Carola Vai
“Fenomeno ineguagliabile”. E’ una delle definizioni attribuite al campionissimo Jannik Sinner, primo italiano a vincere le Atp Finals ed entrare, a 23 anni, tra le leggende dell’Olimpo mondiale del tennis. Un successo anche per Torino. La città, infatti, attraverso il torneo mondiale giocato all’Inalpi Arena, e l’attrazione esercitata da Jannik, ha ottenuto un boom internazionale di immagine, ed un conseguente guadagno economico, turistico e commerciale.
Descrivere Jannik Sinner, ormai idolo di milioni di tifosi di ogni età, e personaggio delle televisioni e dei giornali di tutti i continenti, non è facile. La “chioma color carota” ha attratto l’attenzione non solo di esperti del tennis e di sociologici del comportamento sportivo giovanile, ma pure di studiosi di vari comparti umani. Sinner è per il tennis quello che fu il prodigioso Mozart per la musica, il celebre Raffaello per la pittura del Rinascimento, lo scrittore statunitense Edgar Allan Poe per il racconto poliziesco: un genio imprevedibile, e per certi versi incomprensibile.
Seguire in presenza, e non in televisione, le sfide sul campo di Sinner con gli altri migliori tennisti al mondo, e trattandosi delle Nitto Atp Finals i sette più grandi campioni al mondo, si è avuta l’impressione di seguire uno spettacolo dell’antica Roma dove i gladiatori si scontravano per la sopravvivenza, mentre intorno a loro il pubblico affamato di divertimento e di sangue osannava o criticava con urla simili a boati. “Il barone rosso” ama la competizione. Fin da bambino, dice chi lo ha conosciuto allora.
E già allora quando perdeva non si lamentava, non cedeva alle emozioni. Come oggi che è alto un metro e 91 centimetri. Solo che oggi quando perde anche un solo colpo si trasforma. Lo sguardo diventa feroce, fa paura. Si muove sul campo con forza, agilità, velocità, concentrazione mentale. Niente lo distrae. Nulla lo spaventa. E si mangia la partita. In un tempo troppo breve, se proprio si vuole muovere un timido rimprovero. Il pubblico vorrebbe che il gioco durasse più a lungo, egoisticamente indifferente al fatto che i due antagonisti in campo hanno messo a dura prova la reciproca resistenza. Certo il tennis non è come il calcio. Il tennis è una sfida: o si perde, o si vince. Da soli. E non c’è molto tempo per pensare al divertimento del pubblico se si vuole dosare la propria resistenza, e vincere. Sinner in questo 2024 è diventato l’idolo del pubblico italiano. E non solo. Tutto gli è perdonato. I giovani, persino i bambini, vorrebbero imitarlo. Gli adulti sono estasiati. La tennis-mania sta contagiando l’Italia, soprattutto quella che ha voglia di successo pur passando attraverso ferree regole e duri sacrifici, come ha dovuto sostenere Sinner per arrivare al podio del mondo. Lui intanto, ad ogni fine partita, sconfitto lo sfidante, si precipita verso la sua panchina a bordo campo, toglie la maglietta fradicia di sudore, arraffa la giacca azzurra dal borsone, la indossa. E si dirige con tre passi a falcata sicura verso il giornalista per l’attesa intervista. Mentre il pubblico applaude e urla. Unica eccezione al tradizionale comportamento è stato quello adottato dopo la vittoria delle Atp Finals contro il bravissimo campione statunitense, Taylor Fritz quando, chiusa la partita, si è lanciato ad abbracciare uno ad uno tutto il suo team, compreso suo padre, tutti in piedi, estasiati, a bordo campo. Poi è tornato nella sua panchina a cambiare la maglia e affrontare le varie interviste.
Sinner, nato a San Candido, il 16 agosto 2001, cresciuto a Sesto Pusteria sull’estremità orientale dell’Alto Adige, in una famiglia di madrelingua tedesca, figlio di Siglinde, cameriera, e Hanspeter, cuoco, impegnati a lavorare nel rifugio Fondovalle in Val Fiscalina per 20 anni, fino al 2022, ha sempre reagito ad ogni vittoria con calma olimpica, il sorriso appena accennato, lo sguardo tra l’emozionato e il gelido. Nessun vanto, poche parole, quasi sempre le stesse: “Sto solo cercando di giocare ogni giorno al cento per cento. Non posso controllare il risultato, posso controllare solo come sto in campo. Il tennis è uno sport molto imprevedibile”. E dopo la vittoria a Torino, mentre i critici lo definivano un “mostro di bravura”, lui sottolineava: “ho ancora margine per migliorare”, con stupore di Adriano Panatta che ascoltandolo ha commentato: “è già un alieno, cosa potrà diventare?”
Diplomato ragioniere, perfezionista, ama controllare ogni istante della sua vita e della sua preparazione professionale. Affezionato al fratello Mark, di tre anni più grande, russo di origine, adottato quando i genitori credevano di non poter avere figli, Sinner è andato a Bordighera a 13 anni per potersi allenare. Ed ha esordito nel tennis professionistico a 14 anni. Da allora ha vinto un gran numero di tornei e coppe fino diventare, nel 2024, il numero uno al mondo, quattro anni dopo aver trasferito la propria residenza anagrafica e fiscale nel Principato di Monaco. Lui che da anni guadagna milioni di euro, lui che pensa solo al tennis, lui che non ha mai avuto una vera gioventù, da un po’ di tempo ha accolto il papà nel suo staff come cuoco. “Cucinare è la sua vita, ed io mi sento felice. Abbiamo passato troppo poco tempo insieme, così proviamo a recuperare”, ha ammesso con voce imperturbabile rispondendo ad un giornalista. Il successo si direbbe per Sinner la logica conseguenza di anni di sacrifici e impegni che comunque anche attualmente affronta con determinazione. Trascurando qualsiasi distrazione, anche femminile. “Avere una fidanzata è qualcosa che ti fa sentire bene o male, ed io voglio che sia qualcosa che si inserisce naturalmente nella mia vita. Non posso permettermi di cambiare come persona o come giocatore”, ha risposto a chi chiedeva lumi su un suo eventuale amore.
Un solo hobby sembra spiccare nel suo carnet: quello per le auto veloci. Per il resto si rivela al mondo come un ragazzo semplice, riservato, persino quasi indifferente anche mentre rilascia autografi e accetta di fare foto con i tifosi ad ogni fine partita conclusa con la vittoria. Match che il grande ex tennista Adriano Panatta ha definito “partite qualche volta non belle perché prive del fascino dell’imprevedibilità”. Non così è stato per la finalissima delle Atp Finals contro lo sfidante Fritz che ha tentato in tutti i modi di mettere in difficoltà l’italiano. Inutilmente. Sinner si è confermato talmente bravo da non avere avversari alla sua altezza. Almeno fino alle Atp Finals 2024 di Torino.