Dario Gedolaro
La protesta degli agricoltori dei principali Paesi Ue (Francia, Germania e Italia, in primis) ha ottenuto ciò che voleva: il ritiro della proposta legislativa europea sull’abbattimento del 50% dei pesticidi entro il 2030, niente quota fissa di riduzione delle emissioni di CO2, deroga sulla messa a riposo del 4% dei terreni coltivati, sospensione dell’accordo commerciale con il Mercosur.
Si inalberano gli ecologisti, ma chi conosce il mondo agricolo sa che la “rivolta dei trattori” non è stato un fulmine a ciel sereno, è il frutto di un malcontento che viene da lontano e che i proclami e le richieste impossibili della Commissione europea hanno fatto esplodere. I dati (fonte Istat) parlano chiaro. Nel 2023 a livello dell’Unione Europea nel comparto agricolo sono calati produzione (-1% in volume), valore aggiunto (-1,7%) e occupazione (-1,5%). Per quanto riguarda l’Italia, nel 2023 si riducono la produzione (-1,4%) e, ancora di più, il valore aggiunto ai prezzi base (-2%); in calo anche le unità di lavoro (-4,9%). E si veniva già da un 2022 molto critico.
Un quadro economico difficile sia per i cambiamenti climatici (con una forte siccità nel 2022 e picchi di caldo record) sia per l’instabilità dei mercati internazionali di materie prime e prodotti energetici, con forti aumenti dei prezzi: nel 2023 sono cresciuti i prezzi delle sementi (+12,9%), dei prodotti fitosanitari (+8,8%) e dei prodotti energetici (+1,6%). Incrementi ancora più pesanti nel 2022. Prendiamo il dato italiano: il prezzo medio dei beni e dei servizi impiegati in agricoltura ha subìto un incremento del 25,3%, che si assommava a un +9% del 2021. Nel 2022 sono cresciuti fortemente soprattutto i costi di fertilizzanti (+63,4%), prodotti energetici (+49,7%), acque irrigue (+39%) e alimenti per animali (+25,1%). Un fenomeno di portata eccezionale e senza precedenti negli ultimi decenni. Ad aggravare la situazione c’è l’esplosione di malattie delle piante praticamente incurabili, come la xilella, che ha già seccato migliaia di ulivi, e la flavescenza dorata che distrugge i vigneti.
Nella stragrande maggioranza dei casi gli agricoltori si sono visti erodere del tutto o in buona parte il già risicato margine di guadagno. Eppure, passando dal campo alla tavola il costo dei prodotti alimentari è aumentato esponenzialmente. Al contadino vanno dunque solo le briciole e forse nemmeno quelle.
Secondo Coldiretti, i provvedimenti dell’Ue “avrebbero avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale, aprendo di fatto le porte all’importazione da paesi extra Ue, che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori”.A quest’ultimo proposito un solo esempio: in Tunisia i raccoglitori di olive prendono 1 euro al giorno.
E’ in un panorama del genere che le autorità europee hanno messo a punto il programma definito Green Deal per contrastare i cambiamenti climatici e il degrado ambientale. Sul sito della Commissione Europea si legge: “Il Green Deal europeo è un’ancora di salvezza e trasformerà l’UE in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che nel 2050 non siano più generate emissioni di gas a effetto serra e che la crescita economica venga dissociata dall’uso delle risorse”. Insomma “entro il 2050 l’Europa sarà il primo continente a impatto climatico zero”.
Il tono è enfatico, ispirato forse troppo dalle ideologie iper ecologiste. Per quanto riguarda l’agricoltura, la Coldiretti l’ha definito un approccio “irrealistico”, giudizio che probabilmente vale anche per il provvedimento che a partire dal 2035 consentirà la vendita esclusivamente di auto nuove a emissioni zero, con grave danno per l’industria europea (italiana in primis) e grandi vantaggi per quella cinese. Insomma mancano delle road map con tappe raggiungibili e risorse adeguate.
Di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. E allora tornano di attualità le parole di un grande economista e di un saggio politico, Luigi Einaudi: “Come si può deliberare senza conoscere?… Nulla, tuttavia, repugna più della conoscenza a molti, forse a troppi di coloro che sono chiamati a risolvere problemi”. Non per nulla queste considerazioni erano contenute in un saggio intitolato: “Prediche inutili”.