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Pier Carlo Sommo

In tempo di vacanze è interessante percorrere le strade dei pellegrini medievali in valle di Susa culminante con la spettacolare Sacra di San Michele.  Passando  da Avigliana, su una collina morenica che sovrasta il paese  e gli omonimi due laghi, si possono vedere gli imponenti ruderi  del castello, distrutto dalle truppe francesi del maresciallo Catinat nel 1691. Un maniero munito di regolare fantasma, si dice di Filippo II d’Acaia  che li venne imprigionato, per essere poi annegato nel 1368 per aver tradito Amedeo VI di Savoia. Lo spettro del principe pare  ciclicamente apparire sorgendo dalle acque dei  laghi d’Avigliana. Superati gli specchi d’acqua, oggi Parco regionale, si sale al monte Pirchiriano su una ripida strada, sino a giungere all’antica Abbazia di San Michele della Chiusa,  chiamata correntemente Sacra di San Michele. Il complesso sorge su una roccia che determina la Chiusa della Valle di Susa dove il re dei longobardi Desiderio ed il figlio Adelchi furono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno. Di rilevo la particolarità della posizione dominante, tipica di tutte le chiese dedicate all’Arcangelo S. Michele a Le Puy, a Mont Saint Michel e a Monte Sant’Angelo, a indicare l’origine longobarda.

Pier Carlo Sommo

La più antica costruzione della Sacra di S. Michele risale al 779 A.C., ed è oggi la più piccola delle tre cappelle della chiesa attuale, e fu costruita da Ugo di Montboissier, signore penitente di Cuxa, feudo pirenaico. Attorno a questa furono innalzati alcuni edifici che ingrandirono la chiesa, che diventò ricca e famosa con la sua grande biblioteca,  molte terre e 176 chiese in Scozia, Spagna e Italia. Spesso i suoi potenti abati erano in lite con  i vicini.

L’antica leggenda racconta che gli angeli spostarono il materiale da costruzione  sul monte Pirchiriano dal monte Caprasio, ai di là della valle, per permettere l‘attuale costruzione. Ma la protezione divina non bastò  a proteggere la Sacra dalle milizie che battevano la valle, per cui alla fine del XIV secolo iniziò la decadenza. Nel 1375 l’abate Pietro III fu deposto e scomunicato ed i Savoia s’impadronirono dell’abbazia e dei suoi beni fino a quando fu soppressa nel 1622. Gli edifici con I’ oblio divennero ruderi e solo nel 1836 rientrarono i frati Rosminiani, che da allora la custodiscono. La Sacra di S. Michele è oggi il monumento simbolo della Regione Piemonte.

Lo “scalone dei Morti”

Sulla strada per l’abbazia s’incontra una diroccata cappelletta circolare, un tempo conosciuta con l’erronea indicazione di Sepolcro dei Monaci: recenti studi l’hanno individuata come la riproduzione del tempio di Gerusalemme.

L’attuale insieme edilizio è il prodotto di diverse sistemazioni successive. Delle costruzioni iniziali  rimane solo una parte.

I restauri attuati dall’architetto D’Andrade alla fine del secolo scorso ne  hanno consolidato l’ edificio, ma  hanno mutato in parte l’originaria realtà.  L’attuale foresteria di grandi dimensioni con merlature e  finestre bifore, era un tempo l’ospizio dei pellegrini e si trova ai piedi degli edifici ecclesiali, la salita ad essi è sempre un’emozione, un grande effetto scenografico è creato dai poderosi contrafforti.

Dopo l’ingresso si incontra uno spettacolare scalone coperto, detto “Scalone dei Morti”, così denominato perché anticamente vi erano sepolte le salme degli abati defunti. Al suo termine si esce su  una loggetta passando attraverso la bella

Particolare del Portale della Zodiaco

“Porta dello Zodiaco”, un gioiello romanico da ammirarsi con estrema attenzione, un vero intreccio di segni, figure e capitelli realizzati con un sapiente abbinamento di pietre grigie e verdi.

Da qui, un’altra scala, porta alla chiesa di S. Michele che, iniziata in forme romaniche, ha ora l’aspetto gotico di quando fu terminata. Ha tre navate insistenti sulle originarie tre cappelle che formano la cripta; di fronte al presbiterio uno spazio trapezoidale è detto il “coro vecchio”, forse i resti della chiesa dell’XI secolo. Sull’altare maggiore c’è un bel trittico di Defendente Ferrari raffigurante la Madonna con il bambino tra l’Arcangelo Michele e S. Giovanni Vincenzo.

La Torre della Bell’ Alda

Come in tutti i monumenti medievali vi è un fantasma, qui abbiamo la leggenda della Bell’Alda che pare collocarsi durante il regno di Barbarossa, un periodo in cui la Valle di Susa era percorsa da mercenari e conquistatori dediti alle razzie. Il popolo terrorizzato si rifugiava sul monte  dove è sita la Sacra di San Michele. Durante una di queste incursioni, un gruppo di valligiani si rifugiò nel complesso religioso per trovarvi protezione. Tra di loro c’era anche una giovane così bella da essere chiamata la bell’Alda. Dopo aver saccheggiato i villaggi, i soldati si misero sulle tracce dei fuggiaschi, arrivando alla Sacra, anche qui saccheggiarono, uccisero i monaci e gli sfollati e oltraggiarono le donne. Alda riuscì a sottrarsi alle violenze rifugiandosi nella torre che ancora oggi porta il suo nome. Iniziò a pregare, quando i soldati la raggiunsero, raccomandò la sua anima alla Vergine gettandosi nel vuoto per non cadere nelle mani degli assalitori. La sua fede la salvò, la Madonna mandò in suo soccorso due angeli che la sostennero depositandola dolcemente a terra. Andati via i soldati e tornata la serenità, Alda raccontò quanto le era accaduto, ma nessuno volle crederle. Allora  infuriata per tanta incredulità,  sfidò tutti gettandosi nuovamente nel vuoto. La superbia fu punita e si sfracellò sulle rocce sottostanti.

Trittico di Defendente Ferraris

Dato un ultimo  sguardo all’impareggiabile panorama che si gode dalla Sacra, seguendo il cammino dei pellegrini si prosegue scendendo a Sant’ Antonino di Susa, attraverso la via crucis che si snoda dalla parte ripida della rocca verso il Moncenisio, passando per Susa e l’Abbazia di Novalesa.

Da questa ultima tappa al di qua delle Alpi i pellegrini “romei” sfidando le bufere ritornavano nel cuore dell’Europa, dopo aver varcato I’ antico passo del Moncenisio.

               

 

La Sacra di San Michele, dopo  l’emergenza  COVID19, è nuovamente aperta al pubblico, da lunedì 18/05/2020. Non è richiesta la prenotazione.

Il biglietto è acquistabile solamente in loco. Orari LUGLIO: Lun-Ven: 9.30-12.30 / 14.30-19.00 Sab: 9.30-19.00 Dom:  9.30-19.00 (dalle 11.15 alle 13.00 ingresso solo per S. Messa)

 

 

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.