Carola Vai
(#Italiaunicaqui) – Chiusa con successo la 34ma edizione, il Salone del Libro di Torino, sta pensando al prossimo appuntamento che sarà dal 18 al 22 maggio 2023 con un’ambizione: diventare il numero uno in Europa. Ambizione legittima visto che nel suo genere è già unico e pertanto ben stabile sul podio. Certo, superare il record di pubblico di quest’anno, 168.783 visitatori, (nell’edizione di ottobre 2021 furono 150.000) non sarà facilissimo. Ma con una tenace aspirazione di crescita la meta ambita può essere conquistata, anche se qualche “voce” sottolinea nemmeno troppo sottovoce che la sede della kermesse, il Lingotto Fiere, necessita di forti rinnovamenti per affrontare un ulteriore sviluppo del Salone.
Le lunghe attese del pubblico desideroso di entrare “nella libreria più grande d’Europa” più che alla quantità di persone sono state attribuite ad un sistema di controllo biglietteria troppo lento, se non addirittura tecnologicamente superato. Persino le code davanti ai gabinetti sono state provocate da una struttura insufficiente alle nuove necessità del Salone. In ogni modo il successo di pubblico è stato accolto con enorme soddisfazione dagli organizzatori e pure dagli editori che con le loro case editrici hanno occupato più di 110 mila metri quadrati (più del 20 per cento dello scorso anno). Tuttavia questi ultimi non hanno nascosto la diffusa preoccupazione verso un mondo penalizzato dal costo della carta che non accenna a diminuire, “il 2022 è partito in salita rispetto al 2021, con costi della vita in aumento per tutti”, dalla continua chiusura di librerie, dalle troppe pubblicazioni, dalle finte case editrici, in pratica stamperie mascherate da case editrici, che obbligano gli autori a comperare centinaia di copie del proprio libro. Un Salone dove soddisfazione e inquietudine si sono mosse di pari passo anche se la presenza di molti giovani tra i visitatori davvero interessati ai libri, e persino a qualche acquisto, ha portato una ventata di ottimismo. Inoltre la visibile creatività di molti editori, soprattutto tra i piccoli e i medi, e la crescita del libro di qualità legata non solo all’autore, ma pure all’immagine del volume, hanno contribuito ad appannare un minimo le preoccupazioni di un settore che vede nell’aumento del prezzo di copertina dei libri (qualcuno lo ha già applicato) un ulteriore calo del mercato.
Il Salone dei record di sempre come è stata definita l’edizione “Cuori Selvaggi” (1.466 eventi ospitati; 2.499 giornalisti accreditati; 1.320 blogger; 1.900 operatori professionali) ha insomma mescolato sorrisi e inquietudini, fiducia e preoccupazioni, speranze e paure. Con uno sforzo generale: evitare ogni pessimismo. Del resto la kermesse di Torino ha dimostrato che esiste una comunità davvero appassionata di libri, di competenze, di curiosità culturali; una comunità probabilmente stanca di prospettive mortificate da sciatteria. Tanto più che la presenza di grandi ospiti italiani e internazionali e il numero dei visitatori mai così alto ha contribuito ad un diffuso ottimismo, seppure moderato. Ora gli sguardi sono comunque rivolti al futuro. Il vertice del Salone è destinato a cambiare. Nicola Lagioia, barese, scrittore, conduttore radiofonico, 49 anni, è alla sua ultima esperienza per scadenza di contratto, anche se co-condurrà il Salone nel 2023 per lasciare del tutto nel 2024. Inutile la curiosità sul successore. Tra i nomi emersi, al momento nessuno sembra quello definitivo. Curiosamente sono stati fatti circolare solo nomi di donne, tre in tutto. E a voler pensare maliziosamente viene da immaginare che rendendoli noti con tanto anticipo, si sono voluti “bruciare”. In ogni modo si tratta di: Loredana Lipperini, già inserita nella grande macchina del Lingotto, giornalista, scrittrice, romana, 66 anni; Chiara Valerio, matematica, scrittrice, curatrice editoriale, di Minturno (Latina), 44 anni; infine Elena Loewenthal, attuale direttrice del Circolo dei Lettori, scrittrice, traduttrice, torinese, 62 anni.
La svolta inizierà comunque con la nomina del nuovo Presidente del Circolo dei Lettori poiché anche il contratto di Giulio Biino è concluso. Da tempo i nomi che circolano negli ambienti torinesi sono due: l’avvocato Stefano Commodo (che varie “voci” dicono essere componente di spicco dell’Opus Dei) e Mario Turetta, direttore generale della Direzione educazione, ricerca e istituti culturali del ministero della Cultura. Insomma il Salone delle sorprese e pure della normalità, per sintetizzare l’edizione 2022, è chiuso da due giorni, e tutti gli sguardi sono rivolti all’organizzazione di quello del 2023 che dovrebbe riavere ancora Piero Crocenzi, Amministratore delegato di Salone Libro s.r.l, e Silvio Viale, Presidente dell’Associazione Torino, La Città del Libro. Ma solo vivendola si saprà se la 35ma edizione ripeterà o addirittura migliorerà il successo 2022 che ha impegnato mille persone tra staff, allestitori e fornitori, con una meticolosa organizzazione degli spazi, una serie di servizi, inclusi un gran numero di sedie nei luoghi all’aperto che hanno favorito giovani e meno giovani. Insomma “un salone totalmente cambiato” dove non sono mancati riferimenti, parole, libri alla guerra in Ucraina, ma anche al desiderio e alla necessità di pace. E che intende fare il possibile per migliorare.