Paola Claudia Scioli
L’Umbria, cuore verde d’Italia, è sempre stata una regione particolarmente apprezzata dai camperisti. Il mix di arte, cultura, storia, produzioni artigianali ed enogastronomiche combinato con una natura spesso incontaminata, rendono piacevole percorrere le sue strade, quasi mai affollate, lentamente per assaporare meglio i panorami e i profumi della terra. Non parliamo delle città più note, ma di alcuni piccoli borghi con una lunga tradizione storica, luoghi d’arte arroccati che dominano ampie distese di viti e ulivi, sin dall’antichità territori rinomati per la produzione di vino e olio, come raccontano due musei di Torgiano, alle porte di Perugia. E come spesso raccontano i nomi dei vini, quasi più conosciuti dei toponimi. Penso a Montefalco.
A Torgiano, con le mura e la Torre di Giano di epoca medievale, si entra attraverso la via principale, corso Vittorio Emanuele II, dove si trovano l’Oratorio della Misericordia e l’imponente pieve ottocentesca di san Bartolomeo. Poco oltre si arriva a piazza Baglioni sulla quale si affaccia il seicentesco Palazzo Graziani Baglioni, sede del Museo del Vino, realizzato dalla Fondazione Lungarotti nel 1974. Una ventina di sale, ricche di documenti e oggetti curiosi legati alla produzione e alla rappresentazione del vino, rendono affascinante questo piccolo museo che è un unicum nel suo genere, molto apprezzato anche dagli stranieri. Il percorso espositivo ricostruisce in modo preciso e piacevole la storia del vino e della lavorazione della vite dal III millennio a.C. ai tempi moderni. Moltissimi gli oggetti esposti: reperti archeologici (brocche cicladiche e vasi hittiti, ceramiche greche, etrusche e romane, vetri e bronzi), attrezzi e corredi tecnici per la viticoltura e la vinificazione, contenitori vinari in ceramica di età medievale, rinascimentale, barocca e contemporanea. Ma anche incisioni e disegni dal XV al XX secolo, edizioni colte di testi di viticoltura ed enologia, manufatti di arte orafa, tessuti ed altre testimonianze di arti decorative. Tutti pezzi che documentano l’importanza del vino nell’immaginario collettivo dei popoli che hanno abitato, nel corso dei millenni, il bacino del Mediterraneo e l’Europa continentale. Interessante anche la raccolta di oltre 600 incisioni a tema bacchico, firmate da artisti che vanno da Mantegna a Picasso. Questo però non è l’unico motivo per fare tappa a Torgiano. Risalendo via Garibaldi si raggiunge il Museo dell’Olivo e dell’Olio, voluto sempre dalla Famiglia
Marchetti Lungarotti. Olio che nell’antichità è stato un eccellente alimento, indispensabile fonte di luce e di riscaldamento, elemento rituale ricorrente nella sfera magico-religiosa delle culture mediterranee. Undici le sale, nelle quali sono esposti corredi tecnici per l’olivicoltura e la lavorazione delle olive, testimonianze archeologiche, oggetti d’arte e innumerevoli documenti che attestano i differenti usi dell’olio nella storia. Una sezione speciale è dedicata alla mitologica origine dell’olivo, donato agli uomini, secondo la leggenda, dalla dea Athena. Interessante è la collezione di pregevoli lucerne ad olio, dall’VIII sec. a.C. ad età Neoclassica. Queste sono le terre in cui ancora oggi si producono migliaia di litri di olio extra vergine d’oliva biologico Umbria Colli Martani e Cantico. Ma queste sono anche le terre dove, oltre i vini U Bianco, Torre di Giano, Torre di Giano Vigna il Pino, Trebbiano Spoletino e al vin santo, si producono i ben più famosi vini rossi: dal San Giorgio al Rubesco al Rubesco Riserva Vigna Monticchio all’U Rosso, al Sagrantino, al Montefalco, al Montefalco Sagrantino Passito.
Le terre del Sagrantino arrivano fino a Montefalco, la “ringhiera dell’Umbria”, dalla quale si possono ammirare Perugia, Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Spoleto, Gualdo Cattaneo, Bevagna oltre ai rilievi del Subasio e dei monti Martani, ma soprattutto le verdi colline circostanti ricoperte di oliveti e di vigneti. Importante centro già in epoca romana, dall’XI secolo vide fiorire la civiltà comunale e poi quella rinascimentale. Schierata spesso con il Papato contro la ghibellina Foligno dei Trinci e liberata da Francesco Sforza nel 1424, attraversò un periodo di grande splendore per le arti e l’economia. E fu proprio in questo periodo che il centro storico prese la forma ancora attuale, circondato da imponenti mura con le 5 porte di Federico II, di Sant’Agostino, di Camiano, della Rocca e di San Leonardo. Il centro del borgo ruota intorno alla piazza del Comune con le sue residenze signorili: palazzo Tempestivi, eretto nel XVI secolo con portale a bugnato; palazzo Langeli, da alcuni attribuito a Vignola con all’interno affreschi di scuola dello Zuccari; il quattrocentesco palazzo Pambuffetti; la piccola chiesa di Santa Maria de Platea, utilizzata come prima sede delle riunioni pubbliche comunali, l’ex chiesa di San Filippo Neri diventata teatro, palazzo Senili e palazzo de Cuppis, del XVI secolo. Poco oltre, lungo il corso principale, si raggiunge la chiesa di San Francesco, costruita dai frati minori conventuali tra il 1335 ed il 1338, oggi museo articolato in tre spazi espositivi: l’ex chiesa, con affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti le Storie della vita di San Francesco, una Natività del Perugino (inizio XVI secolo), e affreschi di scuola umbra; la Pinacoteca e la cripta, con reperti archeologici.
Proseguendo lungo le stradine del centro storico si raggiunge la duecentesca cerchia delle mura, restaurata nel XIV secolo e ancora ben conservata. Il tessuto medievale del borgo è dominato dalla mole della chiesa di Sant’Agostino, costruita insieme al convento nella seconda metà del XIII secolo sopra un piccolo edificio intitolato a San Giovanni Battista con all’interno affreschi della scuola di Ambrogio Lorenzetti e Bartolomeo Caporali. Nei pressi della porta di Federico II del 1244 si trova invece la romanica chiesa di San Bartolomeo. Immersa nella campagna si trovano la chiesa e il convento di suore di clausura di Santa Chiara con dipinti di scuola umbra del Trecento. Qui si trova la più antica vigna di Sagrantino di Montefalco risalente a 150 anni fa. Tra le caratteristiche di questo borgo c’è la tradizione di coltivare la vite al posto dei più comuni orti nei giardini privati. A Montefalco vale la pena fermarsi nell’ampia area sosta camper attrezzata che si affaccia sulle vigne di Sagrantino (in via Pascoli 3 sotto le mura del paese) a pochi passi dal centro storico ricco di trattorie dove si possono degustare prodotti tipici innaffiati dal buon vino.