Carola Vai
Dove non è riuscita una sentenza della Corte Suprema indiana, lo sta ottenendo l’incursione in un tempio proibito di due donne coraggiose decise a conquistare l’uguaglianza di preghiera nei templi indù. E’ quanto sta capitando a #Kerala, Stato meridionale dell’India.
L’azione di due “eroine”, Bindu Ammini, 42anni, e Kanaka Durga 44 anni, ha provocato prima una catena umana di simpatizzanti lunga oltre 500 chilometri, ed ora scontri e violenze in tutto il #Kerala, stato meridionale dell’India con l’intervento della polizia che per risolvere i disordini sta usando gas lacrimogeni, granate stordenti e idranti.
I primi passi della svolta sono stati avviati dalla Corte Suprema che lo scorso mese di settembre ha deciso di abolire il tradizionale divieto religioso riguardante le donne in età mestruale.
Appena si è diffusa la notizia i devoti ortodossi, dei quali fa parte anche il premier indiano Narendra Modi, hanno protestato vivamente in tutto il Kerala convinti che le donne “mestruate” rappresentano un’offesa al dio Ayyappa cui è dedicato il tempio, perché la divinità è celibe. I custodi, dopo aver scacciato le due signore, hanno chiuso il tempio per qualche ora onde compiere dei “rituali di purificazione”.
Immediata la reazione in tutto lo Stato indiano anche di coloro che plaudono l’iniziativa verso l’uguaglianza donne-uomini. E’ stata formata una catena umana che in poche ore si è infoltita di migliaia di persone fino arrivare oggi a quasi 4 milioni di partecipanti.
Violenti scontri con molti feriti sono avvenuti davanti al Parlamento della capitale
Thiruvananthapuram. Spaccato pure lo Stato con esponenti tradizionalisti contrari alla decisione della Corte Suprema e il capo del governo del Kerala, Pinarayi Vjayan che difende l’uguaglianza di accesso uomini-donne nel tempio indù.
Nelle ultime settimane migliaia di donne hanno tentato inutilmente di andare in pellegrinaggio nel tempio Ayyappa, ma sono sempre state bloccate da fedeli e gruppi tradizionalisti.
Intanto le due “eroine” messe sotto protezione hanno spiegato di aver scelto “l’entrata riservata al personale” per accedere al tempio, rinunciando ad usare uno dei 18 scaloni sacri . Parole che non hanno tranquillizzato gli animi di una società patriarcale che considera le donne con le mestruazione impure. L’intensificarsi della protesta sembra comunque orientata a scardinare un minimo usanze di una società conservatrice dove l’uguaglianza uomini-donne è inesistente in tutti i settori, religione compresa.