Dario Gedolaro
1 Maggio 2020: una Festa del Lavoro senza lavoro per milioni di italiani. Una situazione paradossale causata dalla pandemia e il futuro non è roseo. Purtroppo tutti gli esperti concordano nel pensare che gli effetti devastanti del Coronavirus saranno la chiusura di migliaia di aziende, la consistente crescita della disoccupazione e il calo dei consumi.
Nel primo trimestre il Pil italiano è già sceso del 4,7% e Goldman Sachs stima che la crisi legata all’emergenza coronavirus porterà nel 2020 a un calo del 9% del Pil dell’Eurozona e dell’ 11% di quello dell’ Italia. L’impatto sul mercato del lavoro si tradurrebbe per il nostro Paese in una crescita al 17% della disoccupazione. Previsioni un po’ meno fosche nel Documento di economia e finanza del governo. L’occupazione potrebbe crollare quest’ anno di oltre 2 punti percentuali e il tasso di disoccupazione toccare il livello dell’11,6%.
C’ è da dire però che i contraccolpi del Coronavirus non sono uguali per tutta la Ue , con i paesi del Nord che reggerebbero abbastanza bene. Se l’ Unione Europea non vuole essere solo un’ espressione geografica, e’ dunque evidente l’importanza di un meccanismo di condivisione dei rischi su tutta l’area dell’euro.
Certo in Italia molto dipende da due fattori: la velocità della ripresa del lavoro e il contenimento del contagio, perché una forte seconda ondata sarebbe un guaio molto grosso. Se sull’ ondata di ritorno molto dipende dai comportamenti individuali e dalle protezioni fornite da parte delle aziende, sull’ aspetto della ripresa economica è fondamentale la strategia che il governo è in grado di mettere in campo.
Cito due casi di aiuti governativi forniti a chi ha un’ attività economica: uno di un italiano residente in Germania, cui è stato dato un prestito a tasso zero di 15 mila euro in 24 ore; il secondo di un altro italiano con un’ azienda di servizi in Svizzera, questa volta il prestito a tasso zero (60 mesi, si paga dal gennaio 2021) è stato di 100 mila euro e gli è arrivato sul conto corrente in 48 ore. Esempi impietosi per il nostro Paese, visto che ancora ieri la viceministra dell’ Economia, Laura Castelli (proprio quella del famoso “questo lo dice lei…” per contestare un’ affermazione dell’ ex ministro Padoan, economista di fama internazionale), ha vantato in tv che “in soli tre mesi” arriverà a chi è senza lavoro la cassa integrazione in deroga (quella decisa per far fronte all’ emergenza Coronavirus).
E che dire del famoso prestito di 25 mila euro, che sarebbe dovuto arrivare praticamente in automatico ai piccoli imprenditori? Si è scoperto che si dovevano compilare decine di fogli, che le banche si riservavano di fare delle verifiche e che il prestito non era “di 25 mila euro”, ma “fino a 25 mila euro”, cioè pari al 25% del fatturato di aziende con ricavi fino a 100 mila euro. Poi c’ è voluto un intervento dell’ Abi (Associazione bancaria italiana) per spiegare ai suoi associati che dal prestito non si dovevano sottrarre le somme dei fidi utilizzati dalle aziende.
Purtroppo i nostri governanti fanno troppi annunci in tv, asserendo che sono in arrivo miliardi e miliardi di euro, ma per ora si tratta solo di parole. Cresce la diffidenza e persino il prudente Bruno Vespa ha detto alla ineffabile Castelli, che vantava di avere sbloccato opere pubbliche per 50 miliardi di euro: “ Mi scusi, ma crederò a queste affermazioni solo quando vedrò le immagini degli operai in tuta nei cantieri ”.
Cresce la rabbia, soprattutto di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti quelli a maggior rischio di non aprire più, quelli che non hanno uffici o collaboratori in grado di districarsi fra le scartoffie e di perdere tempo con la burocrazia, che hanno impellenti scadenze da pagare e che spesso non sanno come e quando potranno riprendere a lavorare. Penso alla situazione drammatica dei gestori di bar, di ristoranti, di alberghi, di stabilimenti balneari. Hanno bisogno di denaro sonante in pochissimi giorni, non di promesse e, nemmeno, di soldi che poi comunque
vanno restituiti. Sostiene in un’ intervista, Aldo Cursano vice presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi: “Il distanziamento dei tavoli ridurrà almeno del 50%, se non del 70%, i posti a sedere di un locale. È chiaro che se i costi resteranno uguali falliremo tutti comunque”. Oltretutto non si sa fino a quando ci sarà questa situazione e pare ormai scontato che la stagione turistica sarà molto compromessa. Si tratta di categorie che hanno bisogno di una reale riduzione della pressione fiscale non solo di rinvii, di aiuti a fondo perduto non solo di prestiti.
In questa situazione è ancora accesissima la disputa sul Mes (il cosiddetto Fondo salva stati dell’ Ue) che ci permetterebbe di avere a disposizione 36 miliardi di euro. Soldi preziosi, ma la principale riserva è che, se l’ Italia lo utilizza, verrebbe sottoposta dalla Commissione europea a “sorveglianza rafforzata” per valutare la sostenibilità del suo debito pubblico. Il fatto che questo spaventi i nostri populisti (di destra e di sinistra) non ci deve rassicurare. Mattia Feltri ha spiritosamente scritto su La Stampa che l’ Italia va “a Bruxelles a ricondurre gli avidi del Nord sulla strada della virtù: liberatevi del dio denaro. E datelo a noi”.