Pier Carlo Sommo
A 40 km da Torino, all’imbocco della Valle di Susa, passando per Avigliana e i suoi due laghi, con una ripida strada si sale sul monte Pirchiriano (alt. 962 metri), dove si può visitare la millenaria abbazia della Sacra di San Michele, che si erge spettacolare su una roccia che determina la Chiusa della Valle di Susa dove il re dei Longobardi Desiderio ed il figlio Adelchi furono sconfitti dai Franchi di Carlo Magno. È collocata in uno scenario altamente suggestivo, nota caratteristica di tutte le chiese d’origine longobarda dedicate in tutt’Europa all’Arcangelo S. Michele.
Sorta come abbazia benedettina, è uno dei più antichi luoghi di culto dedicati all’Arcangelo Michele. La sua storia lunga e affascinante, inizia con l’antica leggenda su San Giovanni Vincenzo che voleva costruire l’Abbazia sul monte Caprasio sul lato opposto della valle. Ma nottetempo gli angeli, per volontà divina, spostarono il materiale da costruzione sul monte Pirchiriano per permettere l‘attuale costruzione. Leggenda a parte, la più antica ipotesi di costruzione conosciuta è quella del 779 a.C. , legata alla più piccola delle tre cappelle della chiesa attuale che Ugo ( o Ugone) di Montboissier, signore penitente di Cuxa, feudo pirenaico, aveva costruito. Attorno a questa furono innalzati in varie epoche altri edifici che ingrandirono la chiesa, che diventò ricca e famosa anche per la sua grande biblioteca. Possedeva terre e 176 chiese in Scozia, Spagna e Italia, ma i suoi potenti abati erano in lite con tutti i vicini. Gli Angeli non furono sufficienti a proteggere la Sagra dalle incursioni delle milizie che battevano la valle, per cui alla fine del XIV secolo, iniziò la decadenza. Nei 1375 l’abate Pietro III fu deposto e scomunicato e i Savoia s’impadronirono dell’abbazia e dei suoi beni fino a quando fu soppressa nel 1622. Gli edifici con l’oblio divennero ruderi e solo nel 1836 vi rientrarono i frati Rosminiani, chiamati da Re Carlo Alberto, che da allora la custodiscono.
All’abbazia si arriva attraverso un breve percorso dal parcheggio a lato della strada provinciale. Lungo il breve tragitto s’incontra una diroccata cappelletta circolare, un tempo conosciuta con l’erronea indicazione di Sepolcro dei Monaci. Recenti studi l’hanno individuata come la riproduzione del tempio di Gerusalemme. L’attuale spettacolare insieme edilizio, visibile da grande distanza, è il risultato delle diverse sistemazioni successive. Dell’edificio iniziale non ne rimane che un terzo. I restauri attuati dal celebre architetto Alfredo D’Andrade alla fine dell’ 800’ hanno consolidato l’ edificio creando l’attuale immagine, spettacolare ma diversa dall’originaria realtà. La grande foresteria con merlature e finestre bifore, era un tempo l’ospizio dei pellegrini e si trova ai piedi degli edifici ecclesiali. La salita che porta ad essi è emozionante, un grande effetto scenografico è creato dai poderosi contrafforti.
Passato l’ingresso sormontato dalla massiccia facciata (41 metri di altezza), si incontra un affascinante scalone coperto, detto “Scalone dei Morti“, così denominato perché fino al 1936 vi erano esposte le mummie degli abati defunti. Al suo termine si esce su una loggetta passando attraverso il “Portale dello Zodiaco“, un gioiello romanico da osservare con estrema attenzione, incantevole intreccio di segni, figure e capitelli realizzati con sapiente abbinamento di pietre grigie e verdi, opera del Maestro Nicolao, famoso architetto-scultore piacentino. È così denominato perché gli stipiti nella facciata rivolta verso lo scalone sono scolpiti a destra con i dodici segni zodiacali e a sinistra con le costellazioni australi e boreali.
Superato il Portale si incontra una scala in pietra verde, che passa sotto quattro imponenti contrafforti e archi rampanti ultimati nel 1937, progettati dall’architetto Alfredo D’Andrade, per far fronte al dissesto statico della parete sud della chiesa.
