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Carola Vai

Il Covid19 ha ucciso anche la cerimonia della consegna dal vivo dei Premi Nobel 2020: il 10 dicembre a Stoccolma. La Fondazione Nobel, che lo scorso luglio aveva annullato – per la prima volta dal 1956 – la cena di gala in Svezia, ha scelto di rendere virtuale la premiazione. I vincitori riceveranno i prestigiosi riconoscimenti presso un’ambasciata svedese o l’istituzione in cui lavorano nei loro Paesi. L’atteso appuntamento vissuto da Rita Levi-Montalcini, Nobel per la medicina nel 1986, con il biochimico Stanley Cohen, non veniva interrotto dal 1944. A quel tempo il mondo era travolto dalla seconda guerra mondiale, oggi dalla pandemia. Così, la premiazione sarà virtuale, trasmessa in diretta televisiva.

Carola Vai a villa Nobel -Sanremo (IM)

Una scelta obbligata, quella della Fondazione Nobel, per evitare il contagio del Covid19 tra premiati e ospiti. La cerimonia in questo tragico 2020 è dunque concentrata nell’ingresso di un edificio della locale università, in grado di contenere circa 100 persone e non più nella Sala dei Concerti, la  Konserthuset Stockholm.

Del regale e sfarzoso appuntamento cominciato con la creazione del Premio Nobel nel 1901, quest’anno rimane ben poco. Ma resta la data, che è quella  dell’anniversario della morte dell’industriale e scienziato Alfred Nobel, inventore della dinamite, avvenuta il 10 dicembre 1896 nella sua villa di Sanremo (Imperia). La famosa cerimonia suddivisa tra Stoccolma con la consegna dei premi per la fisica, chimica, medicina, letteratura ed economia, e Oslo, capitale della Norvegia,  con la consegna del Premio Nobel per la Pace, dovrebbe ripetersi nel 2021. Ai premiati 2020 non resta che rivivere la cerimonia  ripetuta fino all’anno scorso e scandita da rituali ideati soprattutto per consacrare l’importanza dell’evento a conclusione della settimana dei Nobel fatta di conferenze stampa, incontri, banchetti, brindisi in onore dei vari vincitori. La stessa Rita Levi-Montalcini nel 1986 si preparò con minuziosa attenzione alla circostanza. Come ricordo nel mio libro “Rita Levi-Montalcini, una donna libera” (Rubbettino editore) la scienziata non era preoccupata dal breve intervento che avrebbe dovuto fare . “Maggiore cura la riservò invece alle immagini che, lo sapeva bene, l’avrebbero proiettata visivamente nella storia”.

Konserthuset Stockholm

A risolvere il dilemma del vestito intervenne, come è noto, lo stilista italiano Roberto Capucci, famoso per creare vere e proprie sculture in tessuto per dive del palcoscenico, del cinema, della danza, dell’alta società. “Capucci inventò un abito adeguato alla situazione e all’epoca, pur con qualche richiamo fiabesco quasi ad attribuire a Rita il ruolo di Cenerentola della scienza che assurge ai più alti livelli” si legge nel volume. Si trattava di un vestito con maniche a sbuffo, vita stretta, collo alto che fasciava la gola, e aveva un piccolo strascico. Un coordinato di cangianti colori scuri: amaranto e verde, viola solo per le maniche. La particolarità del tessuto e l’insieme dei colori consentivano all’abito di assumere varie tonalità, sempre diverse, a seconda della luce che li avvolgeva. La scelta puntava a vivacizzare il colore della pelle del viso della scienziata e l’azzurro dei suoi occhi. L’immagine che immortala Rita Levi-Montalcini mentre riceve il Premio Nobel dalle mani del re di Svezia, Carlo Gustavo, fece il giro del mondo. L’abito penetrato nella memoria mondiale oggi è conservato nel museo della Fondazione Capucci, donato dalla stessa scienziata consapevole che si trattava di un “pezzo” destinato ad entrare nella storia. Quel 10 dicembre 1986 l’elegante salone era addobbato con garofani gialli di Sanremo, da sempre “cornice” del Premio Nobel in onore della cittadina ligure dove è vissuto per molto anni Alfred Nobel.

