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Viola Cora

La Casa Bianca per la terza volta nella sua storia ha un inquilino senza animali domestici. Donald Trump, 47° presidente degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2025, come già aveva fatto nel primo mandato, non ha infatti introdotto nella famosa residenza né gatti, né cani. Solo Andrew Johnson, alla guida del Paese a stelle strisce dal 15 aprile 1865, il giorno dopo l’assassinio di Abramo Lincoln (il primo a portare i gatti alla Casa Bianca), si comportò allo stesso modo. Tutti i Presidenti hanno infatti sempre “rappresentato” i milioni di americani che posseggono almeno un animale domestico.

Donald Trump

Nonostante l’attuale esclusione di qualsiasi bestiola dalla Casa Bianca, gatti e cani hanno avuto un chiassoso spazio nella campagna elettorale. A trascinare nel duello i pelosetti è stato lo stesso Trump durante la sfida con Kamala Harris. Il presidente in un dibattito ha sapientemente lanciato la falsa accusa degli immigrati haitiani che a SpringfieldOhio – si nutrivano di gatti e cani rapiti dalle case degli americani. A nulla sono valse le immediate smentite. La notizia è finita sui media di tutto il mondo. La Rete ha rilanciato la vicenda con scene di ironia digitale. Sono comparse immagini diventate virali del tycoon in fuga con un gatto in braccio inseguito da una folla bramosa di impadronirsi del micio; di Trump abbracciato a gattini e cagnolini o che scappava a dorso di un grosso gatto al comando di un esercito di pelosetti. E tanto altro. Sarcasmo e umorismo non hanno comunque penalizzato l’autore della fake news. Trump ha infatti avuto i voti anche di coloro che hanno temuto per i loro animali domestici.

Libro GATTI DI STATO di Carola Vai

Del resto il tema gatti e cani è molto sentito negli Stati Uniti. Per questo non sono mai stati esclusi dalla Casa Bianca. Qualcuno, come i due più giovani presidenti della storia americana, Theodore Roosevelt e John Filtzgerald Kennedy trasformarono la residenza in una sorta di zoo, non disdegnando di utilizzare il loro pelosetto beniamino per allentare eventuali tensioni durante importanti incontri politici, conquistare l’attenzione e il consenso degli elettori, catturare la simpatia persino all’estero, come si legge nel libro “GATTI DI STATO tra uso pubblico e passioni private”, edito da Rubbettino, della giornalista e scrittrice Carola Vai. Il volume è un viaggio tra re, regine, Papi, leader, Capi di Stato e Capi di governo di mondi diversi, e dei loro felini. Tra i molti personaggi l’autrice si sofferma su vari presidenti degli Stati Uniti D’America.

Theodore Roosevelt alla guida del Paese americano dal 1901 al 1909, ossia dai suoi 42 ai 51 anni di età, introdusse in politica soprattutto i gatti. Uomo che fece del coraggio la sua religione, alpinista, cacciatore, animalista, gattaro, ambientalista, Premio Nobel per la pace nel 1906, uno dei quattro volti scolpiti sul monte Rushmore, con quelli di George Washington, Thomas Jefferson e Abramo Lincoln, visse sempre con molti gatti. Uno di questi Slippersera tenuto talmente in considerazione da essere trattato come il più importante inquilino della Casa Bianca” si legge nel libro. E ancora: “Gatto di Stato, a Slippers era concesso di tutto. Ad esempio, durante i formali banchetti della Casa Bianca poteva muoversi tra i partecipanti, o dormire nel corridoio che dalla sala da pranzo portava alla East Room, dove venivano prese importanti decisioni.” La tranquilla presenza del micio contribuì ad attrarre attenzione e simpatia verso il giovane Roosevelt finito nella sala Ovale da un momento all’altro dopo l’assassinio del presidente Mckinley, e all’inizio avvolto da critiche e polemiche del partito repubblicano convinto di avere a che fare con un avventuriero più che un riformatore.

Socks, il gatto del Presidente Bill Clinton

Molto seguito dai media americani fu anche il micio Tom Kitten, portato da John e Jacqueline Kennedy. Il pelosetto aveva il diritto di entrare nello Studio Ovale in qualsiasi situazione. Stesso permesso lo aveva conquistato Socks, il gatto dei Clinton, famiglia presidenziale dal 1993 al 2001. Socks visse anni da star al punto da ricevere milioni di lettere e conquistare il primato del micio più fotografato di tutti quelli vissuti fino ad oggi alla Casa Bianca. Lo stesso Bill Clinton parlando della rete disse: “quando sono stato eletto, solo i fisici nucleari avevano sentito parlare del Web. Ora persino il mio gatto ha la sua home page”.

Tra i quattro zampe vissuti nella Casa più famosa del mondo, il libro di Carola Vai ricorda l’amatissima gatta di George W. Bush, alla guida degli Stati Uniti d’America dal 2001al 2009, unico presidente della storia americana costretto ad affrontare discussioni diplomatiche a causa di un gatto. Motivo? Bush e la first lady Laura traslocarono nella famosa abitazione con due cani e la micina, India. Ma appena il suo nome, come quello delle altre bestiole, divenne di dominio pubblico arrivando anche in Asia, dall’India giunsero vivaci proteste. Scoppiò quasi una crisi diplomatica che influenzò persino i rapporti commerciali. Bush per riportare la calma cominciò chiamare la gatta “Kitty”. Insomma i pelosetti dei potenti, come sottolinea Carola Vai nel suo volume, sono gatti di Stato e gatti di potere che per il loro status ebbero, ed hanno, ripercussioni di vario genere non solo sull’ambiente circostante, ma a volte addirittura sull’economia del Paese. Fatto che per ora lascia del tutto indifferente Donald Trump, anche in questo contesto diverso dai precedenti presidenti degli Stati Uniti d’America.

 

 

I GATTI DI STATO RIENTRANO NELLA SCENA DEL POTERE

PAPA RATZINGER RIVELO’ FORZA ANCHE ESPRIMENDO AMORE PER I GATTI

GATTI DI STATO, SPIE DELLA VITA DEI LEADER

 

 

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.