Dario Gedolaro
Si potrebbe dire: “ Chi di Fedez ferisce, di Fedez perisce”. E così leggiamo su La Stampa, il giornale che ha dato spazio e voce alle esternazioni ridicolo/ignoranti del rapper e della sua mogliettina, Chiara Ferragni, campionessa di iperconsumismo, un allarmato articolo dal titolo: “L’ ultima stagione populista, il partito di Fedez”. Lo spunto è la registrazione del dominio internet “Fedezelezioni2023.it”. La giornalista ricorda le posizioni “antipolitiche” della coppia, soprattutto in difesa dell’ indifendibile Ddl Zan (su cui Letta ha rimediato un infortunio politico di non poco conto), e cita: “Politici, fate schifo” o, a proposito di Matteo Renzi,: “C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendogli che è pioggia”.
Insomma, dopo Grillo, che ha ampiamente sfruttato la violenza delle parole e la cafonaggine per lanciare il M5S, ora starebbe per scendere in campo con toni e cafonaggine forse peggiori questo tal Federico Lucia, in arte Fedez. D’ altronde, nel 2015 c’ era pure lui sul palco romano di Piazza del Popolo, a Roma, nella Notte dell’onestà, insieme ad Alessandro Di Battista, Beppe Grillo e a un contorno di nani e ballerine.
Ma forse è proprio vero che al peggio non c’ è mai limite, visto il personaggio. Nella sua stoica battaglia a favore della comunità Lgbt, il rapper si è distinto con il discorso alla manifestazione del primo maggio di Cgil-Cisl-Uil, quando attaccò la Rai accusandola di censura. Giornali (compresa La Stampa) e partiti di sinistra ci si buttarono sopra, stracciandosi le vesti, senza minimamente considerare che gli stessi organizzatori (e cioè i sindacati) non dissero una sola parola in sua difesa e, anzi, da parte loro ci furono prese di distanza. E che dire del video – di cui si riferisce sempre nell’ articolo in questione – in cui in completo rosa shocking Fedez finge di essere picchiato, abusato da un uomo con la fascia tricolore, che mima il gesto di orinargli addosso, e accoltellato da un prete. La giornalista commenta rassegnata: “Ci si scandalizza, ma nel pop la blasfemia esiste da sempre. Così come ci sono la rabbia, la ribellione, la rivolta”.
Evviva, evviva. Negli Anni Venti quando Mussolini prese il potere con la violenza e l’ aggressività, una buona parte degli italiani mostrò la stessa rassegnazione e, a proposito del caos allora esistente nel Paese, commentò: “Almeno i treni arriveranno in orario…” . Sappiamo come andò a finire.
Ma torniamo al nostro. Il fatto che lui e la moglie abbiano milioni di seguaci sul web (i famosi follower) non è la dimostrazione della loro capacità di analizzare gli eventi, studiare delle soluzioni e indicare la strada migliore su cui si dovrebbe incamminare un Paese. Significa solo che sono abilissimi promoter di se stessi, sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione di massa e le pulsioni adolescenziali e giovanili. Che autorevoli media italiani abbiano trasformato in una guida morale e intellettuale un cantante rapper e una fashion blogger, il cui mestiere è influenzare le scelte d’ acquisto dei consumatori, è stato un azzardo e un cattivo servizio al Paese. L’ articolo da cui ho preso spunto per questa riflessione dimostra che forse lo si inizia a capire. Abbiamo già avuto un negativo precedente col M5S ( e Torino con la sciagurata giunta Appendino), risparmiateci almeno il partito dei Ferragnez.