Paola Claudia Scioli
In Italia c’è ancora chi ha la fortuna di vivere in un castello di famiglia, e ama condividere questa fortuna con il pubblico aprendo le porte di casa propria – o almeno una parte di esse – ai visitatori. Naturalmente, questo è un modo per far vivere una giornata magica a chiunque, ma è anche un ottimo compromesso per mantenere alta l’attenzione sulla necessità di salvaguardare il nostro patrimonio architettonico e per raccogliere almeno una parte delle risorse che servono ai continui e costosissimi restauri. Significativo è il racconto che Gabriella Williams di Strassoldo, custode temporanea e proprietaria del castello di Sopra(Udine), fa della storia della sua famiglia, che negli ultimi due secoli ha fatto molta fatica a tenere in piedi il complesso architettonico.
Ed è per questo che Gabriella e sua madre Elisabetta, come molte famiglie proprietarie di castelli e antichi manieri, dei quali è pieno il nostro territorio, si sono ingegnate per inventare manifestazioni e occasioni per attirare visitatori. Come in Piemonte e Valle d’Aosta, anche in Friuli Venezia Giulia – altra zona di confine – nei secoli passati sono state costruite molte torri e roccaforti, baluardi a difesa dalle invasioni barbariche trasformati, col tempo e con il diminuire delle esigenze difensive, in splendidi castelli e piacevoli residenze circondate da parchi secolari e giardini lussuosi. Uno di questi è il Castello di Strassoldo di Sopra che, con il Castello di Strassoldo di Sotto, costituiscono il cuore dell’incantevole borgo omonimo di origine medievale nella bassa provincia di Udine, delimitato da rogge e corsi d’acqua, torri, mura. Qui, superata la fase critica dell’emergenza sanitaria e adeguate le strutture al rispetto delle normative di sicurezza, si torna ad accogliere i visitatori con un evento specifico in ottobre e le visite guidate su prenotazione.
Avvicinandosi ai Castelli la prima caratteristica che emerge è l’aspetto inequivocabile di residenze fortificate rurali, che sorgevano completamente immerse nella natura del territorio circostante, ma fungevano da luogo di rifugio nel caso di attacchi e scorribande. Dentro le loro mura, infatti erano completamente autosufficienti. I due castelli sono da sempre di proprietà della famiglia Graffemberg, che tutt’ora li abita. La loro origine, secondo antiche pergamene, risale all’epoca ottoniana-longobarda quando nel sito in cui si trovano ora esisteva un castello “dalle due torri”. Il maniero originario fu probabilmente costruito dalla famiglia germanica intorno al 1035 lungo Strada Julia Augusta, che portava da Aquileia al Norico (Germania meridionale), con i ruderi dell’antica colonia romana distrutta da Attila nel 436.
Il nome Strassoldo (da Strasse) sembra rivelare proprio queste origini. Tra l’altro questa famiglia è una delle prime famiglie di feudatari liberi stanziati in Friuli prima della formalizzazione del potere temporale del Patriarca di Aquileia, il che le garantì la possibilità di mantenere tutti i possedimenti. Teatro di molteplici fatti d’arme, a lungo contesi per la loro posizione strategica, i castelli furono ripetutamente danneggiati e ricostruiti. Nel 1381 furono investiti dalle milizie del Patriarca Filippo d’Alencon, nel 1499 furono sfiorati dalle scorrerie turche, per resistere alle quali furono ulteriormente muniti di mura e torri nel 1500. In seguito, furono rovinati dalle armate imperiali nel 1509, quando vennero assaliti dalle truppe appartenenti alla lega di Cambray, stretta tra imperiali e papato contro la repubblica di Venezia. Dopo un secolo, a seguito della fondazione della città fortificata di Palmanova (la Città Stellata, il cui atto costitutivo fu firmato proprio nella cancelleria del Castello di Sopra nel 1593), la struttura dei castelli subì importanti restauri, configurandosi nella forma attuale: due residenze signorili raccolte attorno alle chiesette di San Nicolò (dove convolarono a nozze il Feldmaresciallo Radetsky e Francesca Romana Strassoldo) e di San Marco, ricche di ricordi e immerse nella pace di parchi secolari, lambiti da due fiumi di risorgiva.