La scala conduce al portale d’ingresso della chiesa di San Michele sovrastato da un gocciolatoio che a destra termina con la testa di un monaco incappucciato. Le colonnine con archetti gotici, aggiunte in seguito, sono i resti del portico che proteggeva il portale. In alto a sinistra è inserita una lapide funeraria romana, testimonianza della presenza sul monte di un insediamento romano.
La chiesa di San Michele, iniziata in forme romaniche, è ora d’aspetto gotico. Ha tre navate costruite sulle originarie cappelle che formano la cripta. Di fronte al presbiterio vi è uno spazio a pianta irregolare detto il Coro Vecchio, forse sono i resti della chiesa dell’XI secolo. Sulle pareti anche un trittico di Defendente Ferrari (1520 circa) che raffigura la Madonna con il bambino tra l’Arcangelo Michele e S. Giovanni Vincenzo e pregevoli affreschi di Secondo dal Bosco di Poirino (sec. XVI). Imponenti sarcofagi in pietra contengono le salme di 24 principi di Casa Savoia traslati dal Duomo di Torino nel 1836 su disposizione di Re Carlo Alberto.
Da una porta laterale si accede ad una grande terrazza dove, nelle giornate terse, si può scoprire un panorama straordinario che spazia dalla Valle di Susa fino a Torino, circondata dalle colline, e la pianura piemontese con sullo sfondo l’Appennino Ligure. La visita prosegue scendendo sul lato nord della Sacra, nell’area all’aperto del Monastero Nuovo, imponente struttura costruita tra il XII e il XIV secolo. Oggi del monastero, a causa di sismi, guerre e abbandono, rimangono massicce rovine, dai possenti muraglioni e archi si può dedurre la grandezza e magnificenza della costruzione.
Sul lato sud di quest’area si trova la Torre della bell’Alda, così detta dalla più conosciuta leggenda che riguarda la Sacra. Si narra che durante una delle tante invasioni della valle una bellissima fanciulla di nome Alda, inseguita da un gruppo di soldati, piuttosto di venir oltraggiata, preferì la morte gettandosi nel burrone dopo essersi affidata alla Madonna. La giovinetta nel volo venne sorretta da due angeli che la posarono indenne a terra. La fanciulla raccontò a tutti del miracolo, tuttavia nessuno le credette. Volendo dimostrare la verità di quanto affermava, si gettò nuovamente dalla torre, ma questa volta nessun angelo accorse, e così morì a causa della sua presunzione. In ricordo della vicenda sulla mulattiera che porta alla Sacra vi è una croce in memoria.
La Sacra di San Michele, per la sua leggendaria immagine spettacolare e la sua lunga storia ha ispirato lo scrittore piemontese Umberto Eco per il suo celebre romanzo “Il nome della rosa”, ambientato nel 1327 in un monastero benedettino dell’Italia settentrionale. Nel racconto è l’abbazia di cui “è pietoso e saggio tacere anche il nome”. Dal romanzo è stato tratto il film omonimo interpretato da Sean Connery.
Per concludere, rimanendo ancora nel leggendario, alla Sacra di San Michele sarebbe legato il mistero della cosiddetta linea magica di San Michele. La teoria ipotizza una linea energetica che unisce tre abbazie dedicate all’Arcangelo Michele: Mont Saint Michel, situato in Normandia, la Sacra di San Michele e il Monte Sant’Angelo in Puglia. Questi luoghi consacrati a San Michele si trovano a 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, allineati lungo una linea retta la quale, prolungata in linea d’aria, passa sopra Gerusalemme da una parte, e sopra St Michael’s Mount, in Cornovaglia e poi continua fino ad arrivare all’isola di Skellig Michael in Irlanda. Per i credenti nella magia bianca ponendosi in un punto energetico situato su una piastrella del pavimento della chiesa, si potrebbe percepire l’energia della linea magica di San Michele.
Abbandonando fantasie e leggende, nella realtà percorrendo il Piemonte non può mancare la visita alla Sacra, uno dei monumenti più belli della regione, tanto che per il suo valore storico e monumentale nel 1994 è stata designata come monumento simbolo della Regione Piemonte.
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ORARI
La Sacra è aperta tutti i giorni con i seguenti orari:
Lunedì – Domenica 9.30 – 16.30
La Domenica dalle 11.30 alle 13.00 ingresso consentito solo per S. Messa.
Il biglietto acquistabile in loco
Per informazioni
https://sacradisanmichele.com/it/