Carola Vai
Sorriso dolce, movenze eleganti e tranquille. Se non fosse per lo sguardo che tradisce una determinazione ben radicata, Silvia Grassi Damiani, vicepresidente del Gruppo Damiani e responsabile dell’immagine e della comunicazione del brand, potrebbe apparire un’affascinante signora persino intimidita dal flash dei fotografi e da chi la osserva mentre ritira il “Premio Award Eccellenze Donna Fidapa 2019” organizzato dalla sezione Fidapa B.P.W. di Alessandria, presieduta da Paola Bonzano. Un riconoscimento assegnato pure ad altre 4 donne alessandrine eccellenti: Beatrice Arnera, attrice 23enne; Brunella Bolloli, giornalista al quotidiano Libero; Valeria Cagnina, 19enne famosa nel settore della robotica; Alla Kouchnerova Palenzona, impegnata nel sociale sanitario; e uno speciale riconoscimento a Marta Menditto, atleta triathlon 19enne della società Frecce Bianche.
Silvia Grassi Damiani alla battuta “tante donne sognano un gioiello Damiani” accenna un sorriso soddisfatto, ma privo della pur minima arroganza. “Come i miei fratelli Guido e Giorgio sono cresciuta in mezzo ai gioielli senza mai vederli come un lusso, bensì come un lavoro. Solo da adulta ne ho capito l’importanza economica e sentimentale. E sono rimasta impressionata”, osserva. “Oggi posso dire che un gioiello ha molti significati, non è solo un investimento finanziario o l’espressione di uno status di appartenenza sociale. Spesso sottolinea un momento particolare della vita di una persona, segna una data unica o un evento irrepetibile”.
Dell’infanzia questa donna sensibile alla valorizzazione del ruolo femminile nel lavoro e nella società ricorda quando al ritorno dalla scuola, finiti i compiti, faceva “le cartine”, ossia i contenitori per i diamanti sciolti, ma pure quando provava i gioielli della mamma fingendo di essere grande. Silvia Grassi Damiani, nata nel 1966 a Valenza (Alessandria) cuore della gioielleria famoso in tutti i continenti, come i fratelli Guido nato nel 1968 e oggi presidente del Gruppo, e Giorgio classe 1971, anche lui vicepresidente, ha seguito corsi di gemmologia diventando, a 19 anni, il braccio destro del padre, Damiano, deceduto in un incidente stradale nel 1996, quando l’azienda già contava 200 dipendenti e lui aveva 62 anni. L’impresa, passata definitivamente nelle mani della moglie Gabriella, oggi presidente onoraria, e dei tre figli, ha proseguito la corsa verso una crescita che attualmente conta circa 600 dipendenti, il 70% donne. Un risultato forse sognato dal capostipite Enrico Damiani che nel 1924 fondò l’azienda a Valenza diventando presto, grazie alla sua abilità di orafo, il gioielliere delle più importanti famiglie dell’epoca desiderose di possedere pezzi unici e originali. A fare la differenza per uscire dai confini locali sono stati i genitori di Silvia. Insieme, la coppia ha cominciato un processo di potenziamento industriale e di espansione commerciale fin dagli anni Sessanta quando l’Italia, come gran parte dei Paesi europei, viveva un periodo di forte ripresa economica. Poi i due gioiellieri-orafi si sono tuffati nella ricerca del design e nell’innovazione tecnica, penetrando con forza nel mercato, ma anche introducendo l’idea innovativa per l’epoca di garantire il prezzo ai clienti e creare il catalogo di tutte le collezioni. Negli anni Damiani ha acquisito una serie di famosi e storici marchi specializzati in gioielleria: le milanesi Salvini e Calderoni, la torinese Rocca creata nel 1794, e pure Bliss, famosa per creazioni in acciaio fashion per giovani.
“Mamma e papà ci hanno trasmesso passione, coraggio e attitudine al rischio per trasformare un mestiere artigiano in un’attività imprenditoriale”, dice Silvia. Così il Gruppo Damiani, unico al mondo finora ad aver ottenuto 18 “Diamonds International Awards”, l’oscar mondiale della gioielleria, è sbarcato alla Borsa di Milano da dove però è uscito nel gennaio scorso, dopo 11 anni, ed ha aperto decine di punti vendita nel mondo, oltre una serie di punti in francising. Inoltre, nel 2016, ha avviato un progetto di diversificazione acquisendo il controllo della manifattura Venini, la più famosa vetreria artistica del mondo, nata nel 1921 a Venezia, diventata sinonimo del made in Italy nelle lavorazioni artistiche del vetro. “Il mastro orafo come il mastro vetraio rappresenta una tradizione e un savoir faire unici”, ripete Silvia Grassi Damiani convinta che “la cultura del fatto a mano sia tra le più importanti chiavi di lettura del lusso” perché racchiude “l’identità di un luogo, il senso di un’epoca. E’ un oggetto che ha molto da raccontare”. Proprio per trasmettere e promuovere il valore dell’alto artigianato la “signora dei gioielli” insieme ai suoi due fratelli ha avviato la Damiani Academy anche perché “per avvicinare i ragazzi a qualsiasi attività bisogna trasmettere passione”, come fecero suo padre e sua madre con lei e i suoi due fratelli nella villa di Valenza dove abitavano al terzo piano conducendo un’esistenza “casa-bottega”.
“Molta parte del nostro fatturato proviene da vendite fatte in Italia. Tuttavia stiamo ottenendo notevoli soddisfazioni dai mercati del Giappone, della Corea, della Russia, della Cina. In crescita pure le vendite nei Paesi arabi, meno nel continente americano”, conclude Silvia Grassi Damiani.