Villa Nobel – Sanremo (IM)

Il Covid19 ha stravolto anche la tradizione dei fiori sanremesi presenti alla storica cerimonia e ridotti quest’anno al minimo. Due le principali motivazioni rese note: la tardata prenotazione da parte di Stoccolma al comune di Sanremo e la preferenza andata per oltre il 60 per cento ai fiori di produzione olandese.  Si è trattato comunque di una richiesta assai contenuta rispetto il passato. Del resto il 2020 per colpa della pandemia non ha nulla dei momenti più attesi del passato. Niente cerimonia di consegna dei Premi, con gran parte dei componenti della famiglia reale di Svezia. Annullati, ovviamente, i tradizionali festeggiamenti organizzati all’interno dell’elegante edificio del municipio di Stoccolma durante la notte dei Nobel: l’attesissima cena e il ballo di gala con la presenza di tutti gli esponenti della famiglia reale. Momenti scanditi da un cerimoniale organizzato nei minimi dettagli e immortalato da immagini diffuse in tutti i continenti.  Il programma della giornata ha seguito nei decenni pressoché sempre lo stesso schema. All’inizio la consegna dei Premi , poi il trasferimento degli ospiti nel magnifico edificio in mattoni del municipio, cena di gala nella maestosa Sala Blu  e infine, passaggio degli ospiti nella grandiosa Sala d’Oro, dove i festeggiamenti si concludono con musica e balli.

Rita Levi-Montalcini riceve il Premio Nobel dal Re Carlo Gustavo (Stoccolma 1986)

La serata, suddivisa in diversi momenti, ha sempre avuto inizio con l’ingresso dei premiati in compagnia dei membri della famiglia reale, mentre gli ospiti aspettano in piedi ai rispettivi tavoli. Una cerimonia ripetuta per decenni con l’obiettivo di creare una sorta di rispetto mondiale verso lo scienziato premiato e, attraverso di lui, nei confronti della scienza. Infatti, la vittoria del Nobel proietta tutti i vincitori sul palcoscenico mondiale. Accadde anche a Rita Levi-Montalcini che in quel momento aveva 77 anni, inserendola nell’olimpo delle scienziate indimenticabili. Notorietà da lei definita “un’arma a doppio taglio”. Motivo? “Da una parte ha il vantaggio di consentire di fare cose impossibili in precedenza, dall’altra ha lo svantaggio di trasformare il premiato in una figura mondialmente pubblica. Ed io non sopporto essere una figura mondialmente pubblica, apparire sui giornali”, confessò anni dopo ai giornalisti, alla soglia dei cento anni.

Rita Levi-Montalcini custodì il Nobel nella sua abitazione romana, mentre destinò una parte del denaro agli ebrei di Roma per la sinagoga. Il Premio mantenne sempre un posto speciale, insieme a pochi altri degli oltre centocinquanta riconoscimenti e alle oltre cento cittadinanze onorarie di città e cittadine di tutti i continenti.

Ad oggi gli italiani che hanno ricevuto il Premio Nobel sono 20. Tra questi solo due donne: Rita Levi-Montalcini e Grazia Deledda per la letteratura nel 1926.

 

 

 

Author: Carola Vai

Laureata in Lingue e Letterature straniere, giornalista e scrittrice. Ha lavorato in varie testate tra le quali: “la Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino” di Napoli, “Il Giornale” di Montanelli. Passata all’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) dal 1988 al 2010, è diventata responsabile della redazione regionale Piemonte-Valle d’Aosta. Relatrice e moderatore in convegni in Italia e all’estero; Consigliere dell’Ordine Giornalisti del Piemonte fino al 2010, poi componente del consiglio di amministrazione della Casagit (Cassa Autonoma Assistenza dei Giornalisti Italiani) dove attualmente è sindaco effettivo. Tra i libri scritti “Torino alluvione 2000 – Per non dimenticare” (Alpi Editrice); “Evita – regina della comunicazione” (CDG, Roma ); “In politica se vuoi un amico comprati un cane – Gli animali dei potenti” (Daniela Piazza Editore). "Rita Levi-Montalcini. Una donna Libera" Rubbettino Editore)