All’area del Castello di Sotto, ora abitazione privata non visitabile internamente (un vero peccato!), si accede attraverso una pusterla, una piccola porta di servizio nascosta tra le mura, superata la quale ci si trova nel cortile interno dove si affacciano alcuni rustici e la chiesetta di San Marco, probabilmente costruita adattando una torre scudata. Oltre il cortile interno, si estende il “borgo nuovo” fino alla porta Cisis, sorto probabilmente nel XIII secolo. L’immenso parco, del quale fa parte anche la Riserva Naturale “Il Natoc” che si estende su una superficie complessiva di 46 ettari, è uno dei più interessanti in Friuli, sia per il suo ottimo stato di conservazione, sia perché costituisce l’inizio, nella zona, della diffusione del giardino paesaggistico. Senza dimenticare che dal 2009 è ritornata ad essere una zona di ripopolamento faunistico dove si incontrano caprioli stanziali, aironi cenerini e bianchi, garzetti, vari palmipedi, scoiattoli, lepri, rapaci e molti altri animali. Attorno a un antichissimo torrione, abbassato nell’800, ma ancora alto 12 metri, si sviluppa invece il Castello di Sopra, aperto al pubblico, al quale si accede attraverso l’antica porta Cistigna e il borgo vecchio dove si trovano strutture con funzione agricola e amministrativa: la pileria del riso, la cancelleria, la vicinia (un tempo sede amministrativa e giudiziaria del complesso), le case degli armigeri, le scuderie, i granai e la casa degli artigiani. Al centro la chiesa di san Nicolò, antica cappella castellana ampliata nel ‘700 con interessanti esempi d’arte locale. All’interno del palazzo tutti gli ambienti sono ricchi di memorie familiari, che testimoniano la continuità della vita quotidiana, che non si è mai interrotta.
E così al pianoterra si può visitare la tradizionale cucina friulana, con pavimento a scacchi, forno per il pane, affumicatoio e seglar (acquaio in friulano) di pietra. A fianco, la sala d’ingresso che, da una parte, porta a una vasta terrazza che si affaccia sul giardino e, dall’altra, al salottino del viceré con un grande caminetto. Più avanti la sala della guardia e la cantina ricavata nella parte inferiore della torre. Al piano nobile, al quale si accede salendo un solenne scalone in pietra, ci sono il Salone degli Imperatori, chiamato così per le tele con ritratti di imperatori romani che abbelliscono le pareti e, a fianco, la Sala dello Stemma con affresco dello stemma di famiglia e un grande albero genealogico, la Sala della Stufa con preziosa stufa di maiolica e, infine, la Sala del Governatore. Arredati elegantemente e riscaldati tramite camini e antiche stufe, gli ambienti sono decisamente suggestivi, con preziosi pavimenti e soffitti lignei e pareti, in parte affrescate, impreziosite da antiche tele e cimeli di famiglia. Tutto intorno si sviluppano i giardini settecenteschi, caratterizzati dalla presenza di una grande orangérie tardo barocca, circondata da possenti colonne del XVIII secolo, addolcite dalla presenza di rose antiche e inglesi.
All’esterno attira l’attenzione un’imponente Magnolia grandiflora piantata a metà del parco più di 300 anni fa, oltre la quale si possono riconoscere numerose piante di aceri campestri, tigli, ippocastani e tassi. Sono settecenteschi anche i carpini bianchi, mentre di più recente collocazione sono le palme cresciute vicino all’uscita formando una specie di edicola arborea e le decine di salici piantati attorno alle acque di risorgiva. Oltre il viale di accesso antistante il palazzo, il parco prosegue con una distesa erbosa delimitata da una quinta di piante e interrotta nel mezzo da una fontana circolare interrata di origine seicentesca. È proprio questa parte, all’aperto, ad essere spesso utilizzata per gli eventi pubblici, volti a far vivere una giornata speciale ai visitatori tra natura, storia, antiche architetture, artigianato e prodotti enogastronomici locali.
Il prossimo appuntamento è “Magici intrecci autunnali” dal 16 al 18 ottobre 2020
Info su: www.castellodistrassoldo.it