Dario Gedolaro
E’ stato un errore mettere nelle mani della Protezione Civile la complessissima macchina logistico/organizzativa dell’ emergenza Coronavirus Covid 19. Critica ingenerosa e ingrata? Non credo. C’ è scritto a chiare lettere in uno studio del Coronavirus Resource Center della Johns Hopkins University, che, analizzando la diffusione del Covid 19 in Italia, ha definito il Dipartimento della Protezione civile: “privo di una preparazione specifica”.
Lo ha capito, anche se tardivamente, il governo che – di fronte alle proteste sempre più forti dei presidenti delle regioni cui non arrivavano materiale di protezione e apparecchiature mediche – quasi due mesi dopo la proclamazione dello stato di emergenza sanitaria è corso ai ripari e ha nominato il manager Domenico Arcuri “Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell’ emergenza epidemiologica”. E Arcuri ha fatto quello che andava fatto due mesi prima: ha convocato le aziende italiane per creare un consorzio per la produzione dei carentissimi dispositivi sanitari e ha coinvolto l’ esercito per le esigenze logistiche, di trasporto e dell’ allestimento di strutture sanitarie. D’ altronde, come hanno sottolineato alcuni alti ufficiali in interviste giornalistiche, un conto è avere aerei, elicotteri, navi, camion ecc. e spostare rapidamente soldati nei luoghi più bisognosi di aiuto, un altro basarsi su volontari, che hanno problemi di lavoro, economici e di famiglia.
C’ è stata una eccessiva voglia di protagonismo da parte degli alti burocratici della Protezione Civile, che hanno voluto fare il passo più lungo della gamba. Ora il problema è capire quale sarà il futuro di questa lodevole (lo sottolineo) organizzazione, al 90% fatta di volontari. Il governo ha sin da subito annunciato che stanziava a suo favore 1 miliardo e mezzo di euro. Somma rilevantissima, cui si aggiungono le ingenti elargizioni private (la sola raccolta fondi della Rai ha già superato i 122 milioni di euro, ma finora ne sono stati spesi solo 26, come ha detto Angelo Borrelli il 14 aprile in tv). Tanti soldi e la preoccupazione è che, passata l’ emergenza, la Protezione Civile diventi un altro costoso carrozzone burocratico, generatore di fenomeni occupazionali abnormi come, ad esempio, quelli dei forestali in Calabria e dei dipendenti regionali in Sicilia. Non se ne sente la necessità, visto che strutture preparate per le emergenze ci sono: vigili del fuoco (40 mila), carabinieri (oltre 100 mila), tutte le altre forze dell’ ordine nazionali e locali, Croce Rossa e, soprattutto, l’ esercito (180 mila uomini). Investiamo le risorse pubbliche dove è più opportuno.