolato, nata cinquemila anni fa in Sudamerica, tra Equador e Perù, diventati con i secoli i maggiori produttori della pianta, superati in seguito dai paesi equatoriali africani tanto da vedere oggi la Costa d’Avorio e il Ghana ai vertici della classifica mondiale, rappresenta un’industria che genera oltre 130 miliardi di dollari all’anno.  Un’industria coperta per l’80 per cento della produzione mondiale da pochi paesi dell’America Latina e dell’Africa dove si trovano le maggiori piantagioni di cacao.  Le fave di cacao, raccolte solo a mano e più volte all’anno, per questo è difficile prevederne con una certa esattezza la quantità, coinvolgono nelle piantagioni secondo una stima approssimativa 5-6 milioni di piccoli coltivatori per un totale di 40-50 milioni di persone, molti dei quali bambini, che vivono totalmente di questo lavoro. Ma il coltivatore ottiene solo piccolissimi profitti. A fare la parte del leone sono soprattutto le grandi multinazionali europee e americane del cioccolato, anche se quasi tutte sono impegnate nella lotta contro il lavoro minorile soprattutto nelle piantagioni africane. Sforzo per il momento senza grandi risultati. Infatti, come viene ricordato nel libro “La grammatica del cioccolato e del cacao”, un’indagine del 2020 curata “dal NORC dell’università di Chicago ha rivelato che la percentuale dei bambini coinvolti in lavori pericolosi in Costa d’Avorio e Ghana è aumentata del 13% in dieci anni, dal 2009 al 2019”. Il Ghana ha comunque promesso di aumentare il prezzo garantito dallo Stato ai suoi coltivatori di cacao di quasi il 45% per i raccolti del 2024-2025.

Guido Gobino

Resta il fatto che con il passare dei secoli la filiera del cioccolato ha creato una rete di sfruttamento ambientale e lavorativo, generando allo stesso tempo un enorme profitto per poche multinazionali. Anche per questo molti piccoli “cioccolatieri” stanno meditando di fornirsi del cacao necessario direttamente dai coltivatori. Ma l’idea è ancora lontana dalla realizzazione. Intanto Torino, sede del museo del cioccolato, da secoli “capitale italiana della cioccolata” , punta a riproporre in modo innovativo “CioccolaTò”, manifestazione che nell’ultima edizione del novembre 2023 era stata ridotta ad una sorta di mercatino, con tante bancarelle all’aperto di piccoli produttori. L’intenzione è far ripartire la kermesse dal 27 febbraio al 2 marzo 2025 con una formula dove cultura e dibattiti consentono di scoprire la filiera del cioccolato, oltre poterlo gustare tra locali e offerte varie. Un evento in grado di attirare turisti italiani e stranieri. L’idea lanciata da due maestri cioccolatieri torinesi di diversa esperienza, Guido Gobino e Guido Castagna, nell’ambito della presentazione del libro “La grammatica del cioccolato e del cacao” presso il Circolo dei Lettori, è stata accolta con soddisfazione dal segretario generale della Camera di Commercio della città, Guido Bolatto e dall’assessore

Guido Castagna

comunale Paolo Chiavarino. A Torino, del resto, restano numerose le piccole aziende produttrici di cioccolato in parte ancora impegnate nella produzione secondo i due modi lanciati nella prima metà dell’Ottocento: attraverso metodi artigianali oppure attraverso un processo di lavorazione industriale. Ma Torino è entrata nella storia del settore non solo per le numerose aziende produttrici di cioccolato, ma anche per la creazione del gianduiotto, primo cioccolatino incartato al mondo, fatto di nocciole e cacao con una forma unica e il peso fissato da un minimo di 4 ad un massimo di 12 grammi. La città della Mole Antonelliana possiede il maggior numero d’Italia di locali sia storici che moderni dove si può gustare un’ottima cioccolata calda, oppure tanti altri modi di presentare il cioccolato da pasticceria. Logico aspettarsi una manifestazione se non superiore, almeno in grado di competere con la famosa Eurochocolate di Perugia.

 

 

 

 

 

TORINO HA IL PRIMO MUSEO DEL CIOCCOLATO D’ITALIA

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)