Dario Gedolaro
Un primo passo è stato fatto: affidare il Paese in un momento di straordinaria difficoltà sanitaria ed economica a un presidente del consiglio competente e preparato, con un passato di importanti incarichi pubblici, esattamente il contrario di Giuseppe Conte. Su questo sito avevo scritto http://www.viavaiblog.it/renzi-ipocrita-stracciarsi-le-vesti-la-crisi-non-e-la-fine-del-mondo/ che non consideravo Renzi un irresponsabile per l’apertura della crisi di governo (come a quel tempo pare lo ritenesse il 70% degli italiani) e l’incarico a Mario Draghi dimostra che ha centrato il suo obiettivo: puntare a un “governo dei migliori” in grado, fra l’ altro, di redigere un Recovery Plan efficace e di essere sostenuto da un’ampia maggioranza.
Secondo un sondaggio commissionato da La7, il 61,5% degli italiani ha fiducia in Draghi, ma adesso per lui viene il difficile. Tutti i partiti lo stanno tirando per la giacchetta, con lo slogan “ci vuole un governo politico”, che tradotto dal politichese significa: “Ti diciamo noi che ministri devi nominare”. A sentire dichiarazioni e indiscrezioni sui nomi c’ è da avere qualche timore. Innanzi tutto perché il segretario del Pd, il modesto Zingaretti, dopo essersi “impiccato” al nome di Conte ed avere perso la battaglia, ora sembra voler immolare il suo partito alla difesa dei 5 Stelle, dell’ alleanza uscente e di colui che con “il discorso del tavolino” si è autocandidato a leader del Movimento degli uomini qualunque.
C’è da chiedersi quale sia la capacità di leadership di Zingaretti, visto che tutti i più recenti sondaggi dimostrano come, se si votasse ora, un eventuale partito di Conte o un Movimento 5 Stelle con a capo Conte sottrarrebbero molti voti proprio al PD. Se Zingaretti tiene questa posizione, Draghi potrebbe essere costretto a provare a presentare una sorta di fotocopia del governo precedente, a partire da Conte e Di Maio, con qualche problema a trovare l’ampia maggioranza. Ma su La7 l’ economista Lorenzo Bini Smaghi, uno dei “Draghi boys”, ha sostenuto che il presidente del consiglio incaricato saprà destreggiarsi, non mettere nel governo leader politici troppo divisivi e alla fine creare una compagine tutto sommato valida.
I partiti più in difficoltà in questa situazione sono il Movimento 5 Stelle, Leu e la Lega. Il primo cercherà probabilmente di uscirne con il solito giravolta, lo stesso giravolta che gli ha fatto dare vita al governo più antieuropeista dalla fondazione della Repubblica italiana e poi, subito dopo, ad allearsi con Pd e Leu, che sbandierano il loro europeismo senza se e senza ma. Una volta si chiamavano “voltagabbana”, epiteto che ovviamente dovrebbe estendersi a chi quei due governi ha disinvoltamente guidato.
Probabilmente il Movimento pagherà pegno con defezioni più o meno numerose, d’altronde è dura essere in un governo con un odiato “uomo delle banche” e con il partito di Berlusconi, quello che ancora un paio di anni fa Grillo definiva educatamente “psiconano con una visione da 10 centimetri”. Ma la maggioranza dei 5 Stelle è ormai una Zattera della Medusa carica di naufraghi, disposti a tutto pur di difendere il vitalizio. Leu, poi, ha già iniziato ad avere contorcimenti di stomaco all’idea di trovarsi insieme con gli odiati “sovranisti” antieuropeisti della Lega, facendo finta però di non ricordare che ha governato finora con un partito molto “euroscettico“ come il Movimento 5 Stelle, il quale non molto tempo fa invocava un referendum per uscire dall’ euro. Ma si sa, in politica la memoria è molto corta e la coerenza una dote poco esercitata.
E il povero Salvini che farà? Per lui, che ha già difficoltà a digerire il Pd, Leu è veramente indigesto, così come sarebbe indigesto sostenere un governo con dentro Conte e Di Maio. Ma dalle regioni del Nord in cui la Lega ha fatto il pieno di voti le indicazioni pro Draghi fioccano, anche fra gli stessi leghisti a cominciare dal Presidente del Veneto Zaia. Alla fine della fiera i due leader meno in difficoltà sono Renzi e Berlusconi: il primo ha ottenuto quello che voleva contro tutto e tutti, il secondo può effettivamente rivendicare una sorta di primogenitura nei confronti di Draghi: lo aveva fatto nominare governatore della Banca d’ Italia, alla guida della Bce e già da alcune settimane lo aveva indicato come presidente del consiglio.
E mentre Draghi cerca di mettere insieme i pezzi del suo puzzle di governo, l’ Ordine dei Commercialisti richiama tutti alla dura realtà delle conseguenze sull’economia provocate dal Covid. In un suo studio riguardante gli Stati del G20 emerge come il crollo del PIL reale per l’Italia sia il peggiore dopo l’Argentina (-10,4%) e il Regno Unito (-10%) e che, a causa di un rimbalzo troppo debole nel 2021, l’Italia presenterebbe il calo del Pil maggiore di tutti nel biennio 2020-2021 (-6,5%).
Considerando poi che nel 2020 la perdita media per ogni italiano del Pil è stata pari a 2.371 euro, il sostegno statale di 1.858 euro non è stato sufficiente a coprirla generando una perdita di 513 euro pro-capite, mentre per la Francia il risultato è stato di -120 euro e per la Germania di +1.841 euro. Per quanto riguarda il debito pubblico, l’anno scorso è aumentato di 3.049 euro pro capite. Nel 2021 aumenterà di altri 2.372 euro, con una crescita totale di 5.421 euro per ogni italiano (passa cioè dai 39.864 euro del 2019 ai 42.913 euro del 2020 e nel 2021 arriverà a 45.285 euro).
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