Carola Vai
La Pandemia del Covid-19 lascerà alle spalle enormi macerie. Anche in Italia, e in tutti campi. Privacy compresa. Difficile immaginare che i droni usati per aiutare poliziotti, carabinieri, vigili urbani in auto, in moto, a cavallo, persino in bicicletta per scoprire i disubbidienti all’ordine “stare a casa” imposto per sconfiggere la diffusione del coronavirus, verranno del tutto abbandonati quando questo drammatico periodo sarà superato.
La gente del resto ha cominciato a capire che sull’altare della sicurezza bisogna sacrificare una buona dose di libertà. Le troppe persone indifferenti all’invito a rimanere a casa, a evitare gite, passeggiate, fughe al mare, in montagna, in campagna, hanno favorito la drastica risposta del governo nazionale, delle regioni e dei comuni a passare a controlli con tutti i mezzi tecnologici disponibili e a sanzioni pecuniarie ed anche penali. I trasgressori sono stati scovati un po’ ovunque con un dispiegamento di controlli arrivati solo nel giorno di Pasqua a 213.565, come ha fatto sapere il Viminale. Mentre le persone multate dalle Forze dell’Ordine nella stessa giornata sono state 13.756. Numeri comunque definiti “contenuti” anche se molti sanitari hanno ripetuto che nei quartieri cittadini periferici troppe persone erano ancora in giro. I centri di Roma, Torino, Milano, Firenze, Venezia ed altri città mostrati dalle varie reti televisive attraverso l’uso di droni hanno rivelato piazze storiche e famose in tutto il mondo desolatamente vuote. Situazione diversa nei cortili di condomini e minuscole strade di periferia. Gente riunita in piccoli gruppi, indifferente alla lotta contro il virus e scaramantica persino nella possibilità di imbattersi in possibili controlli, al punto che, come fa sapere sempre il Viminale, per il giorno di Pasqua, 100 persone sono state denunciate per falsa dichiarazione e attestazione. Intanto il suggerimento “ripartire con estrema cautela” ribadito più volte nel week end pasquale ha varie sfumature. Per scienziati, esperti, medici riguarda un ritorno “al
tutti fuori” in modo “rallentato” per impedire la ripresa della crescita della diffusione della pandemia definita oggi ancora “grave”, come ha ripetuto nella quotidiana conferenza stampa nazionale della Protezione Civile, il professor Giovanni Rezza, epidemiologo, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore della Sanità. Per imprenditori e professionisti , invece, la ripresa “strutturata per mettere in sicurezza i lavoratori”, va fatta “al più presto” e senza ulteriori rinvii dopo il 3 maggio per salvare l’economia. In mezzo i politici tra incertezze, volontà di acquistare consensi in vista di future elezioni, necessità di agire in modo da fermare il coronavirus. Con l’obiettivo di portare un contributo alla riapertura del Paese e alla fine dell’isolamento sociale, un gruppo di 150 accademici di varie zone dell’Italia ha scritto una lettera aperta al governo dove viene proposto apertamente di sospendere il diritto alla privacy raccogliendo tutti i dati ritenuti necessari alla gestione dell’emergenza. Gli accademici chiedono di formalizzare una campionatura rappresentativa della popolazione per comprendere l’estensione del contagio e la letalità del virus. Una strategia di controlli alternativa all’isolamento domiciliare che include l’identificazione precoce dei positivi con indagini molecolari e sierologiche di massa. Inoltre è suggerito anche l’obbligo per tutta la popolazione che abbia contatti con il pubblico di indossare mascherine filtranti e protettive. La lettera degli accademici comprende comunque la richiesta di indicare “tempi certi a partire dai quali i diritti costituzionali vengano ristabiliti”. Comprensibili i dubbi che tra le enormi macerie lasciate dal Covid-19 ci siano grandi spazi di privacy.