Carola Vai
La corsa contro il tempo per salvare il #Turismo dopo l’emergenza #coronavirus ha vari ostacoli. Tra i principali , sia a livello europeo che in Italia, lo scontro di idee orientate a far prevalere interessi che ben poco tengono conto delle necessità di imprenditori e addetti del settore. Infatti, mentre l’Unione Europea nel pacchetto di linee guida per i Paesi membri impone distanze, sanificazioni e frontiere aperte tra i Paesi con rischio simile, dagli stessi Paesi arrivano scelte quasi analoghe, ma applicate in modo diverso. Italia inclusa, dove un crescente numero di imprese del settore, in attesa di aiuti e scelte costruttive, annuncia la chiusura definitiva per difficoltà economiche.
Eppure il turismo che nell’#UnioneEuropea vale il 10% del Pil (prodotto interno lordo), in #Italia sale addirittura al 13% tanto da essere stato considerato fino allo scorso mese di gennaio “il petrolio del Paese”. Un settore che data l’importanza primaria per l’economia nazionale andrebbe salvaguardato in qualsiasi modo. Con tale obiettivo,
nel così detto “decreto rilancio” del governo guidato dal Premier Giuseppe Conte, al comparto turistico è stata riservata una cifra ingente: 4 miliardi di euro, come ha annunciato il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Stanziamenti pubblici ripartiti in molti rivoli da più parti definiti “troppi e dunque poco incisivi”. Si va da una serie di misure adattate alle famiglie che potranno ottenere “”bonus vacanze” da spendere entro fine anno in alberghi, agriturismi, bed&breakfast, agli interventi per aiutare le imprese; ai contributi a fondo perduto per agenzie di #viaggio e tour operator fermi da mesi e con quasi nessuna prospettiva di guadagno prima dell’autunno. E poi: aiuti per la sanificazione e l’adeguamento delle strutture dei settori ricettivi alle prescrizioni sanitarie. E pure la creazione di un fondo di 20 milioni di euro per promuovere “il brand italiano”. Uno sforzo, quello del governo, che non ha tuttavia creato grande soddisfazione nel mondo del turismo, allarmato anche dai troppi divieti, diversi da regione a regione, che penalizzano la possibilità di lavorare. Del resto il turismo per vivere ha bisogno di denaro, possibilità di movimento, servizi disponibili, trasporti , ma soprattutto di un’offerta che escluda la paura del contagio del Covid-19. Senza tutte, o quasi, queste possibilità è difficile attirare la clientela, tanto straniera che nazionale , utile a rivitalizzare il settore paralizzato da oltre tre mesi e con una lontana prospettiva di ripresa. Lo scontro di idee non favorisce certo il comparto, anche se l’Unione Europea ha chiesto ai governi dei vari Stati di prevedere dei voucher per il recupero della vacanza qualora non sia più possibile andare in un dato momento. Nelle linee guida di Bruxelles si parla di trasporti aerei, ferroviari, marittimi e stradali che devono sempre tenere conto delle misure di sicurezza, così come hotel, campeggi e strutture ricettive che dovranno garantire misure di prevenzione dell’infezione. Mentre per quanto riguarda l’apertura delle frontiere è lasciata molta libertà. Così la Germania ha scelto la formula delle frontiere selettive. In pratica consentire gli spostamenti con Lussemburgo e poi Austria, Svizzera e Danimarca, tutti confinanti. Chi torna in Germania da tali Paesi ritenuti con un andamento del Covid-19 e dei nuovi contagi simili a quelli tedeschi, non ha l’obbligo di quarantena . Stessa possibilità sarà prevista con la Francia appena i risultati sul calo della pandemia saranno soddisfacenti. Silenzio invece per quanto riguarda i collegamenti con l’Italia, meta molto frequentata fino alla scorsa estate dai tedeschi in vacanza. L’ottimismo sullo sviluppo del turismo in Italia poco prima dell’arrivo dell’emergenza coronavirus era del resto talmente diffuso da far prevedere al Presidente dell’#ENIT, Giorgio
Palmucci, grandi risultati per il 2020. Palmucci, alla presentazione del piano annuale dell’ ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo, dopo aver ricordato l’aumento di turisti stranieri in Italia (soprattutto da Germania, Austria, Svizzera, ma anche dalla Russia, dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Cina) ha previsto per il 2020 ancora un balzo di presenze dei cinesi. Tra i motivi: l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina (che si è inaugurato il 21 gennaio scorso a Roma) ed un maggiore numero di collegamenti aerei. Purtroppo il 2020 si sta invece rivelando il periodo con la peggiore crisi degli ultimi cento anni con il rischio per un gran numero di strutture del mondo del turismo di scomparire definitivamente. La strada verso la riapertura e dunque verso una ripresa del turismo è da più parti considerata ancora molto lunga ed il timore di una ripresa dei contagi con l’allargamento delle misure, potrebbe annullare gli sforzi fatti per sconfiggere il virus.