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Pier Carlo Sommo

Quando si parla di dimore reali Sabaude il pensiero corre subito ai fastosi palazzi del Piemonte, Stupinigi, Racconigi, Moncalieri, il palazzo reale di Torino. In Valle d’Aosta vi è invece un castello “reale” un po’ diverso, più curioso che fastoso: il castello di Sarre che da un’altura rivolta verso la conca di Aosta domina l’accesso all’alta Valle. Il piccolo maniero, più che alla sua nascita nel medioevo, è legato alla storia moderna, dall’Unità d’Italia all’avvento della Repubblica. Una storia scritta dalla famiglia Savoia, dinastia fortemente legata fin dalle sue origini alla Valle d’Aosta.

Pier Carlo Sommo nella suggestiva Gran Sala del gioco

Nel suo aspetto attuale poco o nulla rivela dell’impianto originario. Si  ha notizie di una casaforte o una torre di guardia a partire dal XIII secolo. La documentazione certa inizia dal 1242, quando  l’edificio fu sede di un incontro tra Amedeo IV di Savoia e Gotofredo di Challant per accordarsi su come contrastare la ribellione di Ugo di Bard, signore del luogo. Dopo tale incontro il  castello fu assegnato al nipote Jacques di Bard, che era estraneo alla rivolta e acquisì il  titolo di Conte di Sarre. Estintasi la discendenza dei Sarre, nel 1364 Amedeo VI di Savoia concesse feudo e castello a Enrico di Quart. In seguito il castello tornò ai Savoia che lo affidarono nel 1405 a Thibaud de Montagny.

Da allora la proprietà passò diverse famiglie finché nel 1708 fu acquistato da Jean-François Ferrod d’Arvier, ricco industriale che ricostruì completamente l’edificio conferendogli l’aspetto attuale e conservando solo la torre. Nel 1730, a seguito del tracollo economico di Ferrod, il castello tornò ai precedenti proprietari. In seguito passò ai Nicole de Bard e successivamente alla famiglia Gerbore, finché nel 1869, per 55.000 lire, fu acquistato da re Vittorio Emanuele II di Savoia che acquisì anche il titolo di “Conte di Sarre”. Appassionato di caccia, tanto da essere soprannominato “le roi chasseur”, il sovrano commissionò vari ampliamenti, l’innalzamento della torre centrale e la realizzazione delle scuderie, per  trasformare il castello in una delle maggiori residenze stagionali dedicata alla sua  passione. Il roi chasseur frequentò molto il castello organizzando battute di caccia nelle vicine valli di Cogne, Valsavarenche,  Rhêmes,  che prima di divenire il Parco Nazionale del Gran Paradiso, furono la sua personale riserva di caccia.

La Gran Sala del gioco

Il castello fu molto frequentato anche del successore Umberto I che lo fece decorare con i trofei di caccia visibili nella Galleria dei Trofei e nella Grande Sala del gioco. La consorte, regina Margherita, vi soggiornò soltanto in un’occasione nell’estate del 1880. Lei preferiva Castel Savoia che fece costruire nei pressi di Gressoney.

Assidui frequentatori di Sarre furono anche i Principi di Piemonte  che rimodernarono gli ambienti nel 1935. La coppia reale utilizzò il castello come residenza estiva per i soggiorni dedicati alle escursioni alpine. Infine fu il luogo dove la principessa Maria José con i figli si rifugiò durante secondo conflitto mondiale, e da lì partì nel settembre 1943, dopo l’armistizio, per rifugiarsi in Svizzera.

Umberto II e Maria José

Con l’avvento della Repubblica il castello rimase di proprietà della famiglia Savoia e fu raramente utilizzato dalle figlie di Umberto II. Nel 1972 fu acquistato dallo Stato che nel 1989 lo affidò alla Regione Valle d’Aosta la quale, dopo un lungo restauro, lo aprì al pubblico.

Nel suo attuale allestimento il castello conserva la doppia identità assunta nel corso della storia: dimora alpina e Museo della presenza sabauda in Valle.

Al piano terra le sale sono concepite come “sezioni didattiche” per introdurre alla visita ai piani superiori. Oltre all’iconografia sabauda, esse riguardano le cacce reali nelle Alpi e la storia del castello.

Ai piani superiori, le stanze sono state riallestite in base ad un inventario del 1890, con parte degli arredi ritrovati nel castello. Sono visibili l’appartamento Reale con la Gran Sala del gioco e la Galleria dei trofei venatori, le stanze private e domestiche. I locali del secondo piano percorrono la storia della dinastia sabauda nel secolo XX: da Vittorio Emanuele III e la regina Elena di Montenegro, a Umberto II e Maria Josè. Ritratti, cimeli, fotografie, stampe, libri, oggetti preziosi, dipinti, sculture e arredi di pregio accompagnano il visitatore lungo il percorso museale.

La Galleria dei trofei venatori

Le parti più curiose del maniero sono senza dubbio la Galleria dei trofei venatori e la Gran Sala del gioco, decorati interamente da composizioni di trofei di caccia, secondo il gusto dell’epoca, di grande effetto, ma che sinceramente oggi ci appare un po’ kitsch. Pareti e soffitti sono interamente ricoperte  da 3612 corna, provenienti da mille stambecchi e quasi 800 camosci,  disposte come decorazioni ornamentali singolari e d’effetto. Nel grande salone il re e i suoi ospiti si intrattenevano giocando a biliardo, fumando e discorrendo delle battute di caccia.  Tale sistemazione fu voluta da Umberto I che però non la vide mai terminata, perché morì assassinato a Monza il 29 luglio 1900.

Il castello merita una visita, anche se esternamente è molto spoglio e severo, all’interno vanta un allestimento museale validissimo e alcuni ambienti  descritti sono veramente suggestivi e unici.

 

 

Castello Reale di Sarre – Loc. Lalex 11010 SARRE (AO) – Telef.:(+39) 0165 257539

Ingresso accompagnato
Da aprile a settembre:
dalle 9.00 alle 19.00, tutti i giorni

Da ottobre a marzo:
aperto da martedì a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00

Gli orari sono soggetti a variazioni: si consiglia di verificarli contattando il numero telefonico

 

Author: Pier Carlo Sommo

Torinese, Laureato in Giurisprudenza, Master in comunicazione pubblica e Giornalista professionista. Dal 1978 si occupa di comunicazione e informazione nella pubblica amministrazione. Ha iniziato la carriera professionale presso la Confindustria Piemonte. Dopo un periodo presso l'Ufficio Studi e Legislativo della Presidenza della Regione Piemonte nel 1986 è diventato Vice Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Esterne della Provincia di Torino Dal 1999 al 2020 è stato Direttore delle Relazioni Esterne e Capo Ufficio Stampa dell'ASL Città di Torino. Autore di saggi, articoli e ricerche, ha pubblicato numerosi volumi e opuscoli dedicati alla comunicazione culturale - turistica del territorio. È docente in corsi e seminari sui problemi della comunicazione e informazione presso le società di formazione pubbliche e private . Professore a contratto di Comunicazione Pubblica presso l'Università di Torino e Università Cattolica. embro del Direttivo del Club di Comunicazione d'Impresa dell’Unione Industriale di Torino, dal 2005 al 2008 è stato Vice Presidente. Presidente del Comitato scientifico di OCIP Confindustria Piemonte Membro del Comitato Promotore dell' Associazione PA Social, È stato Segretario Generale Nazionale dell'Associazione Comunicazione Pubblica e Istituzionale dal 2013 al 2020.